Italia

Catastrofe eolica e fotovoltaica al parco delle Gravine?

Questo documento ha il ruolo morale e civico di risvegliare tutte le coscienze che vivono nei paesi del “Parco naturale Terra delle Gravine”, così come di tutti coloro che pur vivendo fuori, amano questi luoghi meravigliosi, e si rivolge a tutte le Istituzioni locali e non, ai Comuni di Castellaneta (Ta), Ginosa (Ta),  Laterza (Ta),   Mottola (Ta),  Massafra (Ta),  Palagiano (Ta),  Palagianello (Ta),  Statte (Ta),  Crispiano (Ta),  Martina Franca (Ta),  Montemesola (Ta),  Grottaglie (Ta),  San Marzano (Ta),  e Villa Castelli (Br), alla Provincia di Taranto, alla Provincia di Brindisi e alla Regione Puglia, perché prendano tutti urgentemente coscienza della catastrofe imminente eolico-fotovoltaica, che rischia di abbattersi su questo territorio, sulle nostre vite e sul futuro di questi luoghi dell’anima; affinché dalla spontanea mobilitazione di ciascuno nel suo piccolo, e a seconda delle sue possibilità, sia fermato a monte questo scempio che pende, come una spada di Damocle, su ogni pianificazione politica amministrativa presente e futura, volta alla massima tutela e salvaguardia di quest’area, e di tutto il suo skyline, non a caso riconosciuta come “Parco Naturale” di notevole valenza naturalistica e culturale.

Lettera Aperta alla cortese attenzione di:
–    Presidente della Regione Puglia
–    Presidente della Provincia di Taranto
–    Presidente della Provincia di Brindisi
–    Direttore del Parco Regionale Terra delle Gravine
–    Dirigente del Settore – Ecologia e Ambiente – Aree Protette e Parco Regionale Terre delle Gravine
–    Sindaci ed amministrazioni comunali dei Comuni di: Castellaneta, Ginosa, Laterza,  Mottola, Massafra, Palagiano, Palagianello, Statte, Crispiano, Martina Franca, Montemesola, Grottaglie, S. Marzano e Villa Castelli (Br), rientranti nel Parco Regionale Terre delle Gravine
–    Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Brindisi, Lecce e Taranto
–     Proloco dei paesi interessati, comitati e associazioni ambientaliste
–     ASL- Aziende Sanitarie Locali, ARPA-Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente,
–    LILT – Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, Ordine dei Medici della Provincia di Taranto
–    Tutti i media e organi di stampa.

Maggio 2012

EMERGENZA EOLICO INDUSTRIALE NEI PAESI DEL PARCO NATURALE TERRA DELLE GRAVINE

Il nord della Puglia è stato invaso per primo dall’eolico industriale ma via via, scendendo lungo il tacco d’Italia, ci si rende conto che il tacco potrebbe “decollare” nel vero senso della parola, per quante pale eoliche si vogliono impiantare! Purtroppo, mentre a decollare non sarà più il turismo davvero ecosostenibile, poiché il paesaggio pugliese sta subendo una catastrofica trasformazione in peggio, decolleranno invece solo i bilanci di chi investe nel settore!
Dal report Lipu datato 10-08-2010, si apprende che numerosi sono i progetti di impianti eolici industriali che si vorrebbero assurdamente installare un po’ in tutti i paesi della Puglia. Molti cittadini ne apprendono la notizia troppo tardi, quando vedono con i loro occhi, le giganti pale rotanti far ombra sulle loro case.  Anche nella “Terra delle Gravine”, terra  di preziosa rarità e bellezza dell’arco Jonico,  per la ricchezza di arenili ineguagliabili, del mare pulito, dei paesaggi dell’entroterra collinare murgiano ancora rurali ed incontaminati, caratterizzati da selvaggi canyon carsici mozzafiato, le Gravine, appunto, che andrebbero solo tutelate e valorizzate turisticamente, pende purtroppo sul futuro di questo “Paradiso pugliese” di storia, natura e cultura, come una spada di Damocle esecrabile, questa GRAVE CALAMITA’ EOLICA, che minaccia di deturpare pesantemente sia la quiete che la salute dei cittadini, nonché il loro stesso paesaggio quotidiano in ogni direzione a 360°, con l’arrivo di maxi pale eoliche alte addirittura fino a  150 metri, visibili a molti chilometri di distanza, non solo di giorno ma persino di notte, a causa delle luci alienizzanti hi-tech, per la dovuta segnalazione di pericolo d’impatto agli aerei ed elicotteri. La Cupola di S. Pietro è alta 133 metri ed è visibile da tutta Roma. Queste torri eoliche  ancor più alte, di circa 150 metri, sarebbero visibili anche a 30 km di distanza! Il problema di questo tipo di impianti di energie rinnovabili altamente impattanti non è solo estetico, poiché rovinano lo skyline, (ad esempio per alcuni paesi, come Ginosa, rischiano di rovinare addirittura  la visuale tra la città ed il mare), ma è anche ambientale, essendo le pale eoliche pericolose per l’avifauna e per le tante specie di uccelli già a rischio di estinzione, che trovano