CNA: La Sardegna fanalino di coda dell’Europa, manca la competitività
Appello CNA: subito il confronto per la programmazione dei fondi UE
Il 75% delle regioni d’Europa è più competitiva della Sardegna
Il 98% ha più laureati della Sardegna
La Sardegna ha una capacità innovativa inferiore di oltre il 90% rispetto alle altre regioni europee
Il reddito disponibile per le famiglie sarde è quasi 5 mila euro in meno rispetto alla media nazionale
Il tasso di disoccupazione dei giovani sardi è il più elevato tra le regioni italiane e tra i primi dieci in Europa
Subito il confronto per la programmazione delle risorse del quadro comunitario 2014-2020
Occorre disegnare forme dell’intervento pubblico che garantiscano la maggiore efficacia possibile della spesa
«La Sardegna è agli ultimi posti in Europa per la scarsa competitività del suo sistema socio-economico: addirittura il 75% delle regioni europee fa meglio della nostra, fanalino di coda soprattutto per la disoccupazione (in particolare giovanile e femminile), la scarsa scolarizzazione, la scarsa capacità di innovare, la cronica carenza di infrastrutture». Lo dichiarano Bruno Marras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale di CNA Sardegna. Per questo la maggiore delle Confederazioni dell’artigianato sardo chiede alla Regione l’immediata apertura del confronto per la programmazione della spesa sulle cospicue risorse messe a disposizione dall’Unione Europea. Il Quadro comunitario di sostegno 2014-2020 metterà infatti in circolo svariati miliardi di euro che dovranno essere indirizzati in maniera efficace per colmare il gap strutturale ed economico-sociale che finora ha impedito la crescita e lo sviluppo della Sardegna. «E’ necessario – continuano i vertici della CNA sarda – disegnare forme dell’intervento pubblico che garantiscano la maggiore efficacia possibile della spesa. Anche la struttura produttiva della nostra regione va incontro a profondi cambiamenti e la politica economica deve porsi il problema di come accompagnare questi mutamenti».
Ma per guardare al futuro occorre anche rivolgere lo sguardo al passato e capire – proseguono Marras e Porcu – come sono stati spesi i fondi della programmazione 2007-2013, quali progetti sono stati avviati e soprattutto quanti posti di lavoro stabili sono stati creati con tali risorse, visto che tra il 2008 e il 2009 si sono registrati ben 24mila posti in meno per i giovani sardi».
Il gap economico della Sardegna
Da una recente indagine svolta dalla Cna emerge che solo un quarto delle regioni europee è meno competitiva della Sardegna. In Italia, l’isola si pone al di sotto di tutte le regioni del Centro e del Nord e sostanzialmente in linea con le altre regioni del Mezzogiorno che mostrano grandi difficoltà a risultare competitive in Europa.
Sotto il profilo puramente economico, nonostante secondo l’indagine circa il 60% delle regioni europee abbia misurato performance inferiori, il sistema economico sardo è caratterizzato da bassissimi livelli di Pil pro-capite, grandissime difficoltà nel mantenere livelli di crescita significativi (anche rispetto a molte regioni del Mezzogiorno), e da bassissimi livelli di produttività (in Italia la Sardegna va meglio solo di Puglia, Sicilia e Calabria).
Indicazioni ancora più negative arrivano dall’innovazione. La Sardegna è infatti caratterizzata da una bassissima spesa per la Ricerca e lo sviluppo (0,6% del Pil, quasi la metà della già bassa media italiana, 1,1%) e da una percentuale di laureati tra la popolazione con più di 24 anni che non arriva al 12%: un dato che fa della Sardegna una delle ultime dieci regioni in Europa. Inoltre appena 11 brevetti registrati ogni milione di abitanti (contro i quasi 70 medi italiani), definiscono un indice di capacità innovativa inferiore a oltre il 90% delle altre regioni europee, e, in Italia, anche più basso di quello registrato in regioni come la Campania o il Molise.
Anche quanto alla qualità della vita e alla distribuzione equilibrata della ricchezza e del benessere – stando allo studio Cna – la Sardegna è fanalino di coda in Europa: la combinazione tra i bassi redditi disponibili per le famiglie (quasi 5 mila euro in meno rispetto alla media nazionale), l’elevatissimo tasso di disoccupazione giovanile (nella media degli ultimi 3 anni il valore più elevato tra le regioni italiane e tra i primi dieci in Europa), un tasso di attività femminile che si mantiene su livelli bassissimi (performance inferiore addirittura dell’80% rispetto alle altre realtà europee) fanno del sistema socio-economico della Sardegna uno dei più squilibrati a livello europeo. E questo accade nonostante Sardegna non risulti affatto la regione meno dotata di infrastrutture: l’indice di accessibilità (quello che tiene conto della dotazione e della qualità delle infrastrutture portuali, aeroportuali e stradali, nonché della posizione geografica), colloca infatti la Sardegna in posizione superiore a Creta, Cipro, Canarie, Macedonia Greca, e Castiglia, regioni reputate i maggiori competitor europei della nostra.
Conclusioni
Alla luce di questa analisi, in particolare degli ultimi dati esposti, è chiaro che il fattore dell’accessibilità, o dell’insularità, sempre additato come uno dei principali responsabili del deficit competitivo della Sardegna, è solo uno dei tanti elementi (forse nemmeno il più critico) che combinati assieme concorrono a determinare risultati deludenti e per certi versi anche preoccupanti.
La scarsa competitività della Sardegna è infatti dovuta alla insufficiente scolarizzazione, che fa della nostra una delle peggiori regioni europee, paragonabile alle realtà più arretrate dell’Est Europeo. Ma anche alla spesa in Ricerca e Sviluppo, ampiamente al di sotto dei già bassi standard nazionali, o agli elevatissimi livelli di disoccupazione giovanile superiori rispetto alla stragrande maggioranza delle regioni europee.
Ecco perché, secondo Cna Sardegna, occorre che i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea debbano essere utilizzati anche per colmare il gravissimo ritardo registrato dalla Sardegna in tutti gli aspetti legati alle capacità di produrre e assorbire innovazione. E’ infatti evidente che il nodo dello sviluppo delle capacità innovative rappresenti un fattore prioritario per migliorare la competitività della Sardegna. Nel piano di sviluppo regionale presentato alla Commissione Europea, la Regione sarda indica la diffusione dell’innovazione, la promozione del potenziale dell’identità locale e delle tradizioni con la tutela delle risorse naturali. «Attendiamo di capire come la Giunta regionale intende tradurre questi obiettivi in una efficace programmazione delle risorse a disposizione – concludono i vertici di Cna Sardegna – e soprattutto vorremmo capire come sono stati effettivamente utilizzati in passato i fondi comunitari, quali progetti sono stati avviati in Sardegna e quanti posti di lavoro stabili e non fittizi sono stati creati».
Trasmette: CNA SARDEGNA