E’ stato pubblicato sul sito della prestigiosa rivista scientifica Neurology dell’American Academy of Neurology un interessante articolo intitolato “I fattori di rischio per le malattie rare possono essere rischiosi da definire: PML e Natalizumab“.
Il rinnovato interesse per la PML è iniziato a metà degli anni ’80, quando è stata riconosciuta come una malattia che definisce l’AIDS nell’1-3% di tutte le persone infette da HIV-1, ancora di più nell’era della terapia combinata antiretrovirale. La PML è riportata in pazienti con sottostanti malattie neoplastiche, trapianti d”organo e malattie reumatiche, ma dal 2004, la PML è diventata drammaticamente corrente come grave evento avverso associato ad una promettente terapia con anticorpi monoclonali, il Natalizumab, per il trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (SM). La stessa rivista Nature ha mostrato che malattie demielinizzanti con eziologie e patologie sostanzialmente differenti possono verificarsi nello stesso cervello, abbastanza notevolmente in alcuni casi, non senza un esito fatale. Nel 2006, la presenza stimata di PML in pazienti con SM trattati con il Natalizumab, con un trattamento medio di 17 mesi, era di 1 caso su 1.000. Con più di 115.000 pazienti trattati a livello globale con il Natalizumab per periodi più lunghi di tempo, quella stima è di 1 su 330. Nei pazienti positivi agli anticorpi per il virus JC che hanno una storia clinica di trattamento soppressivo immunitario prima del Natalizumab, e che hanno ricevuto più di 24 dosi, il numero di casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva è di 1 su 90.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23925759