proprio nel Parco delle Gravine, non a caso anche per questo istituito, un loro rifugio ed habitat d’elezione, e che invece, se questi folli assurdi progetti fossero, nella malaugurata ipotesi, realizzati, resterebbero inevitabilmente falcidiati tra le fauci delle turbine eoliche rotanti, come ormai è tristemente documentato e ben noto nella letteratura scientifica e tecnica in merito. Ecco perché anche una sola torre eolica di queste potenze e dimensioni è da ritenersi intollerabile, sia nelle aree tutelate dal Parco, quanto nei necessari vasti territori cuscinetto tutt’attorno ad esso! Aspetto che si aggrava ancora di più se si tiene conto delle anomalie relative alla delimitazione dell’area tutelata del parco, che non è purtroppo ancora ad oggi realmente onnicomprensiva delle aree murgiane interessate dal complesso reticolo delle gravine carsiche! Un’ anomalia amministrativa gravissima, che deve essere risanata nei mesi futuri, motivo per cui anche le aree di medesimo pregio ad oggi fuori dal Parco delle Gravine, ma con le medesime peculiarità, devono essere salvaguardate ad ogni costo da questi scempi!
L’area tutelata, dunque, rischia pertanto di essere attorniata da un’ assurda cintura di pale eoliche hi-tech alienizzanti ed anacronistiche, eternamente pericolosamente rotanti; un carcere infinito e soffocante di mastodontici pali, una selva mortale falcidia uccelli che dovessero tentare di accedere o uscire dall’area protetta, come è nella natura degli uccelli fare stagionalmente e/o quotidianamente nei loro spostamenti in volo! Tutto in perfetta contraddizione con i principi di tutela del paesaggio pugliese contenuti nel nuovo virtuoso PPTR, il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, che parla della ovvia intollerabilità di anche una sola di queste “torri” eoliche in un paesaggio da tutelare, e pertanto in tutto il suo cono visuale da proteggere e mantenere integro, indipendentemente da una amministrativa invisibile linea fittizia di confine tracciata sui una mappa!  “Torri”, altro nome ingannevole specchietto per le allodole usato per depistare; tutto meno che monumentali torri antiche sono questi alieni anacronistici aerogeneratori industriali previsti persino in aree che son tutto meno che aree industriali!
Ben nota è la presenza nelle Gravine dell’ avvoltoio Capovaccaio (Neophron percnopterus), iperprotetto dalle normative internazionali: Direttiva uccelli 79/409/CE “conservazione uccelli selvatici”, e proprio gli avvoltoi europei sono tra le più documentate vittime delle torri eoliche laddove i territori sono stati profanati da questi impianti. Stesso pericolo correrebbero gli esemplari di falco grillaio, lanario,  gheppio, nibbio, gufo reale,poiana ed altre specie rare ed iper-protette.
Ultimo ma non meno importante, anzi da definirsi centrale, è il GRAVE PERICOLO PER LA SALUTE UMANA: infatti dallostudio realizzato dal dott.  Giuseppe  Miserotti,  presidente dell’ Ordine dei medici di Piacenza, e membro dell’ISDE Italia (International Society Doctor’s for Environment) – Associazione Medici per l’Ambiente –  si apprendono dati allarmanti in tal senso.  Di seguito una sintesi del suo studio:
“Un cieco fideismo tecnologico porta a ritenere che tutto ciò che è possibile fare o produrre sia lecito senza prima aver valutato i possibili effetti che quella tecnologia potrà determinare. Si presenta un “dilemma” storico:  è più importante la scienza intesa come corpo di conoscenze teoretiche che servano all’uomo o una tecnologia che serva solo alla produzione di beni o cose per il consumo o comunque con prevalente finalismo economico? La risposta, purtroppo è una sola, è sembra valere sotto ogni latitudine. L’economia giustifica tutto di per sé, anche se,  su questi temi pesa enormemente la pressione lobbistica che le imprese che producono energia esercitano sulla politica. Mentre paesi come Danimarca, Canada, Germania, Spagna che hanno precocemente abbracciato questa tecnologia, ne stanno vedendo limiti e problemi (compresi quelli per la salute), nel nostro Paese una politica assolutamente ingiustificata ne sta promuovendo la diffusione.  Per pagare tali incentivi alle lobbies del settore si alzano i costi dell’energia pagati dai contribuenti e già per questo bisognerebbe abbandonare tali progetti di eolico fatti non certamente per servire il cittadino. Sempre più numerosi  i rapporti scientifici prodotti da professionisti che basandosi sulla loro esperienza sul campo, hanno dimostrato  l’inconsistenza di molti dei presupposti teorici per i quali l’eolico è stato creato (dalla presunta diminuzione di CO2, al contenimento dei costi di produzione, la qualità e la costanza di produzione di energia, ecc ).
