I misteri delle grandi pietre di Tiahuanacu e Pumapunku Civiltà precedenti il Diluvio superiori alla nostra?
Tutti i viaggiatori e ricercatori che si recano a visitare la zona tra il Perù e la Bolivia rimangono meravigliati nell’ammirare le zone intorno al lago Ttitikaka e Cuzco. Ai loro occhi si svelano misteriose costruzioni edificate con massi giganteschi, tra queste le rovine di Tiahuanacu,presso un antico villaggio indios situato sull’altipiano boliviano.
A 3846 metri d’altezza, inseriti nel paesaggio di un altipiano desertico delle Ande, sono situati i resti di un antico impero preincaico, avvolto da leggende e misteri, probabilmente uno dei siti archeologici più controversi del mondo.
Guardando i monumenti di Tiahuanaco, l’osserevatore rimane impressionato dalla perfezione e dalla maestosità di queste costruzioni monolitiche che da migliaia di anni resistono stoicamente al vento e al gelo. All’interno di Tiahuanaco si trovano tre importanti opere: il monolito di Ponce, quello del sacerdote e la famosa Porta del Sole,un arco massiccio tagliato in un unico pezzo di andesite. Gli intagli sulla facciata costituiscono l’espressione più elaborata dell’arte tiahuanaco. Un osservatore attento capisce immediatamente che le pietre usate per le costruzioni, disposte in svariati modi, anche verticalmente, non possono essere state realizzate da persone negli ultimi 10.000 anni.
Ancora meno si sa dei resti megalitici di Pumapunku, anche detto “Puma Pumku” o “Puma Puncu”, che fa parte dell’a ampio complesso o gruppo di monumenti del sito di Tiwanaku, in Bolivia.
Il suo nome significa “La porta del Puma” e le costruzioni si trovano a qualche chilometro da Tiwanaku. Processi e tecnologie utilizzati nella creazione di questi templi non sono ancora pienamente compresi dagli studiosi moderni. Di questi popoli si sa che non avevano alcun sistema di scrittura e non conoscevano l’uso della ruota , dunque come un popolo ancora così primitivo ha potuto realizzare queste strutture ?
Il metodo con cui sono trasportate a Pumapunku le pietre megalitiche è stato un argomento di particolare fascino dopo la scoperta del tempio. I massi che compongono questi resti di un antico muro, sono blocchi di 130 tonnellate, con le cave a 60 chilometri di distanza e l’insolita la forma delle pietre, lavorate in modo così preciso da poter essere unite l’una all’altra in diversi modi,sono paragonabili a un moderno sistema modulare. Per fissare le pietre venivano infatti utilizzate delle cambrette di metallo, metodo conosciuto dagli archeologi dopo gli scavi di Delfi, città dell’antichità dove risiedeva uno tra i più famosi oracoli di tutti i tempi. A quei tempi non esistevano macchine in grado di fare questi lavori di alta precisione e certo non , sono opere che si possono fare con il solo scalpello.
Ancora più sorprendente è il progetto tecnico di questi blocchi , tanto che lo studioso tedesco Erich Von Daniken fa notare che i moderni blocchi di calce struzzo nei confronti di questi appaiono primitivi. Una tecnologia che contraddice chiaramente ciò che l’archeologia ufficiale suggerisce sullo stato generale di sviluppo degli antichi popoli del Sud-America.
Ciò che colpisce è l’acutezza del mistero di queste realizzazioni gigantesche,la sua nitidezza, spiazzante, almeno poetica per non dire fantastica. Abbiamo così bisogno di meravigliarci oggi, di riscoprire come eravamo e, in un certo senso, come saremo, se è vero che il futuro non è altro che una delle possibili derive del passato.