PD: interrogazione sul Poligono di Quirra
Continua a far discutere il casodel Poligono di Quirra, ecco che un gruppo di Parlamentari sardi eletti tra le fila del PD (Pes, Bratti, Calvisi, Marrocu, Melis, Rugghia, Schirru) ha depositato una interrogazione al ministro della Difesa, così come il deputato Caterina Pes specifica nel suo sito interente.
Scrive la Pes ” In virtù di quanto dichiarato durante l’audizione della settimana scorsa del Procuratore di Lanusei Dr Domenico Fiordalisi nella Commissione Parlamentare di inchiesta, ho ritenuto necessario presentare un’ulteriore interrogazione al Ministro della Difesa per sapere che azioni intenda intraprendere in merito al Poligono di Quirra e se non ritenga opportuno riferire in aula su quanto è accaduto, soprattutto relativamente al grosso pericolo di danno ambientale e alla salute umana.
I dati presentati dal Procuratore hanno, infatti, confermato, purtroppo senza troppo stupore per chi segue la vicenda da tempo, il forte impatto sull’ambiente e sulle persone che in quei luoghi vivono.
Il Dr fiordalisi ha ammesso che tra i confini della base isolana si è svolta per anni un’attività diversa da quella dichiarata: uno smaltimento di rifiuti bellici illecito.
Su questo il Governo deve riferire, senza temporeggiare oltre.”
Al Ministro della Difesa
– il poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra inaugurato nel 1956 si trova nella parte sud-orientale della Sardegna tra le province di Cagliari e Ogliastra e svolge le sue attività in due diverse aree: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo;
– il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12.000 ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, dai confini sud orientali dell’abitato di Perdasdefogu arriva sin quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo, distante in linea d’aria circa 20 chilometri;
– il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2.000 ettari e si estende per quasi 5 chilometri lungo il tratto sud orientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista a nord e Capo San Lorenzo a sud;
– nel poligono si svolgono attività per la predisposizione operativa, tecnica e logistica e per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e radiobersagli;
– il poligono è l’unico del genere in Italia e provvede, oltre alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del personale delle forze armate ed alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche, fra cui il Centro italiano ricerche aerospaziali dell’università di Roma e l’Agenzia spaziale europea;
– le attività svolte hanno un forte impatto ambientale sul territorio che, proprio per questo, necessita di periodiche attività di bonifica;
– il poligono e le attività svolte in esso sono da tempo fonte di grande preoccupazione per la popolazione;
– la “commissione parlamentare di inchiesta sull’esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all’uso dell’uranio impoverito” ha audito lo scorso 8 maggio il Procuratore della Repubblica di Lanusei dr Domenico Fiordalisi;
– il Procuratore Fiordalisi ha precisato come prima cosa che nel corso dell’inchiesta intrapresa dalla Procura di Lanusei sul Poligono interforze di Salto di Quirra sono stati rinventui rifiuti militari sia nell’area del Poligono di terra sia nell’area del Poligono a mare, presso Capo San Lorenzo;
– In particolare, per quello che riguarda le aree di attività del Poligono di terra, la zona denominata Cardiga è stata interessata da numerose esercitazioni, mentre nella zona denominata Torri – di settantacinque chilometri quadrati – sono stati effettuati numerosi brillamenti per la distruzione di materiale militare obsoleto, che hanno prodotto nelle aree circostanti un effetto di vera e propria desertificazione;
– Tali brillamenti, ad avviso della Procura, sono stati svolti illecitamente per un periodo compreso tra il 1984 ed il 2008, data nella quale sono cessati;
– Sempre nell’ambito dell’inchiesta, è stata rinvenuta, nella zona di Is Pibiris, una discarica della superficie di circa un ettaro, profonda da tre a cinque metri e piena di relitti militari inquinanti. Questa discarica è collocata nei pressi del fiume Flumendosa e rappresenta una sicura fonte di pericolo per la salute di chi abita a valle;
– Il Procuratore Fiordalisi ha ricordato che nelle vicinanze della zona Torri il Centro sviluppo materiali (CSM), un’azienda privata, ha sottoposto a verifiche alcune tubazioni per il trasporto di gas, anche con esplosioni periodiche che, tra l’altro, hanno avuto l’effetto di interferire con le polveri disperse in relazione all’attività di brillamento, svolta in aree contigue. In particolare, lo spostamento d’aria determinata da esplosioni di notevole violenza può far tornare in risospensione le particelle tossiche depositate a terra e derivanti dal brillamento dei cosiddetti fornelli;
– Per la peculiare conformazione del terreno e per la direzione dei venti, lo spostamento di polveri e particelle tossiche così prodotto può arrivare ad interferire con l’area di Sa Maista, dove è situato il bacino di presa delle sorgenti che alimentano l’acquedotto di Perdasdefogu. Una consulenza tecnica ha ricostruito il possibile percorso, che è stato confermato anche da ulteriori perizie;
– I venti soffiano anche in direzione Ovest, trasportando le polveri verso l’abitato di Escalaplano, da dove le esplosioni realizzate dal CSM erano sentite e le colonne di fumo erano visibili;
