Sclerosi Multipla e Metodo Zamboni: intervista al Dr. Attilio Guazzoni (primario radiologo)
Continua la polemica innescata da alcuni neurologi sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), nella sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Sulla materia abbiamo intervistato il radiologo vascolare ed interventista Dr. Attilio Guazzoni, primario dell’Ospedale di Domodossola:
Dottor Guazzoni, sulla base della sua esperienza la CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste veramente?
“Certo. La CCSVI è stabilita essere conseguenza di una malformazione trunculare venosa . Il difficile è riconoscerla in quanto tale, poiché nessuna metodica di imaging può essere definita il “gold standard”, nemmeno la flebografia con catetere, poiché anche questa è soggetta a variabili quali: concentrazione iodica del mezzo di contrasto utilizzato, sua diluizione durante l’esame, idratazione del paziente, posizione del capo durante le serie, output cardiaco, respirazione, ecc. Le variabili anatomiche sono tante e non studiate.”
A suo avviso c’è una correlazione con la sclerosi multipla e le altre malattie neurologiche?
“C’è una correlazione tra alcuni sintomi “ascritti” alla SM e la CCSVI; certo non curiamo la SM, ma i sintomi legati alla CCSVI; per es. la stanchezza cronica, il controllo vescicale, ecc. Se poi la malformazione è causa di SM si vedrà; certo la genesi autoimmune della SM è messa fortemente in discussione, anche se la immunità poi gioca un ruolo.”
Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione cosa ci può dire?
“Gli studi “indirizzati” mi lasciano tiepido; non spendo parole; troppo è stato detto e questo ha provocato il blocco lavorativo di alcune realtà sanitarie pubbliche; critico fortemente anche la sperimentazione , così come voluta, con sham-tecnique. Non la ritengo etica. E tutto quello che è stato fatto? Come se l’esperienza maturata sul campo non valesse nulla. Avremo fatto errori certo, ma qualche risultato lo abbiamo ottenuto.”
Ai malati di SM positivi alla CCSVI consiglierebbe di fare l’intervento di angioplastica oppure è meglio aspettare la fine degli studi in corso?
“Allora; se si assume per certo quanto sopra al punto 1 e 2, dopo audit clinico sulla fattibilità e sicurezza dell’intervento nel singolo Centro, con dati onesti e certi, mi contraddirei se dicessi di no. Personalmente, se fossi affetto da SM, con i sintomi che so possono migliorare con la PTA, certo la farei.”