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Lercara Friddi: fermato Angelo Romano probabile membro del gruppo che uccide Michele Salvatore Gallina

Un delitto efferato quello per l’omicidio di Michele Salvatore Gallina, un delitto quasi impunito. Michele Salvatore Gallina era scomparo   l’11 aprile del 1988, e viene ritrovato un mese e mezzo dopo nelle campagne di Vallelunga Pratameno, nel Nisseno. Gallina era stato incaprettato e carbonizzato all’interno di una vettura. Una vendetta, mafiosa si diceva ed era così. Lo stile inconfutabile portava la firma di Costa Nostra.Dopo 24 anni viene arrestato con l’accusa  di omicidio Angelo Romano, 57 anni, di Lercara Friddi, in provincia di Palermo.  Dalle indagini sarebbe emerso che Romano faceva parte del commando che aveva ucciso Gallina, il gruppo era composto  da Rosolino Pecoraro e a Girolamo, Leonardo e Vincenzo Lo Cascio. Padre e figli.


L’affare Gallina è intrecciato con dei pentiti. Nino Giuffrè, indicato dalla stampa come il boss di Caccamo si pente e durante le dichiarazioni del pentimento dichiara: “lo hanno usato i Lo Cascio per fare degli omicidi a Lercara… probabilmente un Gallina”.  “Pecoraro e Angelo Romano erano particolarmente legati cu vecchio Lo Cascio… sono avvenuti degli omicidi per conto di Lo Cascio… entrambi sia il Pecoraro che l’Angelo Romano”. Romano e Pecoraro, esecutori del delitto?

Le indagini si riaprono, Gallina sarebbe stato eliminato “perché andava per conto suo, cercava soldi a chi non doveva”.  Lo hanno ucciso loro i mommo… diciamo loro come famiglia”,  ( Girolamo Lo Cascio ndr). Accade però qualcosa,  i Lo Cascio forse sbagliano o forse provocano, fanno trovare il corpo di Gallina nel territorio storico di Piddu Madonia, ovvero nel Vallone nisseno, accade senza che il Madonia fosse avvertito ecco però di seguito anche Enzo e Nardino Lo Cascio sarebbero finiti male, ma condanna di morte venne stabilita anche per Romano, che forse avvertito o forse per caso, abbandona la Sicilia.

Altri due pentiti dichiarano fatti e misfatti intorno alla storia di Gallina, si tratta di Ciro Vara e Salvatore Facella che dopo anni di emigrazione  gli uomini di Cosa Nostra lo definiscono: “Sembrava un bullo romano”.

Il fermo di polizia attuato nei confronti di Romano è stato fatto  perché c’era il rischio che scappasse all’estero.



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