Dal Realismo del ’900 al Transrealismo del nuovo Millennio I nuovi realisti del ’900 in Europa e in America
Giovedì 22 Marzo 2012 sarà presentata alle ore 17,00, presso la Sala degli Specchi della Biblioteca Comunale, Piazza Marconi – Frascati, la Monografia “Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo”, curata da Antonio Gasbarrini e Renato Mammucari (Edizioni Angelus Novus – Tra 8 & 9, anno 2011) già presentata alla Camera dei Deputati.
I nuovi realisti del ’900 in Europa e in America
In Inghilterra una categoria di artisti, sostenevano innovative forme del realismo: Francis Bacon con le sue immagini snaturate e straziate, infierisce sull’immagine umana, David Hockney con i suoi particolari ambienti familiari, nature morte, piscine e paesaggi urbani richiama un realismo della memoria dai colori caldi e accesi, Lucian Freud con i suoi ritratti arditi, testimonia la vitalità di un forte pathos realistico. Negli U.S.A., Edward Hopper, caposcuola del Realismo americano è interessato alla composizione figurativa urbana e architettonica dipendente dalla visione del luogo connessa alla sfera affettiva, Ben Shahn, la cui pittura palesa un triste sarcasmo, Philip Pearlstein, rappresenta un esempio per la ricerca di una nuova realtà plastica formale ritraendo corpi pesanti e massicci.
In Italia, fra la prima e la seconda guerra, fu posto il realismo sociale con un carattere di chiara posizione politica, che rappresentò l’esperienza degli artisti quali Guttuso, Treccani, Cassinari, Birolli, Sassu, Migneco, Badodi, Morlotti, Valenti, Vedova, unitosi sotto il nome di “Corrente”. Anche la Germania ha il suo realismo sociale chiamato Nuova Oggettività con gli artisti Geroge Grosz e Otto, Dix che esprimevano il loro dissidio contro la borghesia e il Nazismo. Intanto a Roma nasceva la Scuola Romana di Via Cavour, con Mafai, Scipione, Antonietta Raphael, Mazzacurati, Janni, Emilio Jesi, Mirko Basaldella, Cagli, Melli, Fazzini, Ziveri, Mucchi e la moglie Genni Wiegman. Dagli anni ’60 in poi, si propagano diversi canoni di figurazione, dalla Pop Art all’Iperrealismo in America ed il movimento del Nouveau Rèalisme in Francia, così anche nel nostro Paese come scrive Renato Civello: «In varie regioni d’Italia iniziano a nascere nuove forme di realismo: realismo magico, realismo ideologico, psicologico, esistenziale, visionario; la ricerca prosegue fino ai nostri giorni. Cerchiamo di pensare, facendo alcuni nomi italiani dal dopoguerra in poi, a Fabrizio Clerici, Enrico Baj, Titina Maselli, Carlo Cattaneo, Valerio Adami, Giuseppe Zigaina, Giuliano Vangi, Valerio Trubbiani, Leonardo Cremonini, Alberto Sughi, Ennio Calabria, Renato Manbor, Mario Ceroli, Piero Guccione, Ugo Nespolo, Aldo Mondino».
Il Transrealismo del nuovo Millennio
«“Transrealismo”: la suggestiva definizione è stata evocata e trascritta, con
riferimento alle opere e mostre di Francesco Guadagnuolo, dal critico d’arte Antonio Gasbarrini (nell’introduzione a L’idea di “visionario”. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus, L’Aquila 1995: dove la sigla 3D allude alla visione tridimensionale, mentre RV sta intuibilmente per Realtà Virtuale). Come per tutte le tendenze culturali, si dirà che ciò era inevitabile. Ma c’è una logica a carattere creativo, almeno in questo tipo di fatalità. Auspicabilmente, si tratta di una logica destinata a lasciare un segno positivo nelle nostre sensibilità.
Nato in America – prevedibilmente, negli U.S.A. – nella fertile mente dello scrittore Rudy Rucker, il nuovo “ismo” sta genericamente a indicare il nuovo immaginario o visionario, sia nella letteratura sia nell’arte. In parole povere, rispetto a un punto di vista tradizionale, cambia l’atteggiamento nei confronti della realtà. Ciò, nel momento in cui quest’ultima – grazie alla tecnologia o per colpa di un sociale degrado, secondo i punti di vista – sta mutando al punto che il concetto stesso di realtà, così come finora si presentava alle nostre coscienze, va rivisitato e modificato. Per essere meglio compresa, una tale realtà va trasfigurata.
Di conseguenza gli stessi termini “fantastico”, “immaginario” o “visionario”, assumono una diversa connotazione; i fenomeni connessi, una funzione differente. Lungi dall’essere semplici mezzi di evasione come spesso in passato, paradossalmente essi diventano strumenti possibili di analisi della realtà, là dove il realismo convenzionale risulta ormai un approccio insufficiente o riduttivo e perfino sfalsante. Ben oltre il realismo quindi, ma nient’affatto fuori della realtà – effettiva o “virtuale” che essa sia –, il Transrealismo si accompagna di solito a un interrogativo critico sulla natura della realtà attuale. Ne è, anzi, compenetrato in maniera inscindibile.
