Ciao Shlomo. Muore Venezia uno degli ultimi testimoni di Auschwitz
Se ne è andato uno degli ultimi testimoni della Shoah, viene a mancare Shlomo Venezia, 89 anni.
Shlomo Venezia viene preso sai Nazisti con sua madre, suo fratello e le sue tre sorelle a Salonicco nell’aprile 1944 e deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Della vicenda Shlomo è stato lucido testimone. Tanti attraverso le sue parole hanno conosciuto i momenti di vita nei campi di sterminio
Shlomo, come è dopo nei lager farà parte del Sonderkommando di uno dei grandi crematori di Birkenau, composto principalmente da giovani prigionieri di robusta costituzione ed in buone condizioni fisiche, a causa dello sforzo fisico richiesto dal lavoro: l’eliminazione delle «prove» di quello che stava avvenendo.
Di Shlomo quasi tutti conoscono il volto ed il viso, la sua testimonianza ha fatto spesso il giro del mondo.
In una nota di cordoglio, il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti dichiara: ”Ho appreso con dolore immenso la notizia della scomparsa di Shlomo Venezia e voglio rivolgere alla moglie e a tutti i famigliari le piu’ sentite condoglianze mie e di tutta la provincia di Roma. Come ci ha raccontato nel suo libro ‘Sonderkommando Auschwitz’ e poi, tante volte, nei viaggi della memoria con i ragazzi e le ragazze delle scuole di Roma e provincia, Shlomo ha conosciuto in prima persona il luogo piu’ nero e terribile della barbarie umana e la macchina dello sterminio”
”Fra i pochissimi superstiti al mondo delle squadre speciali addette alle camere a gas – aggiunge – , ha ritrovato in se stesso la voce per trasformare in racconto e in memoria la ferita che aveva dentro, trasmettendo a chi lo ascoltava la straordinaria volonta’ di non arrendersi, riaffermare i valori della vita e di sconfiggere, con la forza della testimonianza, l’oltraggio della morte e della violenza. E’ difficile oggi, ed e’ sempre stato difficile, trovare le parole per ringraziare Shlomo per tutto quello che ci ha dato e ci ha insegnato, ed e’ difficile, forse impossibile, comprendere fino in fondo la sua sofferenza, il suo coraggio, la sua generosita’. Ci proveremo, glielo dobbiamo, continuando a tenere viva la memoria dell’orrore estremo che Shlomo ha vissuto, mantenendo alta la vigilanza contro ogni negazionismo e combattendo in ogni luogo la cultura dell’intolleranza e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo”.