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Disoccupazione, è dramma, continua la crescita dei soggetti attivi che non lavorano. Dati aggiornati

Disoccupazione, è dramma, continua la crescita dei soggetti attivi che non lavorano. Dati aggiornatiAnche se i grandi media ne parlano sempre meno la disoccupazione continua a mietere vittime nel nostro paese. Sono sempre di più, infatti, le persone che restano senza un posto di lavoro, come testimoniano i numeri dello studio realizzato dal sito economyonline.it, basato sui dati ufficiali rilasciati dall’Istat. Analizzando a fondo i dati, infatti, emerge che la disoccupazione è cresciuta, negli ultimi anni, a ritmi allarmanti passando dal 6,1% del 2007 all’11,2% del 2012 (in questa pagina si possono analizzare tutti i dati oggetto dello studio)


D’altro canto le aziende, sempre più in difficoltà, continuano a licenziare dando vita a quella che potremmo definire una vera e propria spirale viziosa che non sta producendo altro che ulteriore crisi. Perchè se le aziende continuano a licenziare la disoccupazione aumenta e diminuiscono, di conseguenza, i consumi.

Tutto ciò ha dell’incredibile e ci fa comprendere con quanta rapidità la crisi abbia prodotto i suoi effetti su un’economica come quella italiana. A dimostrazione di questo c’è da sottolineare che in soli 5 anni la disoccupazione  è passata dal 6% circa a poco più dell’11%, quindi è cresciuta al ritmo dell’1% all’anno di media. Ma a voler andare un po più a fondo nei dati diffusi dallo staff di economyonline.it si evince che il 2012 è stato l’anno della grande escalation con un aumento dell’1,6% circa.

Situazione ancor più drammatica se analizzata in ambito territoriale visto che la situaione nel sud del paese è decisamente peggiore rispetto a quella del nord Italia. Prendendo a campione i dati relativi al 2010 risulta che mentre la disoccupazione in Veneto era ferma al 5,8% in Puglia si raggiungeva la soglia del 13,5% e in Sicilia del 14,7%.


Una differenza estremamente marcata che ci dimostra quanto lavoro ci sia da fare non solo per risolvere il problema del lavoro ma, anche, per ridurre il gap tra le varie regioni del nostro paese.”

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