Melissa Bassi, un attentato alle ragazze: se tutto è possibile, nessuno è al sicuro
La nostra impotenza totale, per questo attentato vile e non umano, fa crescere la rabbia e la speranza che questa volta non sia lunga l’attesa per avere giustizia.
Se in una mattina di primavera, l’Italia che si sveglia presto, con le cuffiette all’orecchie, ragazze di sedici anni che scendono da un autobus per entrare a scuola, belle nei loro sorrisi, belle nella loro giovinezza, guardando l’alba da poco sveglia con i profumi del sud, e appena messo piede davanti al posto dove i nostri ragazzi affidano il loro futuro, dove costruiscono i pilastri per la loro vita, dove noi genitori ci sentiamo sicuri a saperli a scuola, un posto intoccabile, esplode una bomba azionata da un telecomando, premuto da un pazzo nascosto ma con la visuale della scena ben in vista e da lui osservata per colmare la sua sete di vendetta, allora vuol dire che le nostre paure devono trasformarsi in voglia di capire, di cercare a tutti i costi la verità, di scovare questo invertebrato e niente ci deve fermare.
Troppo grande è il dolore di tutti, ma nel dolore ci rendiamo conto che questo atto infame nasce da una mente disturbata, un animale ferito, forse, nella sua anch’essa malata, sessualità.
Colpire una scuola dove solo ragazze o quasi totalità, la frequentano, è colpire ancora una volta la donna. Se questo inqualificabile essere ha difficoltà nel rapporto con le donne, ha voluto falciare e far saltare per aria il suo stato d’impotenza nel rapporto con l’altro sesso, ha pensato di fare una strage di ragazze proiettate verso il percorso di una gioiosa vita, vita che per lui deve essere sta un inferno e tale ha trasformato l’entrata della scuola Morvillo-Falcone di Brindisi.
Ma quello che si può dire, è che l’arcobaleno che ha distrutto, i suoi colori e i profumi che ha cancellato nell’aria il giorno 19 maggio 2012, giorno di primavera, dove le rose sono state coperte dal grigiore del fumo, dalla polvere che innalzava il suo grido al cielo, anche noi abbiamo gridato insieme a Melissa e le sue compagne, è che non si placherà il nostro sdegno fin quando non prenderanno questo ignobile essere al quale nessuno gli ha insegnato ad amare, e lo lasceranno marcire per il resto della sua misera vita, nella più buia delle prigioni!
E non dimenticheremo Melissa, le ragazze ferite, Veronica che lotta per la sua vita in una stanza d’ospedale, non assorbiremo come una spugna troppe “voci” in cerca di notizie dimenticando la pietà, scordando quei quaderni e zaini riversi a terra macchiati di sangue dei nostri figli, perché Melissa, Veronica e tutte le altre ragazzine, sono i nostri figli. E tutto non deve essere possibile, i nostri figli si devono sentire al sicuro!
M.G.