Italia

Strage di Alcamo Marina. Proscioglimento per Giuseppe Gulotta? Un mistero tra eversione, terrorismo, Gladio e torture

Una svolta inaspettata, è in corso in queste ore il  processo di revisione a carico di Giuseppe Gulotta, condannato all’ergastolo per la strage nella casermetta di Alcamo Marina del 26 gennaio 1976, in cui furono trucidati i carabinieri Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo – il proscioglimento dell’ergastolano: “Gulotta non c’entra nulla; abbiamo il dovere di proscioglierlo da ogni accusa e restituirgli la dignità che la giustizia gli ha indebitamente tolto”.

Ad accusare Gulotta della strage è Giuseppe Vesco, considerato il capo della banda, suicidatosi in circostanze misteriose nelle carceri di “San Giuliano” a Trapani, nel l’ottobre del 1976 (era stato arrestato a febbraio).

L’avvocato Baldassare Lauria, uno dei difensori di Gulotta, ritiene le conclusioni del Pg “di straordinaria importanza per ristabilire la verità su uno dei misteri d’Italia” ed attende “fiducioso”, l’esito della sentenza. Altri due imputati – Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, rifigiatisi in Brasile, hanno chiesto la revisione del processo.


Tanti i misteri che si sono dietro questa vicenda. Pochi sono quelli che ricordano la vicenda certo è che probabilmente si tratta di uno dei tanti misteri italiani dove mafia, servizi deviati e quanto altro sono stranamente intrecciati.

Nella strage di Marina di Alcamo vengono uccisi due carabinieri, il diciannovenne Carmine Apuzzo e l’appuntato Salvatore Falcetta, la strage avviene nella  casermetta della stazione dei CC della località turistica. Quella notte pioveva in modo particolare, e,  qualcuno con l’ausilio di una  fiamma ossidrica, forza la porta e i due militi di guardia vengono  crivellati di colpi mentre dormivano.

C’è qualcosa di strano però, solo la  polizia, di scorta al segretario del MSI Giorgio Almirante, che stava passando sulla statale alle sette del mattino dopo, si  è accorto della strage e ha dato  l’allarme. La prima pista seguita è quella del terrorismo rosso, ovviamente, qualcuno nel contempo aveva anche rivendicato il gesto, ma le Brigate Rosse poi hanno dichiarato la loro estraneità dei fatti. Poi la pista si sposta e si segue quella della mafia.  Infatti l’anno prima nella frazione marinara erano stati uccisi, a un mese di distanza l’uno dall’altro, l’assessore ai lavori pubblici di Alcamo, ed ex sindaco DC, Francesco Paolo Guarrasi e il consigliere comunale Antonio Piscitello. Le indagini iniziali sulla strage  vengono condotte dall’allora capitano dei Carabinieri Giuseppe Russo, poi ucciso dalla mafia.


Alla fine vengono  condannati tre giovani alcamesi, Giuseppe Gulotta, Gaetano Santangelo (arrestato solo nel 1995) Vincenzo Ferrantelli, e un carrozziere di Partinico, Giuseppe Vesco, che confessa la strage; Vesco poi  trovato misteriosamente impiccato in carcere pochi mesi dopo, ma la sua morte non può essere un suicidio perchè a Vesco mancava la mano destra! E’ stato un carabiniere, un ex brigadiere a fare qualche anno fa delle dichiarazioni differenti. L’ex brigadiere Renato Olino aveva rilasciato una particolare intervista ad un periodico siciliano dove si confermavano le torture, quelle che qualcuno avrebbe inferto a lni di Giuseppe Vesco e agli altri. Così nel 2008  è stata aperta un’altra su quattro carabinieri accusati di sequestro di persona e lesioni gravissime: sono Giuseppe Scibilia, Elio Di Bona, Giovanni Provenzano e Fiorino Pignatella.

Il brigadiere Olino ha dichiarato ai giudici del tribunale di Trapani che quei ragazzi con l’eccidio non c’entravano ma sopratutto ha dato una testimonianza pesante ovvero che  confessioni sono state estorte con violenze terribili. La procura di Trapani poi ha delle intercettazioni telefoniche a carico dei figli di Giovanni Provenzano, uno dei carabinieri che aveva condotto, a suo tempo  indagini sulla strage,nelle telefonate si i parla di particolari rivelatigli dal padre, e sopratutto  emerge come gli stessi militari, per far risultare come non veri i racconti sulle torture, avrebbero cambiato l’arredamento della stanza di una caserma dove gli arrestati furono sottoposti agli interrogatori.Il 22 luglio 2010, dopo 22 anni di detenzione, Gulotta esce dal carcere in libertà vigilata, mentre Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo restano latitanti in Brasile, dove si sono rifugiati anni fa.


La revisione del processo è in corso dal gennaio 2011 dinanzi la Corte di Assise di Reggio Calabria. Un pentito di mafia, Vincenzo Calcara, ha parlato nel corso del processo di Reggio di un ruolo della mafia nella strage, collegandola alla Organizzazione Gladio che, come è noto negli anni 70 aveva delle basi anche nel trapanese.

Il 26 gennaio 2012, poi,  il procuratore generale della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha chiesto il proscioglimento da ogni accusa di Giuseppe Gulotta, in questo momento all’ergastolo.

Sulle torture ha indagato la Procura di Trapani, avvisando dell’ipotesi di reato Elio Di Bona, 81 anni, Giuseppe Scibilia di 70, Giovanni Provenzano di 83, Fiorino Pignatella di 63 anni. Convocati  davanti al Pm Andrea Tarondo gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere,  il reato è prescritto però è prescritto.


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"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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Un commento

  1. I torturatori Scibilia,Provenzano e Pignatella portati davanti al pm si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.Io li avrei fatti rispondere usando gli stessi metodi che hanno usato loro su quei ragazzi innocenti.
    Va veramente vomitare vedere come in questo paese ci siano torturatori xxx e altri loschi individui proprio all’interno delle istituzioni che dovrebbero garantire la libertà e la democrazia.Spero che presto l’Italia introduca il reato di tortura e che quesati personaggi vengano messi in galare per il resto dei lori giorni.

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