Salute

Sclerosi Multipla: lettera alla prof.ssa Alessandra Lugaresi (Chieti) sul metodo Zamboni

ilcentroGentile prof.ssa Lugaresi,

ho letto con molto interesse la sua intervista concessa al quotidiano “Il Centro” di mercoledì 13 febbraio nell’articolo intitolato “Sclerosi multipla, cure nuove e vecchie” ed in particolare al seguente passaggio «ciononostante devo rilevare che almeno 50 pazienti da me seguiti si sono sottoposti, talora anche 2 volte, all´intervento di angioplastica, senza risultati positivi nella maggior parte dei casi…»

Nel prendere atto di quanto da Lei dichiarato e della sua “posizione aperta e lucida sul metodo Zamboni», vorrei chiderLe gentilmente però quali valutazioni avete fatto nella vostra struttura ai pazienti che si sono sottoposti all’intervento, e cioé se in particolare avete verificato l’esito angiografico degli interventi (tramite ECD) e se sì con quale distanza temporale.


Sarebbe molto utile sapere se oltre all’EDSS avete anche verificato modificazioni nella scala di gravità della fatica (FSS) e nei disturbi urinari che tanto assillano molti pazienti con sclerosi multipla.

Per esperienza personale a mio avviso è comunque molto difficile valutare retrospettivamente l’efficacia di un trattamento sul quale si sa poco o nulla. Ad esempio con quale criterio hanno scelto i segmenti venosi da dilatare, se li hanno dilatati, se la flebografia postprocedurale dimostrava o meno la riuscita della PTA, se l’ecolordoppler fatto dopo ha mostrato o meno l’assenza della CCSVI e infine se si siano verificati eventi coma le trombosi che vanificano l’effetto della PTA.

Con i migliori saluti e auguri di buon lavoro.

Alessandro Rasman

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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Un commento

  1. conosco il centro: ha aderito allo studio Cosmo (ma quale studio!!!).Temo che i malati che si rivolgono in questo centro non possano nemmeno parlare di CCSVI (cadono “fulmini”).I malati stessi però dovrebbero un tantino aprire gli occhi…

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