Italia
Pizzolungo, il ricordo di 3 innocenti
« Mio fratello, una macchia sul muro… »
(Margherita Asta, figlia di Barbara Asta)
«Ci guardavamo attorno e cercavo quell’ altra auto che avevo visto mentre la sorpassavamo. Era sparita, in alto su di una casa una macchia rossa, appena sotto per terra la scarpa di un bambino». (Carlo Palermo)
Era il 2 aprile del 1985, 29 anni fa, quando la mafia colpisce con la dinamite, doveva morir il sostituto procuratore Carlo Palermo, invece muore una donna e i suoi due gemellini. La strage di Pizzolungo accade il 2 aprile del 1985, la mafia uccide 3 persone: Barbara Rizzo ed i suoi figli: i gemelli Giuseppe e Salvatore Asta, coinvolti nell’attentato mafioso in realtà destinato a colpire il giudice Carlo Palermo e gli uomini della sua scorta.
Carlo Palermo da Trapani era stato trasferito a Trento per seguire altre indagini quando il 2 aprile del 1985, intorno alle 8:35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo è posizionata sul ciglio della strada un’autobomba. La dinamite doveva colpire il sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata. E’ una fatalità. Nei pressi dell’autobomba la vettura di Palermo supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni.
L’auto di Barbara si trova al momento dello scoppio tra l’auto di Palermo e l’autobomba, a saltare in aria sono Barbara e i suoi figli. E’ orrore, il corpo dilaniato di Barbara vola in aria e i brandelli dei piccoli gemellini vanno a finire su una palazzina. Immediati i soccorsi, tra di loro vi sono anche Nunzio Asta, marito di Barbara e suo cognato, i due non sospettano niente perchè l’auto è irriconoscibile, solo dopo che Nunzio è tornato a lavoro arriva una telefonata della polizia che chiede la targa dell’auto della moglie, ma Nunzio non pensa immediatamente all’attentato, scoprirà poi da una sua collaboratrice che i suoi figli non sono mai giunti a scuola.
L’auto di Barbara si trova al momento dello scoppio tra l’auto di Palermo e l’autobomba, a saltare in aria sono Barbara e i suoi figli. E’ orrore, il corpo dilaniato di Barbara vola in aria e i brandelli dei piccoli gemellini vanno a finire su una palazzina. Immediati i soccorsi, tra di loro vi sono anche Nunzio Asta, marito di Barbara e suo cognato, i due non sospettano niente perchè l’auto è irriconoscibile, solo dopo che Nunzio è tornato a lavoro arriva una telefonata della polizia che chiede la targa dell’auto della moglie, ma Nunzio non pensa immediatamente all’attentato, scoprirà poi da una sua collaboratrice che i suoi figli non sono mai giunti a scuola.
Intanto la strage di Pizzolungo oltre hai 3 morti innocenti ha procurato il ferimento di 4 agenti di scorta: sulla 132, l’autista Rosario di Maggio e Raffaele Mercurio, rimangono leggermente feriti mentre gli altri due vengono gravemente colpiti dalle schegge, Antonio Ruggirello a un occhio, Salvatore La Porta alla testa e in diverse parti del corpo.
Lunghe indagini portano poi alle condanne di Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia. Ma la sentenza è stata cassata nel ’91 perché gli imputati non avrebbero commesso il fatto. I mandanti dovrebbero essere quelli del braccio armato di Cosa Nostra corleonese ovvero Totò Riina, Vincenzo Virga, e i loro «gregari» Balduccio Di Maggio, Nino Madonia, ma anche Gino Calabrò, condannato solo per la ricettazione dell’ auto rubata usata per la strage e l’alcamese Vincenzo Milazzo, morto ammazzato nell’ estate del ’92, che si scoprirà poi aver avuto contatti con la massoneria e i servizi segreti.
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