Escludendo il resto del mondo, in Europa sono 364 le organizzazioni firmatarie in 19 paesi europei  che hanno dato origine alla EPAW (European Platform Against Windfarms) per contestare le scelte politiche d’incentivazione all’eolico e per fare informazione capillare sui danni da eolico, collegando casi clinici e stesse problematiche in tutto il mondo.  Il dott. Robert Mc Murtry, preside della facoltà di medicina dell’ Ontario in Canada, ha spiegato che il numero di segnalazioni di effetti negativi sulla salute è in continuo aumento con valori anche dell’ 85-90% all’anno. Molte famiglie sono state costrette ad abbandonare la loro casa. Mc Martry ha affermato che quando sussiste l’incertezza, e benessere e salute delle persone sono potenzialmente a rischio, è certamente appropriato invocare il principio di precauzione. Come sancisce anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).  The National Institutes of  Health (NIH) ,  le prestigiose agenzie del Dipartimento di salute statunitensi, nel 2008 hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista  Environmental Health Perspectives, un lavoro che testualmente dichiarava “indubbiamente l’energia eolica produrrà rumore, il quale aumenta lo stress che a sua volta aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e cancro”.Christopher Hanning (uno dei più importanti specialisti del rumore e dei suoi effetti sul sonno e sulla salute, che ha fondato e dirige  il Leicester Sleep Disorders Service nel Regno Unito) nel suo  “Sleep disturbance and wind turbine noise”, del giugno 2009, fornisce una revisione convincente e qualificata della letteratura basata sulle prove di tali danni. Sue dichiarazioni: “Abbiamo rapporti dell’industria e del governo redatti male e che cercano di dimostrare che non vi sono problemi. Non vi è alcun dubbio che gruppi di turbine eoliche industriali producono rumore sufficiente per disturbare il sonno e danneggiare la salute di coloro che vivono nelle vicinanze.  Un sonno inadeguato non è stato solo associato alla fatica, alla sonnolenza e a un deterioramento cognitivo, ma anche ad un aumento del rischio di obesità, una compromissione del test di tolleranza al glucosio (rischio di diabete), aumento della pressione del sangue, malattia cardiaca, lipotimie, cancro e depressione. Le persone hanno inoltre un maggior rischio di incidenti stradali”. Negli Stati Uniti – nel 2009 – è stato pubblicato uno studio della dott.ssa Nina Pierpont, medico pediatra,  che per anni si è occupata di pazienti con la ben nota “Sindrome da turbina eolica” (Wind Turbine Syndrome), un’autentica malattia di natura non psicologica, ma neurologica. “Lo studio valuta la descrizione dei disturbi  e dei sintomi  durante il funzionamento delle turbine  e  ne constata l’assenza prima della loro entrata in funzione e la scomparsa quando cessa l’esposizione, specificando che  i sintomi “fisici” tendono a scomparire appena i pazienti si allontanano dalle loro case vicine alle pale ed a ricomparire appena vi fanno ritorno, mentre i disturbi delle “funzioni cerebrali” necessitano invece di più tempo. I bimbi e gli adolescenti che vivono vicino a questi impianti rischiano ritardi cognitivi e anomalie nello sviluppo cerebrale. Presentano disturbi del sonno, del comportamento e nel profitto scolastico.  Bambini, giovani e adulti accusavano problemi di concentrazione e di memoria, oltre ad un senso di “tremore interno”, nervosismo, ansia, irritabilità.  La pericolosità delle turbine sta nei suoni a bassa frequenza e negli infrasuoni che emettono e che interferiscono con il sistema vestibolare dell’orecchio, che controlla il nostro senso d’equilibrio, causando un insieme di sintomi definito anche come “disturbo vibratorio viscerale del vestibolo dell’orecchio” (Vvvd)”. I medici ricercatori Mc Angus Todd, Sally Rosengren, James Colebatch  (research from Neuroscience letters (2008) pag. 36-41) confermano la tesi della Pierpont secondo la quale il rumore a bassa frequenza e quello all’infrasuono possono danneggiare l’apparato vestibolare dell’orecchio interno. Ivan Buxton (Low frequency noise and infrasound – 2006)  in una revisione della letteratura nota: “Vi è un gran numero di articoli che fanno riferimento agli effetti della frequenza infrasonica e della vibrazione negli esseri umani. Rischi cardiovascolari con effetti cronici endocrini, aumento della produzione di cortisolo (già indicato da Harlow nel 1987) che può produrre una diminuzione della produzione degli anticorpi, inibendo o sopprimendo la capacità e la resistenza dell’organismo alla malattia. I rumori persistenti e incessanti delle turbine eoliche causano, inoltre, irritabilità, stress psicologico, depressioni, nervosismo, paura, impulso incontrollato a scappare, attacchi di panico, fino a giungere anche a casi di suicidi da “sindrome da turbina eolica”, (che si annoverano già in Italia) per quanti non hanno avuto i mezzi economici e/o la forza d’animo per trasferirsi via dalle familiari ed ataviche aree oggi così vandalicamente aggredite!”