– Nel comune di Escalaplano , come ricorda ilProcuratore Fiordalisi, alla fine degli anni Ottanta si è registrato un certo numero di nascite di bambini malformati;
– Secondo l’Agenza regionale per l’ambiente (ARPAS) nelle zone ad alta intensità di attività militare la concentrazione di metalli pesanti è tale da superare tutti i valori soglia previsti dalla normativa vigente;
– i fattori di inquinamento superano i confini del Poligono e si estendono in direzione dei centri abitati e degli allevamenti dei pastori, alcuni dei quali hanno denunciato un aumento dei tumori e la nascita di animali malformati;
– Dal materiale documentario – prosegue il dr Fiordalisi – in possesso della Procura di Lanusei, che in parte è stata mostrata dal Procuratore Fiordalisi alla Commissione, risulta che lo smaltimento illecito di rifiuti militari è stato camuffato con prove tecniche e sperimentazione di esplosivi, come si può desumere anche dagli atti del Comitato di indirizzo territoriale;
– Il materiale fotografico documenta inoltre la notevole quantità degli esplosivi utilizzati e la mancanza di dispositivi individuali di protezione per quanti hanno operato nella zona dei brillamenti: si è infatti sempre lavorato a mani nude o con guanti in pelle, senza tute monouso o mascherine per il filtraggio dell’area, in situazioni dove, in alcuni casi, sono stati fatti brillare due fornelli contemporaneamente;
– Tra le consulenza fornite dall’Aeronautica militare ce n’è una che ha evidneziato come il torio contenuto nel sistema di guida dei missili MILAN si sia nebulizzato durante l’uso, disperdendosi nell’ambiente e sul terreno;
– Il torio è una sostanza radioattiva che emette particelle alfa con una intensità molto superiore rispetto alle emissioni dell’uranio impoverito;
– Esso raggiunge il massimo di tossicità nei venti-venticinque anni successivi alla fabbricazione, per cui armamenti utilizzati negli anni ’80, contenenti tale materiale, potrebbero aver prodotto i danni più gravi negli ultimi anni;
– Il missile MILAN – precisa il dottor Fiordalisi – è stato prodotto da una società europea, la MBDA, partecipata al 25 per cento da Finmeccanica. Sono stati prodotti circa 350 mila esemplari, di cui oltre 1000 sono stati utilizzati nel Poligono di Salto di Quirra dal 1986 al 2000. Successivamente, tale armamento è stato ritirato e dismesso, in quanto l’amministrazione della difesa francese aveva segnalato la presenza del torio e la sua tossicità;
– L’analisi del danno ambientale e le relative verifiche sono stati però affidati, in Italia, alla SGS, una società collegata a Finmeccanica, per cui si è verificato un conflitto di interessi, stante la contiguità tra controllore e controllato;
– L’inchiesta condotta dalla Procura di Lanusei ha verificato la scarsa attendibilità di alcuni accertamenti effettuati dalla SGS, e anche l’ARPAS, che ha supervisionato quei dati, ha evidenziato che nelle aree interessate da un’intensa attività militare, si registra una concentrazione di sostanze tossiche che va oltre i valori soglia e supera i valori base naturalmente presenti nel suolo;
– In particolare, sempre per quel che riguarda la presenza di torio, nelle zone ad alta intensità militare e a Capo San Lorenzo, sono state registrate anomalie non rilevate dalla SGS, malgrado l’esplosione di 1.187 missili MILAN prima del 1999, con una presenza sul territorio superiore ai valori soglia, già individuata nel 2004, in base ai prelievi analizzati dall’Istituto di scienze ambientali dell’Università di Siena;
– Una presenza significativa di torio è stata rilevata anche in campioni di miele, in una forma di formaggio – fatto piuttosto raro – in molti campioni di funghi e di lombrichi, importanti accumulatori biologici;
– Altri fattori di inquinamento, con rilevanti danni alla salute umana, sono derivati dall’utilizzazione di armi al fosforo bianco, e vi sono documenti dell’Amministrazione militare che indicano nel Poligono un luogo di smaltimento sotterraneo per fusti contenenti napalm. Non è provato, peraltro, che tale smaltimento sia stato effettivamente effettuato;
– Risulta poi dai documenti del CISAM che il sistema di guida dei missili NIKE – numerosi esemplari dei quali sono stati lanciati nel Poligono di Salto di Quirra – utilizzava valvole radioattive;
– Lo stesso CISAM aveva dato indicazioni sulla rimozione ed il trasporto di tali valvole, che sono rimaste invece abbandonate per dieci anni in locali dove mancava qualsiasi segnalazione di pericolo di radioattività. La rimozione di detti componenti, contenenti trizio, una sostanza molto pericolosa se liberata nell’ambiente, non è stata mai effettuata;
– la Procura ha disposto la riesumazione di 18 salme di pastori deceduti per patologie tumorali. L’area dove tali pastori hanno tenuto i loro allevamenti non è lontana dalla discarica di Is Pibiris;
– I prelievi effettuati sulle tibie di quindici salme hanno consentito di scoprire che dodici pastori avevano accumulato nelle ossa sostanze derivanti dal torio;
Per sapere dal Ministro interrogato – alla luce di quanto esposto in premessa – che azioni intenda intraprendere in merito al Poligono di Quirra; se non ritenga opportuno riferire in aula su quanto esposto, soprattutto relativamente al grosso pericolo di danno ambientale e sulla salute umana sopra denunciato.
Pes, Bratti, Calvisi, Marrocu, Melis, Rugghia, Schirru