Il prezzo del petrolio ha registrato la scorsa settimana delle forti perdite. La quotazione del WTI, greggio di riferimento del Nordamerica, ha chiuso venerdì a New York ai minimi dalla fine di dicembre. Il Brent, il benchmark europeo, è sceso a Londra ai più bassi livelli da sei settimane. Durante l’intero mese di febbraio il WTI ha perso il 5,6%, il Brent il 3,6%. I mercati finanziari sono diventati più prudenti sulle prospettive della domanda di energia a causa della debole crescita dell’economia globale. Sul prezzo del petrolio ha pesato inoltre l’apprezzamento del dollaro. Un dollaro più forte è un fattore negativo per le materie prime denominate in dollari, come il petrolio, perchè le rende più care per chi possiede altre valute.
Mentre i prezzi del petrolio sono ultimamente scesi, quelli della benzina e del gasolio hanno continuato ad aumentare, almeno in Italia. Secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea il prezzo medio della benzina è aumentato a febbraio nel nostro Paese del 2,1% a 1,787 euro al litro. Più contenuto l’aumento registrato dal prezzo medio del gasolio, +0,5% a 1,702 euro al litro. Anche a febbraio l’Italia presentava i più elevati prezzi della benzina e del gasolio nell’intera Unione Europea.
Nonostante i carburanti dovrebbero restare tra i più cari a livello europeo ci sono delle buone possibilità che i consumatori possano presto tirare un piccolo sospiro di sollievo. La FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti) prevede infatti per i prossimi giorni una significativa diminuzione dei prezzi. Luca Squeri, Presidente Nazionale della FIGISC ha spiegato che le diminuzioni del mercato internazionale non sono state assolutamente ancora trasferite sul piano dei prezzi interni. Secondo Squeri ci sarebbero tutte le condizioni per una diminuzione significativa dei prezzi nei prossimi giorni, con variazioni in meno in media non eccedenti circa 2,0 eurocent/litro per benzina e gasolio.
