Speciale Maturità

Tracce Maturità 2012: Gabriele D’Annunzio approfondimento. Vita, opere e tematiche principali

Tracce Maturità 2012: Gabriele D'Annunzio approfondimento. Vita, opere e tematiche principali Gabriele D’Annunzio, principe di Montenevoso, (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo,militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè “il profeta”, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana…» e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti. Alcune volte la fortuna di cui un autore gode è il frutto di scelte consapevoli, di una capacità strategica di collocarsi nel centro di un sistema culturale che possa garantirgli le migliori opportunità che il suo tempo ha da offrirgli. D’Annunzio aveva cominciato a “immaginarsi” poeta leggendo Giosuè Carducci negli anni del liceo; ma la sua sensibilità per la trasgressione e il successo dal 1885 lo portò ad abbandonare un modello come quello carducciano, già provinciale e superato in confronto a quanto si scriveva e si dibatteva in Francia, culla delle più avanzate correnti di avanguardia – Decadentismo e Simbolismo. Il suo giornale gli assicurava l’arrivo di tutte le riviste letterarie parigine, e attraverso i dibattiti e le recensioni in esse contenuti, D’Annunzio poté programmare le proprie letture cogliendo i momenti culminanti dell’evoluzione letteraria del tempo.



D’Annunzio non esitava a “saccheggiare” ciò che colpiva la sua immaginazione e che conteneva quegli elementi utili a soddisfare il gusto borghese ed elitario insieme del “suo pubblico”. D’altronde, a dimostrazione del carattere unitario del “mondo dannunziano”, è significativo il fatto che egli usò nello stesso modo anche il pensiero filosofico, soprattutto tedesco.
Fra i filosofi contemporanei più letti in Europa negli anni 1880 e 1890 vi furono senza dubbio Schopenhauer e Nietzsche. Da quest’ultimo soprattutto lo scrittore trasse alcuni importanti spunti e motivi per nutrire un universo di sentimenti e valori che appartenevano già a lui da sempre, e che facevano parte dell’atmosfera culturale che si respirava in un continente agitato da venti di crisi nazionalistiche, preannunzio della Grande guerra.

Molto si è discusso su un preteso stravolgimento della filosofia nietzschiana da parte di D’Annunzio, ma tali elucubrazioni in realtà non hanno ragione di essere. La scoperta di Nietzsche da parte del poeta abruzzese non avviene infatti sul piano ideologico, ma si configura come una suggestione letteraria. Le preoccupazioni del Vate erano infatti di indole artistica, non filosofica. D’altra parte il pensiero di Nietzsche, pur essendo stato talvolta oggetto di una generica adesione da parte di D’Annunzio, non fu mai sviluppato organicamente nelle creazioni del Vate che oltretutto non ebbe mai la pretesa di interpretarlo. In particolare, la rielaborazione della figura del superuomo da parte di D’Annunzio avviene secondo una visione personale e una sensibilità che non sono quelle del filosofo tedesco. I raffinati esteti che popolano i romanzi dannunziani sono ben lontani dall’oltreuomo nietzschiano che raggiunge una conoscenza superiore perseguendo un cammino personale e una dura disciplina di vita.
La scelta di nuovi modelli narrativi e soprattutto linguistici – elemento questo fondamentale nella produzione dannunziana – comportò anche, e forse soprattutto, l’attenzione verso nuove ideologie. Ciò favorì lo spostamento del significato educativo e formativo che la cultura positivista aveva attribuito alla figura dello scienziato verso quella dell’artista, diventato il vero “uomo rappresentativo” di fine ottocento – primo novecento: “è più l’artista che fonde i termini che sembrano escludersi: sintetizzare il suo tempo, non fermarsi alla formula, ma creare la vita”.
Spregiudicatezza e narcisismo, slanci sentimentali e calcolo furono alla base anche dei rapporti di D’Annunzio con le numerose donne della sua vita. Quella che sicuramente più di ogni altra rappresentò per lo scrittore un nodo intricato di affetti, pulsioni e di artificiose opportunità fu Eleonora Duse, l’attrice di fama internazionale con cui egli si legò . In quegli stessi anni, la terra toscana ispirò al poeta la vita del “signore del Rinascimento fra cani, cavalli e belli arredi”, e una produzione letteraria che rappresenta il punto più alto raggiunto da D’Annunzio nel repertorio poetico.
Il percorso poetico di D’Annunzio, cominciato precocemente con Primo vere , raccolta non priva di interesse e che si ispira all’opera carducciana, trova una sua prima autonomia espressiva in Canto novo, dove già iniziano chiaramente a delinearsi alcune componenti essenziali della sua arte: la capacità di assimilare e rielaborare in forme del tutto personali le suggestioni e gli stimoli più svariati, provenienti sia dalla storia e dalla mitologia che dalle correnti letterarie e filosofiche contemporanee; una visione vitalistica e sensuale della realtà di matrice classica o classicheggiante; l’elaborazione di un linguaggio il cui splendore e preziosità suggestiona e seduce ed è esso stesso parte integrante di un mondo poetico espresso da una sensibilità squisita e raffinata.



