Sardegna: questione dighe. Interviene Palomba IDV. Sono necessarie non si toccano
Cagliari, 10 maggio 2013 – “Non si può accettare che per decreto si imponga alla Sardegna di ripiombare nella siccità dopo che l’abbiamo sconfitta in maniera definitiva”. Lo afferma l’ex presidente della Regione Sardegna Federico Palomba, segretario regionale e parlamentare uscente dell’Italia dei Valori, a proposito delle norme antisismiche che entreranno in vigore tra un mese obbligando la regione sarda a svuotare le dighe per verificane la sicurezza. “Bastava interpellare geologi e sismologi per sapere che la Sardegna è una delle terre più antiche e geologicamente stabili”, afferma Palomba ricordando che nella fase iniziale della sua presidenza della Regione, nel 1995, aveva dovuto fronteggiare la peggiore annata degli ultimi settanta anni: in tutti gli invasi dell’Isola c’erano solo 800mila metri cubi d’acqua, cioè il fondale fangoso. “Per la prima volta in Italia sono stato nominato commissario straordinario per l’emergenza idrica e insieme all’allora assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Fadda, abbiamo svolto un’attività poderosa, che ha riguardato moltissimi interventi ed ha impegnato una somma complessiva di quasi 500 miliardi, tutti utilizzati per tenere l’acqua negli invasi. Questa attività – continua Palomba – ha affrancato la Sardegna dalla sua piaga secolare, portandola ai massimi livelli di godimento in Italia rispetto alle altre regioni per rapporto tra acqua disponibile ed abitante. In tal modo – aggiunge – le prime piogge sono state tutte invasate e in breve tempo siamo arrivati ad ottenere la capacità massima complessiva di invaso a quasi 1.500 milioni di metri cubi d’acqua, cui si sono aggiunti gli 800 milioni della grande diga di Busachi. E’ giusto che i sardi sappiano chi ha operato nel loro esclusivo interesse: mentre i partiti facevano la crisi in Regione noi lavoravamo per la nostra Sardegna.
La nostra azione – aggiunge – si è svolta su più fronti: contingentamento dell’acqua per usi alimentari, agricoli e industriali, accelerazione del collaudo per consentire il massimo invaso delle dighe, recupero dei reflui, riduzione delle perdite, collegamenti tra invasi; captazione di acque sotterranee non utilizzate e educazione della popolazione al risparmio. Purtroppo il completamento delle azioni che per ragioni di fine della legislatura non abbiamo potuto portare a termine, cioè l’eliminazione o la riduzione delle perdite nelle condutture, non è stato fatto dalle giunte successive, malgrado avessimo lasciato da gestire 12mila miliardi del quadro comunitario di sostegno (nella legislatura successiva dispersi a pioggia in rivoli spesso clientelari). Per questi motivi sono legittimamente orgoglioso di aver determinato il definitivo superamento della piaga siccitosa – prosegue Palomba – e mi schiero fin d’ora per una lotta cruciale contro i tentativi di portare le persone alla sete, le campagne all’aridità e le industrie alla difficoltà di esercizio. Noi sardi non dobbiamo accettare acriticamente valutazioni calate dall’alto e come al solito operate per altre situazioni – conclude -: la nostra acqua non si tocca”.