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Il punto G, l’interruttore del piacere femminile non esiste

Il punto G, quella zona particolarmente sensibile della vagina che opportunamente stimolata darebbe il massimo piacere femminile,uno dei misteri piu’ fitti dell’amore in rosa, non esiste. Quell’area nascosta a forma di fagiolo, dalla cui stimolazione dipenderebbe la felicita’ completa di una donna sotto le lenzuola, non è niente di nuovo nè di speciale.


 Il punto G o punto Gräfenberg,  la cui effettiva esistenza èda sempre messa in discussione,  era già conosciuto nella cultura orientale come una zona del corpo della donna che, oltre al clitoride, era determinante per il suo piacere. In antichi testi filosofico-religiosi quest’area era definita “punto del sole” o “punto del piacere“. Ci si riferiva già allora ad una speciale zona o a qualcosache va solo esclusivamente stimolato?

Nella seconda metà del XVII secolo, poi  un medico olandese, Reigner de Graaf , in un suo trattato di medicina  andato perduto, riferiva della presenza di un’area, in prossimità della vagina, di particolare sensibilità erogena.

Fu poi Ernst Gräfenberg  nel 1950, a presentare un dettagliato studio scientifico, nel quale sosteneva la presenza di una zona, interna alla vagina, dalla quale aveva origine il piacere sessuale femminile. Da allora, studi, scritti, manuali sono stati dedicati al famoso punto G : come trovarlo, come stimolarlo ?

Oggi, nonostante gli studi e gli approfondimenti, nonostante un ultima campagna che proclamava a gran voce l’esatta collocazione del punto G la comunità scientifica nega l’esistenza del punto G . La controversia dura 30 anni, da quando insomma nel 1981 un infermiera, Addiego, Beverly Whipple parlò di: un “punto” erotico sensibile localizzato nell’uretra pelvica femminile e palpabile, stimolabile, attraverso la parete vaginale anteriore.

Il dott. Vincenzo Puppo, medico e ricercatore/scrittore, del Centro Italiano di Sessuologia, spiega come  Grafenberg nel 1950 non ha scoperto nessun punto sensibile nell’uretra femminile e il suo articolo non parla di un orgasmo delle ghiandole uretrali. D’altra parte non esiste nessuna immagine anatomica ed ecografica del punto G, ein più le ghiandole dell’uretra non sono in grado di scatenare un orgasmo. Il dott Puppo  ricorda come Addiego, Whipple, Perry, Jannini (un andrologo), e altri, nei loro articoli hanno di fatto “mescolato” le parole di Grafenberg “confondendo” il corpo spugnoso dell’uretra femminile descritto da Grafenberg, con le ghiandole uretrali.

Alla luce di questo, il Dott. Vincenzo Puppo sottolinea ancora che il lo stesso nome di questa zona non si deve far risalire come abbreviazione del nome di Grafenberg. Se tante donne lo cercano e si sentono frustrate perché non riescono a trovarlo, ciò probabilmente avviene, è perchè il fatidico scrigno del piacere non esiste. Si pone in parallelo  la questione che questo pulsante del piacere sia diventato un vero e proprio business,  sfruttato soprattutto dai professionisti che con l’ ampliamento chirurgico di tale punto promettono alla donna una migliore sensazione di piacere. L’intervento è una procedura inutile ed inefficace, afferma Puppo.

Insomma tutto dipende dal clitoride che durante il rapporto sessuale vero e proprio assumerebbe una posizione particolare, determinando così l’iper-sensibilità della porzione di parete vaginale ribattezzata punto G.

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