Considerazione sulla fauna:  anche gli animali sono particolarmente sensibili ai rumori infrasonori.  Buxton cita una diminuzione della deposizione di uova da parte delle galline, riduzione del latte da parte delle capre, maiali con eccesso di ritenzione di acqua e sodio per eccessiva secrezione ormonale, aumentato lavoro cardiaco, disturbi respiratori in pecore e agnelli, diminuzione dell’appetito. Vi sarebbe inoltre un aumento degli animali  nati con deformità e dei nati morti oltre ad una diminuzione della fertilità. Uno studio europeo conferma inoltre  un importante e irreversibile  effetto sull’habitat animale selvaggio da parte delle turbine eoliche.
Con queste parole conclude il dott. Giuseppe Miserotti: “ Tra le domande ancora prive di risposte  ve ne sono alcune drammatiche: quali conseguenze su neonati, bimbi e feti cui le madri sono esposte in gravidanza? Lungi dal generalizzare  e in mancanza di studi e dati oggettivi che eticamente avrebbero dovuto avere già alcune risposte da un doveroso  commissionamento di studi ad hoc,  come medico e come cittadino vorrei sperare che – una volta tanto – si rifugga dalla colpevole leggerezza  che purtroppo risulta  applicata in altre forme di inquinamento.”
Dopo aver appreso di questi GRAVISSIMI PERICOLI, chiediamo:  chi semina vento raccoglie guadagni? O invece, come l’antico proverbio recita, chi semina vento raccoglie tempeste?   Basta digitare solo tre parole nel motore di ricerca di internet “ inchiesta mafia eolico” e salteranno fuori  inchieste ed inquietanti verità, utili a svegliarci dal mondo dei balocchi promesso dagli “sviluppatori” (così si chiamano gli agenti che bussano alle porte dei Comuni), i quali per promuovere i loro “prodotti” , “macchine acchiappa vento”, “mostruosi aerogeneratori” alti fino a 150 metri e più, con pale rotanti del diametro di 100 metri, in cambio del consenso dei Comuni, offrono (?) Royalties,  (“regalie” dell’ordine delle centinaia di euro una tantum o all’anno) per le casse dei Comuni, soldi che sono la palese attestazione del danno comunque irreparabile  e grave arrecato al territorio e ai suoi abitanti;  ed in più talvolta, per far sembrare la proposta ancor più “vantaggiosa”, offrono ai comuni la riparazione di strade, la creazione di qualche linea di illuminazione, il restauro di qualche scuola o altro edificio pubblico e persino di cedere ai Comuni,  in comodato d’uso per 5 anni, un automobile elettrica, come è accaduto recentemente in un paese del nord della Puglia, dove gli imprenditori dell’eolico si son impegnati anche a far realizzare un parco giochi per i bambini.  Eh già, i finanziatori di impianti eolici industriali, di “Parchi” se ne intendono!  Usano il termine “Parco eolico” che pare vada quasi di moda, dando in realtà  un’immagine falsamente “green” a questi devastanti impianti. Nei “veri parchi”, quelli naturali (quale il Parco naturale Terra delle Gravine, che va tutelato non soltanto all’interno dell’area delimitata, ma in tutto il cono visuale che da esso a 360° si gode anche lungo i suoi margini), si piantano gli alberi, che sono vera fonte di vita;  solo attraverso la piantumazione di alberi si abbatte davvero la CO2, (se fosse quello l’obbiettivo vero di questa speculazione eolico-industriale ma, ahinoi, così non è), e non impiantando torri eoliche dai gravi effetti devastanti per la salute!                       
Non in tutti i paesi vengono mantenuti gli accordi contrattuali tra imprenditori dell’eolico e Comuni. Così, solo ad esempio, relativamente ad alcuni degli impianti eolici ubicati nell’hinterland di Gravina in Puglia (Ba), dei politici amministratori locali sono arrivati addirittura a denunciare sulla stampa, esasperati, le inadempienze delle aziende del settore eolico che non manterrebbero i patti con i  Comuni. Nonostante le convenzioni approvate dai Comuni, che prevedevano a vantaggio di questi enti dei corrispettivi economici vantaggiosi per mitigare l’impatto ambientale, (cosa nei fatti impossibile dato l’altissimo impatto  di queste installazioni industriali), e persino per la realizzazione di vere e proprie opere pubbliche,  risulterebbe invece che si stia procedendo a rilasciare permessi e autorizzazioni senza che le aziende ventose abbiano mantenuto gli impegni assunti, motivo per cui si è chiesto di sospendere immediatamente il rilascio dei permessi, affinché “al danno non si aggiunga la beffa, nel silenzio dei tanti partiti e uomini politici che non parlano di queste cose”.
Recentissimo e anche un allarme diffuso dall’autorevole Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro-CNEL (un organo dello Stato di rilievo costituzionale, previsto dalla stessa Costituzione), l’8 maggio 2012, che ha denunciato “GRAVI INFILTRAZIONI MAFIOSE NEL BUSINESS DEVASTANTE DELL’ EOLICO!” << Fa gola alle mafie il mercato dell’energia eolica europeo, sul punto di superare entro il 2015 68 miliardi di investimenti in cinque anni. Gli arresti nell’ambito di inchieste sugli impianti italiani, tra il 2007 e il 2011, sono stati oltre 125 in cinque Regioni. Il presidente del Cnel, Antonio Marzano, parla di una «grave penetrazione mafiosa» presentando il rapporto «I rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dell’energia eolica». Il sottosegretario agli Interni, Carlo De Stefano, invoca «un sistema di contrasto scientifico per rispondere alla presenza capillare delle mafie nel settore» e punta sulla massima trasparenza delle procedure e sull’incremento dei controlli, anche attraverso la tracciabilità dei pagamenti. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, sottolinea invece come «incentivi, assolutamente fuori linea rispetto ai costi degli impianti, hanno creato rendite, un grasso che ha attratto la criminalità organizzata». Secondo il rapporto sono quattro i principali aspetti di debolezza del settore: la concentrazione degli impianti in superfici ridotte, l’elevato costo di realizzazione, la scarsità dei mezzi degli uffici tecnici chiamati a dare i permessi e la presenza della quasi totalità degli impianti in regioni con «tradizionale presenza di criminalità organizzata» a partire dalla Sicilia, la Puglia e la Campania. >> (Agenzia di stampa ANSA 8/5/2012)
Ci sono vari dietrofront e stop su questi spinosi progetti eolici, anche da parte di politici che in passato si erano dichiarati favorevoli a tali devastanti “innovazioni”, quando ancora non se ne immaginava l’elevatissimo snaturante impatto; ma ben vengano i riconoscimenti, se pur tardivi e per  questioni economiche, che non è questa la strada giusta da perseguire! Anche in altre parti del mondo, a partire dalla stessa Europa, si registrano sempre più crescenti inversioni di rotta da parte di amministratori inizialmente sostenitori dell’eolico, che si son resi conto, talvolta persino constatando sulla propria pelle e salute, che i danni paventati erano veri.
Inghilterra, Spagna e Germania, stanno tagliando sempre più gli incentivi pubblici  per eolico e fotovoltaico industriali impattanti sull’ambiente, investendo in ricerche e innovazioni per lo sviluppo di nuove tecnologie meno inquinanti, e meno dannose per gli ecosistemi e la salute dell’uomo, puntando ancor di più su risparmio ed efficienza energetica; ma nonostante tutto ciò nel sud Italia c’è ancora chi tenta di andare controcorrente, in direzione opposta.
Infatti ha terribilmente annunciato nelle settimane scorse, un’agenzia di stampa nazionale, che ben 28 mega turbine eolichepotrebbero essere installate a Castellaneta (Ta), a deturpamento totale di un vastissimo paesaggio, già entro la fine di quest’anno, se il territorio non si mobiliterà a scongiurarne questa sua gravissima compromissione!
“Una vera intollerabile catastrofe dunque, per lo sviluppo turistico del Parco naturale Terra delle Gravine e per tutto il territorio ad esso circostante!” ma tanto grande è l’impatto ambientale che un simile impianto avrebbe sulla vivibilità stessa e su una così ampia porzione di territorio, che i responsabili della ditta interessata al progetto, nei loro comunicati stampa, assolutamente non ne fanno menzione e dichiarano, cercando di portare acqua al loro mulino:  ”Il settore ha ancora un grande potenziale in Italia e può contribuire ulteriormente allo sviluppo di energia pulita, occupazione e crescita economica per le comunità locali”.
