Salute

Sclerosi Multipla: uno studio sull’accumulo del ferro nelle fasi precoci della malattia

E’ stato pubblicato sul sito della rivista medica Multiple Sclerosis Journal un interessante studio intitolato “Un aumentato accumulo di ferro si verifica nelle prime fasi della malattia demielinizzante: uno studio di mappatura di suscettibilità a campo ultra-alto nella sindrome clinicamente isolata“.

Alcuni ricercatori britannici hanno provato a determinare con imaging di risonanza magnetica (MRI) a campo ultra-alto, se i cambiamenti nel contenuto di ferro si verificano nelle prime fasi della malattia demielinizzante, attraverso la quantificazione della suscettività magnetica delle strutture della materia grigia profonda nei pazienti con sindrome clinicamente isolata (CIS) che è indicativa di sclerosi multipla (SM), rispetto ai soggetti sani di pari età.



Sono stati confrontati 19 pazienti con CIS con 20 controlli sani di pari età. La scansione dei soggetti dello studio è stata eseguita su un sistema Philips Achieva a 7T, utilizzando un’eco acquisizione  3-dimensionale, pesata in T2*. I dati di fase sono stati prima filtrati passa-alto, utilizzando un metodo di dipole fit, e poi invertiti per produrre mappe di suscettibilità magnetica. E’ stata utilizzata l’analisi della regione di interesse (ROI) per stimare i valori di suscettibilità magnetica per strutture della materia grigia profonda (nucleo caudato, putamen, globo pallido, talamo e suo pulvinar).

E’ stata trovata nel gruppo con CIS una suscettibilità relativa sensibilmente aumentata, rispetto ai controlli, per il nucleo caudato (p =  meno di 0,01), putamen (p meno di 0,01), globo pallido (p  meno di 0,01) e pulvinar (p meno di 0,05). Non sono state trovate tendenze significative né coerenti nel rapporto tra sensibilità ed età sia per i controlli che per i pazienti con CIS, in nessuna ROI (r2 meno di 0,5, p più di 0,05). Nei pazienti con CIS, il tempo trascorso dall’evento clinico e i punteggi della scala di disabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla (EDSS) non erano correlati con i livelli di ferro in nessuna ROI (r2 meno di 0,5, p più di 0,05), tuttavia, è stata trovata una moderata correlazione (r2 = 0.3; p meno di 0,01) tra il carico della lesione in T1 e la suscettibilità media del nucleo caudato.

Al temine dello studio, secondo gli autori, i pazienti con CIS hanno mostrato un aumento dell’accumulo di ferro, misurato utilizzando la mappatura della suscettibilità della materia grigia profonda, suggerendo che i cambiamenti del ferro si sono verificati nelle prime fasi della malattia CIS.

Fonte: http://msj.sagepub.com/content/early/2012/11/08/1352458512465135.short

COMMENTO:

Questo studio si integra perfettamente con gli studi del prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e di altri ricercatori sul ruolo del ferro nella sclerosi multipla, che in questo studio è stato osservato già nelle fasi precoci della malattia.

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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