Nel 1903 vennero pubblicati i primi tre libri delle Laudi, che secondo molti critici costituiscono il momento più alto dell’arte dannunziana e forse l’opera in versi più celebre e celebrata di D’Annunzio. In particolare nell’ Alcyone. Per taluni critici l’Alcyone inizia ad aprire la strada ad un altro capolavoro assoluto del D’Annunzio maturo: il Notturno.
D’Annunzio e Giovanni Pascoli, l’altro grande poeta del Decadentismo italiano, si conoscevano personalmente, e, benché caratterialmente e artisticamente molto diversi, il Vate stimava il collega e recensì positivamente le liriche pascoliane e Pascoli considerava D’Annunzio come il suo fratello minore e maggiore. Alla morte del Pascoli (1912) D’Annunzio gli dedicò l’opera Contemplazione della morte.
l piacere è un romanzo di Gabriele D’Annunzio, scritto nel 1888 a Francavilla al Mare e pubblicato l’anno seguente dai Fratelli Treves. A partire dal 1895 recherà il sopratitolo I romanzi della Rosa, formando un ciclo narrativo con L’innocente e Il trionfo della morte.
Così come un secolo prima Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo aveva diffuso in Italia la corrente e la sensibilità romantica, Il piacere e il suo protagonista Andrea Sperelli introducono nella cultura italiana di fine Ottocento la tendenza decadente e l’estetismo.
Come affermò Benedetto Croce, con d’Annunzio «risuonò nella letteratura italiana una nota, fino ad allora estranea, sensualistica, ferina, decadente», in contrapposizione al naturalismo e al positivismoche in quegli anni sembravano aver ormai conquistato laletteratura italiana (basti pensare che nello stesso anno viene pubblicato un capolavoro del Verismo come il Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga). D’Annunzio inaugura un nuovo tipo di prosa psicologica e introspettiva, destinata ad avere un grande successo e che gli consentirà di indagare gli errori e le contrarietà della vita dell’«ultimo discendente d’una razza intellettuale».


Alcyone è il titolo di una raccolta di liriche di Gabriele D’Annunzio pubblicata nel 1903, composta tra il 1899e il 1903 ed è considerato il terzo libro delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Alcyone comprende 88 liriche, ordinate secondo un criterio strutturale che non ricalca l’ordine cronologico della composizione. Tra la prima (La tregua) e l’ultima (Il commiato) si delinea l’ideale percorso narrativo di un’estate di poesia (nel senso di una raccolta composta d’estate e che ha per tema l’estate, sia dal punto di vista della stagione fisica che della maturità poetica dell’autore). Nello schema qui proposto risulta evidenziata la simmetria ritmica con cui il poeta ha suddiviso la raccolta. Dopo il proemio de La tregua – che ha la funzione di istituire un collegamento fra Alcyone e i precedenti libri delle Laudi, dedicati all’impegno eroico (Maia) e civile (Elettra) – Il fanciullo apre una serie di sette ballate cui fanno seguito cinque sezioni, ciascuna aperta da una lirica con titolo latino cui segue un ditirambo, vero cardine della struttura poetica. Ai ditirambi sono destinati i cambiamenti di stagione e di approccio al mito, vero tema cardine dell’intero poema dannunziano. Attenzione: la posizione e il carattere di ogni titolo ne rappresentano il valore strutturale; la forma di questo elenco va osservata quindi attentamente, per avere una prima idea sulla concezione strutturale della raccolta. La raccolta si sviluppa attraverso un ampio percorso culturale di citazioni e riferimenti al repertorio letterario classico italiano, greco e latino. La prima sezione sviluppa elementi duecenteschi, da San Francesco . Essa è ambientata tra Firenze e la campagna circostante, attraverso una struttura cronologica che attraversa, nell’ordine, tramonto, sera, mattina e pomeriggio.

La seconda sezione, che comprende i giorni tra l’estremo giugno” e l’otto luglio, è ambientata nel clima selvaggio del litorale tra le foci dell’Arno e del Serchio. È la sezione nella quale a un minimo di cultura letteraria corrisponde il massimo di naturalismo panico nietzscheano, attraverso i temi dell’ascolto (La tenzone, Innanzi l’alba) e della visione epifanica della natura.
La terza sezione – il passaggio tra luglio e agosto – concentra la descrizione spaziale attorno alle pinete alla foce del Serchio. Essa è dedicata al mito ovidiano di Glauco, il pescatore della Beozia divenuto dio del mare; nel suo sviluppo il poeta si fa personaggio mitico dialogante con la natura – marittima, equestre e venatoria .
La quarta sezione – la fine di agosto – prosegue la rappresentazione mitica della precedente e inaugura, nella sua seconda parte, un ciclo scultoreo e allegorico che ha il suo culmine ne L’arca romana. Notevole, in questa sezione, la serie naturalistica costituita dai Madrigali dell’estate.
Nell’ultima sezione, ambientata nella prima metà di settembre, si sviluppa il tema del trapasso e delle rievocazione, giocato sul registro stilistico del sogno e della memoria .
Con l’Alcyone D’Annunzio introduce nel panorama letterario nazionale una tematica panico-naturalistica che nella cultura europea risaliva già al romanticismo – limitatamente al contesto germanico – ma che per l’Italia rappresentava una novità assoluta. Il classicismo italiano aveva sempre privilegiato il versante retorico delle Humanae litterae, intese come modello apollineo e razionalistico di stile e di contenuto. In questo contesto – da Petrarca all’Ottocento – ciò che contava era il rispetto diuna tradizione di regole e di autori, di auctoritates (Virgilio, Cicerone, Orazio soprattutto), appartenenti esclusivamente all’ambito letterario latino così come l’avevano delimitato Dante, Petrarca e i classicisti del Cinquecento. I poeti e filosofi romantici tedeschi, scavalcando polemicamente il primato umanistico dei Latini, alla ricerca di una propria originalità storica avevano invece privilegiato il classicismo greco, con particolare riferimento ai filosofi presocratici e alle filosofie neoplatoniche. Seguiti su questa strada dai filosofi irrazionalisti del tardo Ottocento – Schopenhauer e Nietzsche – e dalla scuola ermeneutica del Novecento, essi istituirono un modello di interpretazione del classicismo centrato principalmente sui concetti di vitalismo e panismo, cioè su una rappresentazione animistica della natura, intesa come luogo di manifestazione del divino più che come cornice esteriore e indifferente delle vicende spirituali dell’uomo, come invece era intesa dall’Umanesimo latino. Attraverso Nietzsche D’annunzio fa propria una tematica inconsueta per la storia dellaletteratura italiana: la metamorfosi e il deismo panico, con i loro correlati dell’epifania e della metafisica della luce.

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