Nonostante o piuttosto grazie al loro peculiare carattere visionario, da un lato non si può negare una cura costante nelle opere pittoriche di Guadagnuolo: quella di cercare una chiave di interpretazione e di lettura della realtà circostante, ovviamente filtrata da quella interna dell’artista. D’altro canto, abbiamo un rapporto quasi di simbiosi fra l’arte di Guadagnuolo e la produzione letteraria soprattutto contemporanea, e sovente di collaborazione con gli autori, con particolare riguardo ai poeti. Da non trascurare specialmente al giorno d’oggi, la terza componente è un’attenzione non limitata alla lezione delle avanguardie estetiche, bensì estesa all’influenza delle nuove tecniche – ad esempio, quelle informatiche – sempre più sensibile anche nei campi della pratica artistica o dell’immaginario cinematografico.
Guadagnuolo ha intuito una nuova realtà trasfigurata dai media nell’era globalizzata, un’arte che si attesti nel sociale e nelle dinamiche psicologiche, che sostenga criticamente il progresso. Il ruolo dell’artista, secondo Guadagnuolo, è quello di abbracciare con il suo impegno creativo e civile i valori della solidarietà e della pace (anche per questo, al pittore è stato riconosciuto un ruolo attivo in qualità di artista nell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, al Senato della Repubblica Italiana).
Dipingere un’umanità precaria, dolente e fragile, ricostruendo un universo umano nella ricerca di un’unità di senso attraverso l’incisività del segno, l’energia del colore, l’illimitato uso del collage, nonché l’impiego della fotografia: questo è il procedimento tramite il quale Guadagnuolo indaga una realtà stratificata, diversa rispetto a quella che percepiamo giorno per giorno. Simboli e metafore visive, in cui il frutto della fantasia si fonde col fatto reale in una molteplice compagine di segnali concettuali, relazionati con le diverse discipline: letteratura, filosofia, scienza, diventano per l’artista un teatro di screening.
Anche gli spazi infiniti del macrocosmo e del microcosmo, le dimensioni plurime ipotizzate dalla matematica e dalla fisica assumono valore nelle opere di Francesco Guadagnuolo. Nella mostra “Gli iperspazi e l’energia del segno”, l’artista rende concreti concetti che partono da formule di fisica quantistica, relativistica, di astrofisica e di cosmologia, a principi scientifico-matematici che vanno dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, fino a trasformare gli elementi della realtà in forme e visioni pressoché aniconiche e incorporee. Per tali obiettivi il realismo convenzionale sarebbe risultato evidentemente inidoneo. Il Transrealismo, all’opposto, ne rappresenta il registro linguistico naturale.
«Oggi Guadagnuolo è l’unico esponente italiano transrealista, che io sappia»; è l’autorevole critico Antonio Gasbarrini a introdurre così i lavori di Guadagnuolo esposti in più mostre: “transreali” è la definizione più attinente alle opere di quest’artista autenticamente innovativo. E sarebbe sufficiente indicare la mostra installazione del 1994, intitolata “I luoghi del Corpo” – viaggio nelle patologie della creatività per averne conferma. In quelle tele, la nostra realtà antropica veniva radiografata, alla luce però di un sentimento di umanità e compassione. Uno screening verso il mistero e la comprensione della vita, accompagnata dai versi manoscritti interpretativi del “corpo-organico” da parte di poeti contemporanei italiani e stranieri, inseriti nelle composizioni». (Pino Blasone, Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pagg. 420-421 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011).
Nell’osservare le opere di Guadagnuolo scrive Carlo Fabrizio Carli: «Non meno gremito di allusioni e di rimandi l’intervento su particolari della figurazione aulica, che vengono in questo modo sconvolti e trasfigurati, trasferiti in un contesto completamente “altro”. Arte povera? Concettuale? Magari (seppure in assenza del dato pubblicitario) pop? Nei vari casi, qualche aspetto, qualche circostanza sembra avallare l’accostamento, peraltro subito frustrato da altre riflessioni. Non c’è davvero qui da rinserrarsi nelle formule e nei luoghi comuni». (Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 310 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011).
Nella stessa Monografia ulteriori contributi storico-artistici, di cui citiamo alcuni nomi: Rosario Assunto, Guido Ballo, Palma Bucarelli, Saverio Busiri Vici, Antonio Del Guercio, Federica Di Castro, Antonio Gasbarrini, Renato Mammucari, Giuliano Manacorda, Giorgio Patrizi, Luigi Quattrocchi, Vito Riviello, Vinicio Saviantoni, Mario Scotti, Vittorio Stella, Ferruccio Ulivi, Mario Ursino.
Francesco Guadagnuolo nato a Caltanissetta nel 1956, opera tra Roma, Parigi e New York.
Per informazioni: afelicia@email.it Cell. 3474529685