Pensioni: FP-CGIL chiede un passo indietro del Governo
Monti rispetti la parola data su obiettive peculiarita’ ed esigenze del personale appartenente alle Forze Armate, ai Corpi di Polizia, al Corpo dei Vigili del Fuoco
Il dilemma pensioni tiene tutti i lavoratori pubblici con il fiato sospeso. La Funzione Pubblica CGIL lancia l’allarma: ”Solo pochi mesi fa il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, nel presentare il cosiddetto ”decreto salva Italia” ai sindacati dei lavoratori della Sicurezza e del Soccorso Pubblico, aveva dato ampie rassicurazioni in merito alla salvaguardia delle specificita’ degli operatori. Dopo un primo segnale di coerenza – l’art. 24 del decreto fa esplicito riferimento alle obiettive peculiarita’ ed esigenze del personale appartenente alle Forze Armate, ai Corpi di Polizia, al Corpo dei Vigili del Fuoco, ma anche dei lavoratori occupati in miniere, cave e torbiere, nonche’ di quelli delle ferrovie dello stato – il Governo sembra fare marcia indietro”.
”In base agli ultimi sviluppi l’esecutivo intenderebbe infatti alzare di tre anni il limite di eta’ per accedere alla pensione di vecchiaia e quello relativo alla pensione anticipata (in questo caso ridurre persino la contribuzione figurativa). Una scelta che, se confermata, troverebbe la contrarieta’ della Fp-Cgil, che chiede un confronto tempestivo al Governo”. A essere a rischio e vedere il proprio quadro pensionistico modificato sono anche i Vigili del Fuoco e, Mario Mozzetta responsabile del Coordinamento Vvf Fp-Cgil a tal riguardo ha dichiara: ”E’ inaccettabile che operatori del soccorso impegnati in un lavoro usurante, come puo’ essere quello dei vigili del fuoco vedano peggiorare il proprio trattamento pensionistico. Quanto poi all’aspetto sindacale, ci sembra francamente insopportabile l’assenza totale di confronto con le rappresentanze dei lavoratori”, di medesimo parere anche Francesco Quinti, Responsabile del comparto Sicurezza della Fp-Cgil, che coordina i lavoratori di Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale che dice:”Modificare i requisiti unilateralmente significherebbe non considerare le condizioni di lavoro che i poliziotti penitenziari, in una condizione di estremo disagio operativo e personale, stanno comunque garantendo alla collettivita’,non avere nessuna consapevolezza circa i rischi su salute e qualita’ dei servizi a cui si esporrebbe il sistema a causa di un ulteriore aumento dell’eta’ media degli operatori”.