Sclerosi multipla: dagli USA ancora studi sul Metodo Zamboni
Continuano a venire pubblicati studi sull’ipotesi formulata dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) su una possibile correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante, che colpisce circa 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una cura definitiva.
La rivista medica Techniques in Vascular and Interventional Radiology dedica l’intero numero di giugno a questo argomento, che nonostante sia ancora controverso a causa dell’accanita opposizione di alcuni potenti neurologi, è ormai ampiamente dibattuto nella comunità scientifica.
Dopo un’introduzione a cura di Gary P. Siskin dell’Albany Medical Centre (New York) sono stati pubblicati i seguenti articoli:
– Insufficienza venosa cronica cerebro spinale e sclerosi multipla: storia e background (Michael D. Dake)
– Utilizzo della risonanza magnetica come un mezzo per studiare l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale in pazienti con sclerosi multipla (E. Mark Haacke)
– L’uso dell’ecocolordoppler nella diagnosi dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (Sandy McDonald)
– Venografia con catetere e trattamento endovascolare dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (Kenneth Mandato)
– Ultrasonografia intravascolare nella diagnosi e nel trattamento dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (Salvatore J. Sclafani)
– Risultati rilevati dopo il trattamento endovascolare dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (Christopher O. Hampson)
– Potenza del placebo (Katherine B. Knox)
– Reti sociali su internet ed il loro ruolo nell’evoluzione dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (Chido Vera)
Continuare a negare la stessa esistenza della CCSVI ed una sua possibile correlazione con la sclerosi multipla ormai non ha più alcun senso (la battaglia di alcuni neurologi ricorda il famoso “riflesso di Semmelweis” e cioé la dura opposizione che subì il medico ungherese Ignác Semmelweis nell ‘800 per via della sua scoperta).
Sono invece necessari studi che approfondiscano meglio gli effetti dell’angioplastica nei pazienti con SM, migliorando le tecniche attualmente utilizzate.
Lo studio multicentrico “Brave Dreams“, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna ed a cui incredibilmente l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism) ha negato un finanziamento, chiarirà molti di questi aspetti.
Fonte: http://www.sciencedirect.com/science/journal/10892516