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‘Ndrangheta: certificati falsi per boss e familiari finti ammalati. Nuove indagini e relativi mandati

'Ndrangheta: certificati falsi per boss e familiari finti ammalati. Nuove indagini e relativi mandati Giuseppe Pelle, uomo di punta delle  ‘ndrine di San Luca era stato definito pazzo e depresso e dunque non adatto alla permanenza in penitenziario. A fare i certificati erano medici che a quanto pare fornivano certificazioni false. Dal Corriere della Sera si apprende ch” La “depressione maggiore” era recitata ad arte e guarda caso si manifestava sempre quando di turno al 118 di Locri c’era il medico Francesco Moro, sempre pronto ad assecondare le richieste del boss. C’era però una complicità in rete che garantiva a Giuseppe Pelle la possibilità di evitare il carcere. Era composta da un altro medico Guglielmo Quartucci, responsabile della clinica Villa degli Oleandri, di Mendicino, in provincia di Cosenza, e da un avvocato Francesco Cornicello del foro di Cosenza. I tre assieme alla moglie del boss Marianna Barbaro, al figlio Antonio Pelle sono stati arrestati venerdì mattina dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria.”


Ovviamente un nuovo provvedimento di restrizione ha raggiunto il Pelle presso il carcere di Opera. Solo grazie alle numerose intercettazioni messe in pratica dai Ros si è potuto proseguire le indagini sino ad arrivare ad udire in intercettazione il dialgo tra  il medico del 118 Francesco Moro  che come riporta il Corriere della Sera, dava a Pelle le indicazioni su come comportarsi e su come rendere verosimile il malore, dovuto a uno stato d’ansia. Nel 2008, poi, il dottor Guglielmo Quartuccio si era prodigato per il boss favorendo un suo ricovero alla clinica degli Olendri. Sono stati sufficienti pochi giorni di degenza per diagnosticare a Giuseppe Pelle una “sindrome depressiva maggiore con tratti psicotici”. Il dottor Quartuccio ha ammesso di aver attestato false patologie perché sapeva dell’appartenenza alla ‘ndrangheta di Pelle. “ “… mi hanno mandato da Reggio Calabria, Pelle!… il secondo giorno venivo ammazzato se non avessi fatto quello che loro mi dicevano… “ Un contributo all’indagine l’ha dato anche il pentito Samuele Lovato, un tempo killer dei Forastefano, il clan degli zingari che opera nell’Alto Cosentino. Il collaboratore ha spiegato i meccanismi dei ricoveri fasulli a Villa Oleandri di soggetti affiliati alla ‘ndrangheta.

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