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Cyril Despres vince il Rally del Marocco. Sul podio finale anche Joan Barreda e Francisco “Chaleco” Lopez.

L’ultima vittoria di tappa a Helder Rodrigues

 

Zagora, 20 Ottobre. Helder Rodrigues ha concluso con una vittoria, lo stesso “strillo” utilizzato il 15 ottobre per la prima pagina del Rally del Marocco, edizione straordinaria 2012. Quel giorno il portoghese vinse è regalò al Team HRC il successo nella Speciale di apertura, coincidente con il troppo a lungo atteso rientro della Honda. Al secondo posto Juan Pedrero, portatore d’acqua di Marc Coma, che archivia una gara sfortunata, iniziata con una caduta, proseguita con l’infortunio del “Maestro” e rifinita con una penalità per salto di waypoint. E terzo, finalmente, Cyril Despres, che ha vinto la seconda tappa ma che poi non ha fatto niente di davvero eccezionale nei giorni che sono seguiti, se non riprendere la leadership al termine della quarta tappa e conservarla fino all’ultimo traguardo, e dimostrare di saper anche… sbagliare. Anche lui, quattro Dakar all’attivo ed una stagione dedicata più agli show che al cronometro. Ma questa è la storia, nella quale è scritto che non ci sono vincitori di Rally scelti a caso… dal caso. Rodrigues ha vinto a “manetta”, Pedrero allo stesso modo è stato veloce quasi quanto il vincitore, e Depres ha sfruttato da “maestro” la posizione di partenza, scorrendo la pista al riparo dai rischi e rimanendo perfettamente sintonizzato sull’obiettivo finale.

 

Il Rally si conclude con la vittoria di Cyril Despres, e compone un podio sul quale si materializzano tre diversi tipi di certezze. La vecchia, originaria certezza della forza di un fuoriclasse come Cyril Despres, la nuova certezza rappresentata dall’efficacia del nome nuovo dei Grandi Rally, Joan Barreda, e la rassicurante certezza della ritrovata, piena competitività di Francisco Lopez. Con il terzo posto in Marocco il Pilota Bordone-Ferrari Racing Team chiude, e si direbbe definitivamente, un ciclo difficile iniziato con l’incidente del Tunisia 2011, e si proietta tra i grandi favoriti della Dakar peruviana e argentina, ma soprattutto cilena. Sotto ogni aspetto è un podio che da lustro e prestigio alla disciplina, e che scontenta un poco, forse, solo Honda, illusoriamente ad un passo da un sensazionale colpo di scena globale, che però non è più di questi tempi, ma che ripropone intatto il valore dell’impegno di una grande Casa.

 

Unico partecipante italiano al Rally del Marocco, Alessandro Botturi ha interpretato la sua parte in modo eccellente. Il Pilota Bordone-Ferrari non aveva nessun obiettivo legato al risultato, e non è stato perfettamente assistito dalla fortuna. In due occasioni Botturi ha fatto più di quanto richiesto dal corso di apprendistato a cui si è sottoposto, conducendo un’intera tappa nel plotone di testa e incaricandosi della navigazione, e sapendo controllare un lungo finale di tappa quando un malfunzionamento della forcella della sua moto lo ha messo in condizioni di rischiare molto. L’unico italiano in gara, nono nell’ultima tappa e dodicesimo in classifica generale, è ormai da considerare anche come il migliore italiano in prospettiva Dakar.

 

 

 

Bordone-Ferrari Racing Team Rally. One (more) step ahead

Il Bordone-Ferrari Racing Team ha portato in Marocco metà della Squadra, centrata su un potenziale ridotto a causa principalmente dell’infortunio a Viladoms, che ha comunque concluso sul podio in Egitto, e con moto che avevano un’intera stagione di Campionato del Mondo sulle spalle. In Marocco il Team ha messo alla prova un nucleo forte, e fortemente rappresentativo del fronte d’urto che ha saputo costruire in meno di un anno di attività. Il podio di Francisco Lopez è l’altra metà dell’opera, perché la Squadra ha recuperato e rigenerato sotto il profilo della motivazione un fuoriclasse duramente segnato dall’incidente del Tunisia dello scorso anno. Meccanici, tecnici ed il manager rally della Squadra, Jordi Arcarons, hanno portato a termine con un successo evidente un’altra campagna. Un’altra battaglia, perché la guerra è quella dichiarata dal Bordone-Ferrari per la Dakar che parte il 5 gennaio 2013. Per la “grande guerra”, adesso, manca un pugno di settimane, nelle quali saranno definite tutte le linee tattiche finali. Al via saranno quattro Piloti, poiché nel programma Rally del Team il quinto verrà con tutta probabilità schierato all’Africa Race.

 

Francisco “Chaleco” Lopez. “Non c’è stato un solo giorno in cui ho pensato al risultato, neanche quando le alterne fortune dei miei avversari mi hanno aperto dei varchi clamorosi. Il mio obiettivo era correre come ho fatto per tutto l’anno nel deserto cileno, contro me stesso, e solo occasionalmente, e alla fine, confrontarmi con il rendimento degli altri. Questo perché la velocità ed il passo, la resistenza alla fatica e la tenuta della concentrazione vengono prima della è prestazione pura. Soprattutto in una gara lunga e stressante come la Dakar. È sotto questo profilo che sono pienamente soddisfatto e fiducioso per l’avvenire. Come Pilota mi sento completamente recuperato, e la formula del risultato finale, oltremodo eccellente, è ottenuta solo con questa parte, seppure fondamentale, di ingredienti. Non ho sbagliato una sola nota importante, non ho perso tempo, sono rimasto concentrato sul road book senza mai cedere alla tentazione della volata con i miei avversari, e ho saputo mantenere la calma e uscire dall’impasse della caduta. Questa è la mia “vera” velocità ritrovata in Marocco. Adesso sono pronto per la Dakar.”

 

Alessandro Botturi. “Sono contento, come sempre quando mi rendo conto di aver portato a casa un altro pezzo di esperienza. L’ultima tappa non fa testo, è stata una tappa facile. Facile perché corta e senza particolari insidie, e facile perché ho montato una forcella standard, senza particolari o personalizzate regolazioni. Un setting standard, per una tappa standard. In queste condizioni il nono posto dell’ultima frazione è da considerare eccellente, ottenuto con il solo ritmo e con un buon passo. Sarei propenso a pensare che sono pronto per la Dakar, ma non vorrei peccare di presunzione. Me ne renderò conto solo dopo il via, quando sarà passato un anno dalla mia prima volta. Solo allora avrò un riscontro reale e obiettivo dei progressi di un anno di lavoro. Intimamente, però, sono molto fiducioso. La squadra ha fatto un grande lavoro, e mi ha messo a disposizione “palestra”, “attrezzi” e “trainer” eccezionali. Come posso deluderli?”

 

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