Ci si chiede: a quale crescita occupazionale ci si riferisca? Si tratta d’impianti altamente automatizzati che al di là di ogni strumentalizzazione demagogica, una volta realizzati, a regime, quasi indipendentemente dal numero di torri, richiedono irrisoria manodopera; né la parvenza di ricaduta occupazionale data, per i primi pochissimi mesi, dai lavori iniziali di cantiere, può legittimare un simile danno pluridecennale a tutto il territorio, nel raggio di decine di chilometri e con conseguenze catastrofiche su attività lavorative già avviate e consolidate, da cui dipendono centinaia di famiglie nel settore turistico e delle produzioni agro-silvo-pastorali.
Premettiamo che la stessa multinazionale estera che produce le turbine eoliche, che qui si vorrebbero installare, sta registrando un calo impressionante delle commesse, tanto da aver subito pesanti conseguenti crolli in borsa che l’hanno portata a drastici tagli di personale, tutto questo perché tanti territori abitati da comunità virtuose, in Italia e nel resto del mondo, stanno dicendo no alla speculazione e devastazione del mega eolico.
Ci si chiede pertanto alla luce di tutto questo, se sia giusto che sia un intero territorio a pagare così pesantemente, con l’infissione nel suolo, e la profanazione del cielo, di tali e tante mastodontiche turbine eoliche!
Solo a paradigma della potenzialità devastante di questo fenomeno sfuggito ad ogni controllo e raziocinio,  riportiamo la denuncia fatta tramite un dossier (intitolato “L’EOLICO IN ITALIA”) dalla Lipu – lega italiana  protezione uccelli, insieme ad altre associazioni, OLA, Altura, Amici della Terra, CNP, Italia Nostra, Mountain Wilderness: “Gravissima è la situazione per le aree di  Laterza e Castellaneta che si inframezzano tra l’area SIC-ZPS-IBA Parco Reg. dell’ Alta Murgia, dell’area SIC- ZPS-IBA Parco Reg. delle Gravine e l’area SIC-ZPS-IBA Parco Reg. delle Gravine di Matera (nonché Patrimonio Unesco in area lucana): ben 450 sarebbero le torri eoliche in progetto, in gran parte da 3MW! Enormi, oltre ogni immaginazione pertanto! Estesi paesaggi rurali ancora privi di antropizzazione verrebbero irrimediabilmente sconvolti e gravissimi rischi  correrebbero numerose specie di uccelli. La Regione sostiene di aver limitato i pareri positivi a “sole” 77 torri eoliche (quasi tutte da 3MW), quindi ad un numero inferiore rispetto alle richieste”; ma i pericoli e le fondate preoccupazioni restano, dato che già una sola di quelle torri eoliche sarebbe sufficiente a compromettere quei paesaggi oggi vergini, nel raggio di decine di chilometri.  Si aggiunga inoltre che nella non lontana città di Ginosa, anch’essa rientrante nel Parco delle Gravine, sono previsti altri due vasti impianti industriali eolici, uno dei quali è collocato persino in corrispondenza di habitat tutelati dalla Direttiva 92/43/CE  (Habitat comunitario, Foreste di Quercus ilex; habitat prioritario, Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue thero-Brachypodietea). Habitat frequentati dall’avifauna per la sosta, la riproduzione e l’alimentazione; avifauna protetta dalla Direttiva Uccelli 79/409/CE.
http://www.viadalvento.org/wp-content/uploads/2010/06/ISTRUTTORIA-eolico-rev.20.05.10.pdf
Queste maxi torri eoliche che sono infatti “pseudo-innovazioni”,  son già “desuete”, perché esistono già sistemi meno impattanti per produrre energia, e se si considera che oltre a deturpare il paesaggio, e svilire l’innata vocazione turistica della Puglia, porteranno anche aumenti nelle bollette già in crescita, che pagheremo noi cittadini per finanziare i più esosi incentivi d’Europa verso le rinnovabili, vien da chiedersi: “a chi giova dunque tutto ciò?” In Puglia e nel Sud Italia poi, non ha senso impiantare il maxi eolico, date le scarse condizioni di vento costante, a differenza dei Paesi del nord Europa. Inoltre in Italia ed anche nello stesso sud Italia, (Sicilia inclusa!) ci sono già vari impianti eolici non funzionanti, messi in piedi  forse solo per incassare gli incentivi, e magistratura, polizia ed Interpol indagano in tal senso!
Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nelle interviste da Lei rilasciate , durante la manifestazione di Monopoli (Ba), contro le trivellazioni petrolifere nei mari di Puglia, ha recentemente dichiarato: “Non possiamo accettare tutto questo,  perché la Puglia è una regione che già ha dato tanto ed il nostro oro sono il paesaggio e il turismo”.  Belle parole, presidente! Ma non crede che la Puglia abbia già dato tanto anche come produttività energetica da fonti rinnovabili? Siamo già ben oltre le quote di energia rinnovabile che in relazione al protocollo di Kyoto la Puglia avrebbe dovuto raggiungere entro il 2020. Sembra quasi dunque che non vi sia alcuna vera soglia imposta alla produzione d’energia nella nostra regione:  tant’è che già si son aumentate le  soglie da raggiungere per continuare a rilasciare certificati (mistificatoriamente chiamati “verdi”, ma che in realtà permettono alle ditte d’energia rinnovabile, lauti guadagni, e con un meccanismo perverso, a quelle che già inquinano bruciando carbone fossile e petrolio, di continuare a farlo indisturbatamente; son dunque licenze in bianco ad inquinare e speculare, altro che certificati verdi!), ed esosi incentivi agli imprenditori del settore, incentivi pagati da tutti noi contribuenti.
Tra carenze legislative e ritardi nel disciplinare la materia delle rinnovabili, (le linee guida nazionali previste dal D.Lgs 387/03 son arrivate nel 2010, dopo 7anni di conflitti di competenza tra Stato e Regioni,) chi pagherà il prezzo più alto di questa sospetta prolungata inadempienza italiana, saranno come al solito, l’ambiente, i cittadini ed i nostri diritti, sottotutelati, raggirati e sommersi da un mare di menzogne sulla necessità di dover subire le devastazioni ambientali causate dalle torri eoliche, paradossalmente per salvare l’ambiente dalla CO2! Scampati dunque fortunatamente dal folle pericolo nucleare, grazie al referendum del 2011, si scaglia sulla nostra Regione una nuova emergenza ambientale. Bisogna tutelare dalle devastazioni paesaggistico-ambientali, non soltanto il preziosissimo mare di Puglia, ma anche la Terra di Puglia, essendo anch’essa fonte di turismo e primariamente di vita!Numerose aziende agrituristiche, a causa dei paesaggi stuprati dall’eolico industriale, dei connessi rumori molesti e disturbatori nelle campagne, del malessere di persone e animali, potrebbero subire perdite economiche, come già accade altrove, e vedrebbero svalutati e impoveriti i loro immobili, per colpa di queste rinnovabili selvagge. I campi che dovrebbero esser granai, frutteti, vigneti, uliveti, vengono da tempo inquinati con pannelli fotovoltaici desertificanti al nocivo cadmio, e con pericolose pale eoliche al tossico e radioattivo neodimio usato nei materiali magnetici, e trasformati in sterili campi hi-tech. Non salvaguardando la nostra Terra, di quale sviluppo turistico vogliamo parlare?
Il futuro che vogliamo è il turismo vero, in un ambiente  sano ed incontaminato, l’agricoltura  biologica, il mare pulito, le escursioni nelle Gravine e nelle campagne senza l’ombra rotante delle pale sulle nostre teste;  quelle ombre che oltre ad esser  la firma di chi non ama il nostro territorio ma vuole solo speculare su di esso, rendendoci colonia e terra di conquista, sono anche devastanti per l’equilibrio di persone ed animali.
L’Effetto stroboscopico delle pale eoliche (Shadow Flicker – Effetto luce/ombra) che si verifica spesso nelle abitazioni e nelle loro immediatezze, a causa del roteare delle pale eoliche posizionate tra la fonte solare e le abitazioni stesse, influisce infatti negativamente sulle condizioni di salute di chi vi è sottoposto.
Altra fonte di stress è il pericolo di possibile rottura della pala eolica, con grave rischio per l’incolumità delle persone, dovuto al lancio di frammenti di pale, anche di dimensioni notevoli che possono giungere persino a gittate massime di due chilometri di distanza.
Timore vi è anche per la possibilità d’incendi dei rotori e per la presenza nelle turbine di una nociva sostanza radioattiva: il neodimio.


