E se l’Etna sprofondasse? Una ricerca dimostra come lentamente il vulcano siciliano potrebbe sparire
Esiste un nuovo ed interessante studio sull’Etna. A studiare il vulcano siciliano è stato uno staff di ricercatori appartenenti all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Marco Neri, alle Università di Bari , Agata Siniscalchi, Simona Tripaldi, Domenico Schiavone, e Roma Tre, Joel Ruch, e all’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del CNR , Marianna Balasco e Gerardo Romano.
A dar notizia dei risultati dello studio è il Journal of Geophysical Research , in un articolo dal titolo: “Flank instability structure of Mt. Etna inferred by a magnetotelluric survey”.
Secondo quello che si legge è stato ricostruito il substrato etneo utilizzando dati magnetotellurici e geoelettrici e facendo un ampio confronto, è così che si è evinto che lo spessore di Crosta coinvolta nelle deformazioni lente (circa 3-4 km) che coinvolgono il fianco sud-orientale del vulcano e le faglie si quelle laterali che quelle profonde dimostrano che il vulcano sta lentamente sprofondando quasi a voler sparire dalla faccia della Terra. Pare proprio che lo sprofondamento della Crosta, fino ad oltre 10 km di profondità, sia ben visibile lungo il margine ionico etneo nel punto in corrispondenza con le cosidette faglie sismogenetiche noto con il nome di “Scarpata di Malta”.