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Uranio Impoverito: mai fatti controlli in Kossovo. Italia: uno strano caso

foto d’archivio

Uranio Impoverito una vera e propria condanna a morte per militari e civili.

In Kossovo, gli strascichi della guerra non si sa quando smetteranno di uccidere. Morti bianche?

Effetti collaterali dei combattimenti, pare. Intanto una rivelazione scioccante è stata data dalla  Deutsche Welle che avrebbe rilevato che in Kossovo nessuno controlla la presenza delle radiazioni nell’acqua.

I bombardamenti della  Nato  sui Paesi Balcanici ed in particolare in Kossovo avrebbe comunque avuto effetti incontrollati su salute ed ambiente ancora oscuri.

I danni collaterali in Kossovo non sono mai stati provati e forse persino poco cercati.

Globalist per esempio riporta il caso di Klina, villaggio del Kossovo, dove durante la guerra erano dislocate diversi unità operative della Nato,  qui c’era anche il cannone “Gatling” con i notissimi proiettili da 30 millimetri all’uranio impoverito.

Qui da Klina passa una delle strade più difficili della guerra dei Balcani, insomma un nodo focale, dove per esempio durante la ricostruzione le macerie vengono ricoperte, forse proprio per tenere a bada l’uranio impoverito o chissà?

Qui sembra che molti soldati italiani già nel 2001 avevano segnalato radiazioni anomale.

Intanto però gli abitanti del luogo sono sicuro che Kfor non abbia lasciato nulla di pericoloso sul territorio, una convinzione dovuta probabilmente anche alle dichiarazioni del colonnello Alexander Willing ha rifiutato di intervenire sull’argomento affermando di non voler riportare attenzione su qualcosa che non costituisce pericolo e in una mail ha scritto che ” l’uso di uranio impoverito da parte della Nato durante il conflitto non ha provocato alcun rischio continuativo per la salute, e dunque da pare nostra non era richiesta alcuna ulteriore azione”.

La Nato non ha mai nascosto di aver usato uranio impoverito in Kossovo ma a quanto sembra già l’anno dopo la contaminazione in loco non c’è mai stata anche se i dati rilevati con certezza sono del 2000 e non potevano escludere contaminazioni future.


Anche in Italia la questione uranio impoverito è particolare se, per Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, “Il tema della sorveglianza epidemiologica e della prevenzione dei rischi collegati all’esposizione all’amianto è infatti ancora attuale. A vent’anni dalla sua messa al bando, i più aggiornati rapporti tecnico-scientifici informano che sul nostro territorio permane una quantità rilevante di questo pericoloso materiale, che mette a repentaglio la salute di tante persone. E’ quindi necessario concentrare, anche a livello europeo, azioni per la sua definitiva rimozione, reperendo le risorse finanziarie necessarie e proseguendo in una costante e rigorosa vigilanza sul rispetto delle norme vigenti, che in Italia sono anche di livello avanzato”.

Così scrive Napolitano al  ministro della Salute Renato Balduzzi  in occasione della seconda Conferenza governativa sull’amianto e le patologie correlate, in cui esprime “vivo apprezzamento per l’organizzazione di un’iniziativa che pone a confronto i rappresentanti delle istituzioni e i più qualificati esperti ed operatori del settore sulle problematiche ancora aperte e sulle possibili soluzioni da adottare”.


Da l’altro poi si trova il caso di Torre Veneri, in provincia di Lecce che fa riflettere. Il comandante della Scuola di Cavalleria, generale Flaviano Godio, secondo quanto riporta leccesette  avrebbe dichiarato che “Le forze armate italiane non impiegano, né hanno mai impiegato munizionamento contenente uranio impoverito”.

Specificando anche che “Per quanto riguarda il poligono di Torre Veneri – un’indagine dell’Arpa Puglia, con accertamenti radiologici eseguiti presso l’area di esercitazione e in laboratorio su campioni di proiettili e sabbia, non ha evidenziato la presenza di uranio impoverito. La comunità militare è parte integrante della realtà locale e i militari e le loro famiglie sono i primi ad essere interessati affinché venga fatta luce su eventuali cause di inquinamento, garantendo, al tempo stesso, la massima disponibilità nella collaborazione con le autorità locali. Tra l’altro, nell’ambito della spending review, sono stati destinati, per la prima volta, circa 24 milioni di euro per la bonifica dei poligoni. Nell’area del poligono di Torre Veneri, la forza armata ha implementato un nuovo disciplinare per la tutela ambientale e ha provveduto alla rimozione dei rottami metallici”.

( corsivetto 1  fonte Global list, corseivetto 2 Leccesette)

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