Chiediamo pertanto a tutte le autorità competenti:

che questi luoghi d’incontaminata bellezza vengano salvaguardati, preservati da tali scempi, perché se nel caso contrario, ci rendessimo servi e coloni degli “speculatori”, svendendo le nostre Terre in cambio di ipotetiche ed aleatorie “briciole” che mai servirebbero a ricoprire o risarcire le perdite ambientali, turistiche, o i danni alla salute di persone ed animali, sarebbe non solo vergognoso per la dignità di noi tutti pugliesi, ma sarebbe anche pericoloso per la nostra salute, quel  bene primario tutelato dall’art 32 della Costituzione Italiana. In base alla precettività di questa norma, gli individui tutti, vantano nei confronti dello Stato, un vero e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute. Diritto spesso disatteso (quando lo Stato non ha saputo vigilare per tempo e legiferare per tempo a tutela della salute dei cittadini), com’è successo  per i tanti, troppi morti d’amianto in tutt’Italia e per le vittime della diossina di Taranto, per le quali nessun processo e nessuna giustizia terrena potrà mai restituir loro la vita persa. Ma noi siamo ancora in tempo per bloccare questa inutile e assurda devastazione ambientale ed invece attuare scelte energetiche virtuose, dicendo No all’eolico industriale ed approvando il fotovoltaico ma ubicato solo e soltanto sui tetti degli edifici moderni, in linea con gli ultimi indirizzi del Governo Monti, il quale prevede che non vengano devastati ulteriormente terreni fertili sottraendo campi e luce solare all’agricoltura e superfici alla Natura. Chiediamo quindi, che si dia giusta e primaria  importanza al diritto alla salute ed al benessere di tutti gli esseri viventi e dell’ ecosistema, e si ottemperi al “principio di prevenzione e precauzione”,  un principio cardine della stessa Costituzione Europea, bypassando la c.d. “ragione di pubblica utilità”, assurdamente prevista dalle vecchie leggi sugli impianti d’energia rinnovabile,  che ha giustificato fin ora che venissero fatti questi scempi pseudo-legalizzati ad essi connessi. Si salvaguardi quindi, dai gravi danni che provocherebbe l’eolico industriale sugli equilibri ambientali, turistici e della salute degli abitanti dei 13 paesi del Parco Naturale Terra delle Gravine: Castellaneta, Laterza, Ginosa, Mottola, Massafra, Palagiano, Palagianello, Statte, Crispiano, Martina Franca, Montemesola, Grottaglie, S. Marzano e Villa Castelli (Br). Si rifletta anche, sul fatto che l’Italia e la Puglia (capofila nel settore rinnovabili), avendo solo in un secondo momento seguito l’esempio degli altri Paesi europei che ci hanno preceduti nell’installare pale eoliche, avrebbero potuto rendersi conto per tempo, dei rischi per la salute e mitigarne gli effetti dannosi, aprendosi solo alle “rinnovabili buone”, come pannelli fotovoltaici (senza cadmio) ubicati sui tetti degli edifici moderni, pubblici e privati, senza ricorrere alla dannosa tecnologia del maxi eolico ed ai pericoli ad esso connessi.


Quindi sulla scia di quei Paesi virtuosi, come la Spagna, che stanno bloccando gli incentivi per tali impianti, puntando verso tecnologie meno invasive ed impattanti, invertiamo anche noi la rotta, dimostrando di amare e tenere davvero a cuore l’immagine di quei posti incontaminati ed unici della nostra Puglia, bloccando e dicendo stop a tutti quei progetti in itinere, in fase di screening o di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), con l’importante motivazione che la salute dei cittadini, il rispetto dell’ambiente e dei delicati ecosistemi, sono beni più importanti degli accordi energetico-economici  stipulati. La storia insegna che dagli errori altrui bisogna far tesoro ed il “caso amianto” insegna che chi sbaglia paga, anche dopo molti anni, ma purtroppo si continua a sbagliare nel delicato campo salute-ambiente da tutelare.
I riconoscimenti di responsabilità e di errore arrivano a volte quando è troppo tardi per le vittime,  ma noi siamo ancora in tempo per impedire e fermare questa speculazione immorale sui territori e paesi del Parco Regionale Terra delle Gravine e in tutto l’orizzonte circostante che da esso oggi si può godere. Noi cittadini vogliamo una vita semplice, senza Royalties ed aleatorie promesse di chi ci vuole colonizzare per i propri affari economici.
Vogliamo rispetto, verità e tutela dei nostri diritti! Stanchi di subire scempi del territorio, ingiustizie, scelte non condivise e partecipate con i cittadini, stanchi del decadimento uniformante che si sta scagliando su questi paradisiaci territori, chiediamo alle autorità competenti, quindi ai Comuni coinvolti, alla Provincia di (Ta), che ha una delega provvisoria per la gestione del Parco naturale terra delle Gravine, ed alla Regione Puglia, che uniti nell’intento di preservare questi paesaggi incontaminati, revochino in via di autotutela quelle autorizzazioni già concesse per installare impianti eolici industriali, e non ne rilasciano assolutamente altre! Tale revoca è possibile, improcrastinabile e doverosa se si vogliono, come si devono, davvero tutelare questi lembi d’incontaminata bellezza della nostra Terra. Né alcuna giustificazione di penali o costi aggiuntivi per gli enti pubblici può giustificare l’atto di infliggere al territorio la sciagurata calamità artificiale connessa a quegli impianti con danni di incommensurabile valore per tutte le comunità locali che umanamente non potrebbero in una vita intera ripagare tutti i funzionari pubblici coinvolti!

Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi e più in generale Naturali

Coordinamento Civico per la tutela della Salute e dei Diritti del Cittadino

Forum Ambiente e Salute del Grande Salento

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