Sclerosi Multipla: una revisione sugli ecocolordoppler per il Metodo Zamboni
E’ stata pubblicata sul sito della prestigiosa rivista Phlebology una revisione intitolata “Ecocolordoppler extracranico e transcranico nella diagnosi dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale” da parte di un team di neurologi olandesi.
Secondo gli autori una nuova malattia delle vene, l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), è stata proposta nei pazienti con sclerosi multipla (SM). Si tratta di una condizione vascolare caratterizzata da un alterato drenaggio venoso cerebro-spinale a causa di ostruzioni nelle principali vie di deflusso cerebrovenoso extracranico (vale a dire le vene giugulari interne e/o la vena azygos). Nella revisione sono stati discussi gli studi con ecocolordoppler (ECD) che hanno valutato la prevalenza di CCSVI nella SM. Gli aspetti tecnici di determinazione dei cinque criteri CCSVI sono stati descritti dettagliatamente: (1) reflusso nelle vene giugulari e/o vertebrali in posizione supina e seduta, (2) reflusso nelle vene cerebrali profonde, (3) stenosi prossimale della vena giugulare ad alta risoluzione B-mode, (4) flusso non rilevabile nelle vene giugulari e/o vertebrali e (5) il controllo posturale della vie principali di deflusso cerebrovenoso viene descritto nel dettaglio.
Gli autori hanno concluso che finora non ci sono molti studi (con risultati contraddittori) con una solida base scientifica per sostenere la prova di un rapporto causale della CCSVI con la SM. Recenti studi hanno messo in discussione la validità dell’utilizzo dell’ECD come esame corretto ed affidabile per la diagnosi della CCSVI. Una spiegazione per la varietà di interpretazione dei singoli criteri CCSVI con percentuali molto differenti di CCSVI, potrebbe essere dovuta ai diversi metodi di utilizzo dell’ECD per determinare i vari criteri.
Questa revisione potrebbe indirettamente spiegare i primi risultati dello studio “Cosmo” che l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) ha annunciato nell’ottobre scorso dichiarando che ad oggi sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati.
Va infatti ricordato che già nel 2010, prima della partenza dello studio Cosmo di Aism, il prof. Zamboni dell’Università di Ferrara, il chirurgo vascolare che ha scoperto la CCSVI nel 2007, si era dimesso dal Comitato Scientifico dichiarando alla stampa che il protocollo Aism rischiava di non riuscire a dimostrare nulla a causa di alcuni difetti di procedura.
Il rischio che l’Aism abbia buttato al vento 1,4 milioni di euro purtroppo sembra molto concreto.
Fonte: http://phleb.rsmjournals.com/content/27/suppl_1/107.abstract
Ringrazio infinitamente questo giornale.
Finalmente qualcuno che dice la verità e come stanno le cose….
ritengo lo studio aism mal gestito e penso che servirà a ben poco…se non a loro per gettare fango su una grande scoperta. Avendo anticipato il dato del 10% hanno invalidato la segretezza che uno studio deve avere.
cordialità.