Continua l’attività informativa dello “Sportello dei Diritti”, circa la diffusione di patologie o di possibili epidemie, per coadiuvare gli enti preposti in una costante opera di prevenzione, a seguito della raccolta dei dati ufficiali che provengono dalle stesse istituzioni del settore.
In tal senso, anche quest’anno, come nelle precedenti estati, spiega Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, procediamo con le segnalazioni dei contagi della temibile febbre del Nilo occidentale che nel 2012 colpì anche alcune aree della Nostra penisola.
Il virus appare con febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell’infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe; atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.
Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi.
Il primo caso umano del virus in Unione Europea è stato segnalato proprio questa settimana. In Grecia nella regione dell’Attica, più precisamente nella parte orientale della regione, il 16 luglio è stato denunciato un probabile caso dalle autorità sanitarie locali.
Nel 2012, la stessa regione aveva registrato il più alto numero di casi in Grecia (45 di 161) anche se ha anche una popolazione di oltre 4 milioni di persone.
Ricordiamo, inoltre, che tra i paesi dell’UE che avevano segnalato casi di febbre del Nilo occidentale nel 2012 erano stati Bulgaria, Croazia (membro dell’Unione dal 1° luglio 2013), Ungheria, Romania e la Nostra Italia.
Il rapporto settimanale dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sulla febbre del Nilo occidentale comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi autoctoni umani nell’UE e nei paesi limitrofi, tra cui un confronto con i dati precedenti, un aggiornamento della situazione e una tabella del numero di casi di paese e zona. Esso è pubblicato sul sito dell’istituzione europea ogni venerdì pomeriggio.
L’obiettivo del progetto è quello di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute delle aree nelle quali risulta possibile il contagio del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere la loro attuazione della normativa sulla sicurezza della salute.
Secondo la normativa europea sulla sicurezza della salute, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per assicurare la sicurezza in caso di casi di febbre del Nilo occidentale. Una sfida importante per l’attuazione del presente regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.