Economia

Scatti per docenti? La Cisl chiarisce

Pensioni scuola: la Camera vota l'ordine del giorno sui requisiti entro il 31 agostoNon poteva essere altrimenti,la nota dell’Anief ha prodotto l’immediata reazione della Cisl. Su Orizzonte Scuola si legge la risposta della Cisl che per completezza di informazione riportiamo completamente.

Il decreto n. 3 del 14 gennaio 2011, che definisce le modalità da noi concordate per il recupero degli scatti, all’art. 2 testualmente recita: “La somma di 320 milioni è destinata al recupero dell’utilità dell’anno 2010 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali e dei relativi incrementi economici del personale docente, educativo ed ATA”.

Come si possa definire tutto questo un “gettone” da percepire una tantum è davvero arduo comprenderlo.

Eppure lo si fa, e si invoca come prova il fatto che a gennaio 2011 le scadenze riportate sui cedolini siano state prorogate di due anni.

Due anni, ed in effetti questo è vero. Ma come mai due, e non tre, setanti erano gli anni “sterilizzati” ai fini delle progressioni?


Ci aiutiamo con un esempio: chi prevedeva la maturazione del successivo scatto allo scadere del 31.12.2012, avrebbe dovuto vedersela spostare al 31.12.2015. Invece trova scritto 31.12.2014. Perché? Perché nel
frattempo i tre anni di “buco” si sono ridotti a due, essendo stata data piena validità all’anno 2010 (il primo dei tre in questione).

Questo infatti è avvenuto dando esecuzione al Decreto Interministeriale del 14/1/2011, che recepiva le nostre intese: lo dice esplicitamente il già citato articolo 2. L’articolo 4, poi, indica la via da seguire per recuperare, analogamente a quanto fatto per il 2010, anche gli scatti degli anni successivi.

Poiché la nota di cui stiamo parlando si avventura incautamente sul terreno previdenziale, arrivando addirittura a sostenere che gli anni 2010 e seguenti non sarebbero validi ai fini della maturazione dell’anzianità di servizio, diciamo anzitutto che si tratta di una colossale corbelleria. Aggiungiamo poi che, proprio considerando la prospettiva della possibile acquisizione di una nuova posizione stipendiale, l’Amministrazione ha concesso, lo scorso anno, di rimanere in servizio a chi avrebbe invece dovuto essere collocato in pensione d’ufficio per aver raggiunto il massimo di contribuzione (40 anni).

Ci viene a questo punto il dubbio che l’autore della nota abbia messo insieme cose diverse, mescolando incautamente le scarse informazioni di cui dispone, ingarbugliando così le sue idee e tentando di fare altrettanto con quelle altrui.

Altrettanto singolare il vaneggiamento sull’intesa del 4 febbraio 2011, presentata come avallo alla meritocrazia brunettiana quando è proprio quell’intesa ad aver impedito di dare fin qui applicazione alla contestatissima “meritocrazia delle fasce”.


Riepilogando: con la nostra azione e le nostre intese abbiamo recuperato gli scatti maturati nel 2010 e posto le premesse per recuperare quelli maturati nel 2011e nel 2012.

Lo abbiamo fatto esercitando il nostro mestiere, quello di sindacalisti, cercando di risolvere attraverso un accordo il problema che avevamo di fronte.

La via di una modifica legislativa, oltre a non rientrare nelle nostre disponibilità, si è rivelata allora impraticabile, né ci risulta che lo sia diventata oggi, con una diversa maggioranza e un nuovo governo. Non ci risulta, peraltro, che proposte o emendamenti orientati in tal senso siano circolati, in questi ultimi tempi, nelle aule parlamentari. Saremmo ovviamente lieti se chi può farlo provvedesse a intervenire sul piano legislativo per ridarci quello
che la manovra del 2010 ci ha tolto: nel frattempo insistiamo nel rivendicare il rispetto e l’applicazione puntuale delle nostre intese, che hanno già rivelato nei fatti la loro efficacia.

E poi ci sono i professionisti del contenzioso, convinti che gli scatti non possano essere bloccati, “come gli articoli 36 e 39 della Costituzione prescrivono”. Testuale. A questi Campioni del Diritto i lavoratori dovrebbero consegnare i propri destini, aderendo – ma guarda un po! – ad un apposito ricorso. Splendido esempio di gratuita dedizione al mondo del lavoro e alle sue cause.

Per finire: è davvero sconsolante la prospettiva di doverci tra poco misurare con una così competente e nobile concorrenza elettorale. Con una sigla che, per quanto ci si sforzi, è davvero difficile definire sindacale, e che si distingue da tutte – ma proprio tutte – le altre per essere l’unica che non si limita a chiedere voti per sé, ma che esplicitamente invita al non voto per le organizzazioni a lei sgradite. Non la possiamo nemmeno definire una caduta di stile, possibile solo per chi ne possiede uno decente.”


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