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OCV. A Vado Ligure inizia l’operazione dismissioni

Ocv Operazione Dismissioni
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OCV, parte seconda. Operazione dismissioni.

Stamane se ne va l’ultimo gruppo di lavoratori in forza allo stabilimento vadese della Owens Cornig. Lo stabilimento è chiuso.Ore 6.

Ultimi saluti ed   un gruppo di lavoratori è tornato all’OCV per assistere allo smantellamento.

Fase seconda operazione dismissioni.

Da febbraio una lenta agonia, forse solitaria forse no.

Operai 50enni per la maggior parte, persone che lavorano in quel sito 25, 26, 27 anni a casa.

L’OCV, multinazionale americana, dopo attente analisi, forse, ha ritenuto lì, in quel sito non si lavorasse a sufficienza e che, la spendita fosse superiore alle entrate.

 Intanto è un fallimento.

Mesi di tavoli e parole spese al vento.

Un fallimento che forse si poteva evitare. Chi ha fallito? L’Italia.

Hanno fallito le istituzioni che per anni hanno accantonato la costruzione del dotto elettrico che, forse avrebbe evitato la chiusura del sito vadese, agevolando il risparmio energetico.

Ma la diatriba è noto, metteva su due diversi piani la tutela dell’ambiente contro i posti di lavoro e così, per anni è rimasto nel cassetto l’intento di fornire energia diretta a costi inferiori.

Hanno fallito le istituzioni che non hanno difeso i 130 lavoratori. Le loro famiglie, i loro sogni, le loro speranze.

Hanno fallito i sindacati, che non sono riusciti a bloccare il percorso di cassa integrazione per 130 lavoratori.

Dismissioni. Un termine che,  nell’Italia del 2012, da paura.

A dismettere la fabbrica sono gli stessi che per anni hanno lavorato in quel sito. Oggi si iniziano a smontare i macchinari e, a vigilare, vi è un piccolo presidio di guardie giurate. Nuove.

Per il lavoratori ex OCV arriverà a breve l‘assegno della cassa integrazione: 850 euro al mese. Qualcuno addirittura si ritene fortunato. Ma per altri quelle 850 euro al mese sono una vera e propria umiliazione.

Nessuno di certo può gioire. Dopo i primi giorni di riposo arriverà certamente l’angoscia.

Tanti, tutti forse, in questi mesi di trattative hanno sperato, hanno dato fiducia, hanno creduto.


Molti pensavano che la cassa integrazione fosse qualcosa che poi sfociasse in altro. Era già capitato qualche anno fa prima dell’arrivo dell’OCV. Ma ora? Ci sono certezze?

Cosa resta di quei verbali firmati?

Non c’è certezza. Quei tavoli e quei verbali restano lettera morta, per ora sembra che nessuno sia intenzionato ad acquistare ed investire su quel sito.

Da oggi 130 disoccupati in più andranno alla ricerca di un colloquio, di una agenzia interinale, di qualcuno che possa regalare il sogno di un lavoro che, per chi ha 50 anni diventa quasi impossibile.

In un angolo della fabbrica dismessa,  si nota un cesto, zeppo di indumenti, di quelle tute che per anni hanno accompagnato i turni di lavoro.

Tute sporche del sudore dei lavoratori, tute bagnate di pioggia quando dai tetti cadeva l’acqua a catinelle, scarponi, quelli da lavoro, ciabatte, quelle che hanno accompagnato i lavoratori a fine turno.Armadietti che non ospiteranno più niente, un pavimento sporco e lacero.

Quelle tute ammucchiate danno una sensazione brutta, sono simbolo di un fallimento profondo, di un presente infranto.

Intanto nessuna speranza all’orizzonte. Solo l’assegno cassa integrazione straordinaria per 12 mesi, rinnovabile per ulteriori 12, a condizione però che, entro il primo anno, siano ricollocati al lavoro almeno il 30% dei cassaintegrati.

Saranno mai ricollocati questi lavoratori?

I sindacati manterranno l’impegno?

Chi troverà un acquirente, in 12 mesi, in grado di acquistare i ben oltre  90 mila metri quadri di aree lasciati disponibili dall’OCV?

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Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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