Secondo Zamboni, l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) è stata descritta come una condizione vascolare caratterizzata da anomalie dei principali percorsi venosi cerebrospinali extra-cranici che interferiscono con il normale deflusso venoso nei pazienti con sclerosi multipla (SM).
Recenti studi hanno dimostrato che queste anomalie venose non sono esclusive dei pazienti con SM, e che i pazienti con altre malattie neurologiche o anche gli individui sani possono presentare queste anomalie. I correlati clinici e di risonanza magnetica di questi risultati sono ancora sconosciuti, e in questo momento non è chiaro se la CCSVI possa influenzare la progressione della malattia nella sclerosi multipla o svolgere un ruolo nelle alterazioni emodinamiche cerebrali indotte dalle CCSVI nella SM e negli individui sani.
E’ stata utilizzata l’angioplastica percutanea transluminale (PTA) per le anomalie correlate alla CCSVI in uno studio in aperto che ha valutato la sicurezza e l’efficacia sui risultati clinici e di risonanza magnetica su 65 pazienti dopo un follow-up a 18 e a 24 mesi. Ulteriori studi in aperto hanno confermato che le procedure di PTA sono relativamente sicure. Tuttavia, questi studi non erano in cieco, controllati o randomizzati, ed i pazienti non sono stati stratificati per quanto riguarda il loro standard di trattamento (DMT) durante il follow-up. Solo in uno studio pilota controllato è stata studiata la sicurezza e l’efficacia della PTA per anomalie correlate alla CCSVI in pazienti con SM recidivante-remittente (RR).
Mentre questo piccolo studio pilota ha mostrato che la PTA per la CCSVI era correlata ad un parziale miglioramento nelle misure di outcome clinico e di risonanza magnetica di pazienti con SM, non poteva raccomandare la PTA come trattamento per la SM, e richiedeva studi controllati con placebo, con un numero maggiore di pazienti e l’uso di tecniche di imaging più avanzate per valutare i cambiamenti fluidodinamici cerebrali dopo la PTA.
Pertanto in questo momento, non si sa se la PTA per la CCSVI può migliorare le alterazioni cerebrali fluidodinamiche indotte dalla CCSVI in pazienti con SM o con altre malattie neurologiche, o in individui sani.
Per Zamboni dato che la CCSVI è caratterizzata da stenosi del sistema di drenaggio venoso cerebrale, c’è ragione di credere che la condizione potrebbe causare una sottile ipertensione venosa nel seno sagittale superiore, che a sua volta tenderebbe a ridurre il volume di flusso del liquido cerebrospinale (CSF) nel seno dallo spazio subaracnoideo – un risultato che è stato dimostrato in un recente studio pilota con un piccolo numero di pazienti con SM e controlli. Questo lo ha portato a ipotizzare che la CCSVI potrebbe essere avere un effetto sulla dinamica del CSF nei pazienti con SM.
Al fine di esplorare questo tema, lo studio è stato progettato per investigare se la PTA nei pazienti con SM e con standard di DMT diagnosticati con CCSVI può modificare le caratteristiche del flusso del CSF e risultati sulla velocità.
E’ stato effettuato uno studio di 12 mesi caso-controllo in cieco con MR che includeva 15 pazienti con SM recidivante-remittente che presentavano stenosi significative (riduzione del lume pari o superiore al 50% alla flebografia con catetere) nelle vene giugulari interne o azygos. Otto pazienti sono stati sottoposti a PTA in aggiunta alla terapia medica immediatamente dopo le valutazioni di base (casi), mentre a 7 la PTA è stata ritardata dopo 6 mesi di sola terapia medica (controlli).
Le misure del flusso e di velocità del CSF sono state quantificate da oltre 32 fasi del ciclo cardiaco utilizzando un metodo semi-automatico. I risultati sono stati confrontati tra i due gruppi al basale, a 6 e 12 mesi dello studio con un’analisi del modello ad effetto misto.
Al basale, non sono state rilevate differenze significative nelle misure del flusso e di velocità del CSF tra i 2 gruppi. A 6 mesi, è stato rilevato un significativo miglioramento dei risultati sia nel flusso (p <0,001) che nella velocità (p = 0,013), nel gruppo immediato rispetto a quello ritardato, mantenendosi a 12 mesi (rispettivamente p = 0.001 e p = 0.021). l confronti del flusso all’interno dei gruppi dal basale al follow-up hanno mostrato un significativo aumento nel gruppo immediato (p = 0,033), ma un decremento nel gruppo ritardato (p = 0,024).
Le misure alterate del flusso e della velocità del CSF sono state associate con un peggioramento dei risultati clinici e di risonanza magnetica nel gruppo ritardato.
Al termine dello studio, secondo l’autore, la PTA su pazienti con SM con CCSVI aumenta il flusso del CSF e ne diminuisce la velocità, che sono indicativi di una migliore drenaggio venoso del parenchima.