Sclerosi Multipla: il Dr. Arata risponde ad una domanda riguardante l’articolo sulla CCSVI del NYT
“Ho ricevuto un’interessante domanda da qualcuno che ha letto l’articolo riguardante la CCSVI sul New York Times Magazine. Mi è stato chiesto:
“Lei disse che non stava trattando la SM ma solo il blocco nelle vene, ma poi Lei ha mandato una lettera con un cambiamento d’opinione. Sono confuso, mi può spiegare? “
Vediamo se riesco a chiarire. La mia prima esperienza con la CCSVI si basava sul presupposto che serviva per la SM. Non era esattamente chiaro come, ma in qualche modo dilatare le vene giugulari ha avuto un impatto sulla SM. Facendo maggiore esperienza è apparso evidente che la procedura ha aiutato i pazienti con malattie neurologiche diverse dalla SM, come il Parkinson. Logicamente ne consegue che quindi la CCSVI non potrebbe essere un trattamento per la SM. Il grado di ostruzione venosa non sembrava avere alcuna incidenza sugli effetti della procedura. Questa osservazione porta a trattare anche giugulari meno ostruite non verificandosi alcuna differenza. In ultima analisi venivano dilatate anche le giugulari non ostruite e ne seguiva la tipica risposta della CCSVI. Chiaramente stava succedendo qualcos’altro.
Per fortuna abbiamo seguito i sintomi di tutti i nostri pazienti. E’ diventata evidente una tendenza dopo centinaia di casi trattati. Nonostante la miriade di presentazioni della SM, la stessa costellazione di sintomi era presente nei nostri pazienti. Questo consistente gruppo di sintomi era quello della disfunzione autonomica. La disfunzione autonomica come entità sottostante ha soddisfatto alcune delle discontinuità che abbiamo incontrato. Ad esempio, la disfunzione autonomica è associata a tutte le malattie neurodegenerative e non solo alla SM. Questo spiega come un paziente con il Parkinson potrebbe beneficiare dalla CCSVI. Il nervo vago è il canale per i segnali autonomici e viaggia lungo la vena giugulare. La terapia di denervazione renale ci ha mostrato che le fibre autonomiche possono essere manipolate attraverso un approccio transvascolare. Se il palloncino ha stimolato meccanicamente il nervo vago ed è quello che ha portato alla risposta del trattamento verrebbe risolto il mistero di come un paziente con una vena giugulare normale potrebbe rispondere al pallonamento della giugulare.
Le implicazioni erano così convincenti che abbiamo cambiato il nostro protocollo per concentrarci ora sulla disfunzione autonomica. Il trattamento si basa su esami definiti tramite l’analisi della HRV (Heart Rate Variability), piuttosto che su studi venosi. È interessante notare che oggi siamo in grado di documentare oggettivamente la risposta alla terapia. E’ stata annullata la congettura di un effetto placebo. Sono fermamente convinto che il pallonamento della giugulare tratta la disfunzione autonomica. Ogni impatto sulla SM è mediato da alterazioni del sistema autonomico e non da cambiamenti nel flusso sanguigno. Le future indagini dovrebbero includere uno strumento per misurare la funzione autonomica per lo screening dei pazienti e la valutazione della risposta al trattamento”: