Italia

Limbadi: tutti i nomi dell’operazione di polizia contro la cosca Mancuso. Le ‘ndrine arrivano a Trieste

NDRANGHETA1Limbadi, maxi operazione contro le locali ‘ndrine. Fermate 24 persone ritenute dagli investigatori legati alla cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia). Tutte accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, ad esclusione di Antonio Prestia.

Fermati:

Pasquale Mancuso, 66 anni;
Giovanni Mancuso, 72;
Giuseppe Mancuso, 36;
Antonio Maccarone, 34;
Antonio Cuturello, 23;
Giovanni D’Aloi, 47;
Giuseppe Costantino, 47;
Fabio Costantino, 36;
Zbigniew Damian Fialek, 36;
Antonio Pantano, 56;
Francesco Tavella, 55;
Orazio Cicerone, 40;
Mario De Rito, 39;
Antonino Castagna, 63;
Giuseppe Raguseo, 35;
Agostino Papaianni, 62;
Leonardo Cuppari, 39;
Bruno Marano, 32;
Antonio Mamone, 45;
Antonino Scrugli, 37;
Gabriele Bombai, 43;
Salvatore Accorinti, 39;
Giovanni Antonio Paparatto, 40;
Antonio Prestia, 45.

Oltre ai fermi in custodia sono stati sequestrati anche diversi beni mobili ed immobili. Si tratta di una inchiesta ampia che vede al centro delle investigazioni la cosca Mancuso di Limbadi.
Secondo quanto è stato oggetto di indagine sembra che le ‘ndrine calabre riuscissero ad operare persino di Trieste.
Per gli inquirenti  Giovanni Mancuso, 72 anni e  Antonio Mancuso, 75 anni sarebbero uomini di punta della cosca. Infatti sembrerebbe che siano i due anziani a gestire un giro di prestiti a tasso da usura. 
In seguito all’operazione di polizia odierna gli uomini della GDF hanno sequestrato beni per 35 milioni di euro con il fermo di dieci persone e, complessivamente, la denuncia di 76 soggetti. Tra i beni sequestrati figurano due societa’; un distributore di carburante con autolavaggio e bar; un supermercato; una concessionaria di autovetture; un bar nella piazza di Tropea; un panificio industriale e numerosi conti correnti bancari,  un villaggio turistico, formalmente intestato ad un prestanome di origine nordafricana, composto da decine di appartamenti, piscina, market, due ristoranti, area camper e stabilimento balneare. Infine, il terzo filone dell’inchiesta, seguito dai carabinieri del Ros, che ha permesso di fermare Pantaleone Mancuso, ritenuto il capo della cosca, e il figlio Giuseppe Mancuso, 35 anni. Secondo i militari dell’Arma, i due avrebbero messo in piedi un qualificato circuito criminale nelle province di Vibo Valentia, Reggio Calabria e Crotone, con ramificazioni nel nord Italia. Il figlio Giuseppe avrebbe assunto la reggenza del clan durante la detenzione del padre, con i carabinieri che sono riusciti a ricostruire anche modalita’ alternative alla fittizia intestazione di beni, attraverso le quali il sodalizio avrebbe acquisito la gestione e il controllo di attivita’ imprenditoriali.

Tra i principali responsabili sembra ci sia anche Agostino Papaianni che insieme a Cosmo Mancuso,  occultava le ingenti risorse accumulate dalla “macchina” criminale. Reso noto anche il modus operandi del gruppo; i soggetti procedevano ad attività intimidatorie nei confronti di commercianti e titolari di esercizi, che venivano poi costretti ad acquistare i prodotti esclusivamente dalle società controllate dal clan.

L’operazione è scattata per alcuni movimenti finanziari che la Guardia di Finanza di Trieste ha “intercettato” in alcune banche della zona, così sono partite le indagini che stamattina hanno portato il PM Pierpaolo Bruni, della DDA di Catanzaro, a far scattare l’operazione con conseguenti arresti e sequestri.
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