Il team vascolare di Belgrado interviene per rispondere ad alcuni colleghi australiani che nel gennaio scorso avevano pubblicato nella medesima rivista un piccolo studio intitolato “Il mistero dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli” di cui avevamo dato notizia (https://mediterranews.org/2013/02/sclerosi-multipla-un-misterioso-studio-australiano-sul-metodo-zamboni/ ).
Scrivono i ricercatori serbi:
Vorremmo commentare lo studio recentemente pubblicato intitolato “Il mistero dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli” di McAuliffe e Kermode. (1)
Lo studio mirava ad analizzare un argomento molto interessante e controverso che ha recentemente prodotto un ampio dibattito tra i medici e tra i pazienti. A nostro parere, per raggiungere il loro obiettivo, gli autori hanno utilizzato un disegno e una metodologia discutibili, che hanno portato ai numerosi limiti del loro studio. (1)
Vale a dire, il numero limitato di pazienti e soggetti di controllo inclusi rende tutta la serie inconcludente. I dati sono stati dispersi dalla formazione degli investigatori sull’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), tenendo presente che i pazienti esaminati erano i loro primi 30 casi. (1)
Gli autori hanno trovato restringimenti della vena giugulare interna in 8 dei 9 pazienti senza SM mediante l’uso della flebografia, ma di non hanno effettuato l’esame sonografico (ecografia) prima della cateterizzazione per determinare se questi pazienti potrebbero avere la CCSVI senza la SM.
Pertanto, essi non confermano o escludono con l’ecografia la presenza di CCSVI in questi pazienti. La flebografia in tali pazienti descrive solo la somiglianza dei restringimenti della vena giugulare interna osservati nei pazienti con CCSVI ed altre patologie. Allo stesso modo, con l’uso dell’ecografia gli autori non hanno trovato nessun caso di CCSVI nel gruppo di pazienti con sclerosi multipla o nei soggetti sani di controllo, ma non hanno confermato l’assenza di CCSVI con la venografia con catetere. (1)
Non sappiamo se la SM è correlata con la CCSVI, ma sono state osservate alterazioni morfologiche ed emodinamiche delle vene giugulari anche nei pazienti con SM. (2)
Considerando che la CCSVI è una nuova entità e deve essere ancora definita, oltre all’ecografia, abbiamo usato l’angiografia con MDC per registrare e valutare le ostruzioni venose extracraniche nei pazienti con SM. (3) La MDCT si è dimostrata essere una procedura molto affidabile per le ostruzioni venose extracraniche intraluminali e per la diagnosi di compressione extraluminale. (3)
Oltre alla MDCT, durante l’angioplastica venosa percutanea abbiamo misurato il gradiente di pressione prima e dopo l’angioplastica a vari livelli di ostruzione per confermare il significato emodinamico delle lesioni riscontrate. (3)
Sia nei pazienti con sclerosi multipla che nei soggetti sani di controllo, devono essere eseguiti l’ecografia, la MDCT o venografia con catetere e la misurazione del gradiente di pressione prima che possa essere fatta la diagnosi finale di CCSVI.
Infine, sono necessari studi prospettici multicentrici con follow-up di lungo periodo per risolvere i numerosi quesiti riguardanti la CCSVI che molti pazienti con SM con i loro medici pongono quotidianamente.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23518354