Quindi sino al 22 agosto e dall’inizio del 2013, 42 casi di virus nell’uomo sono stati segnalati nell’UE e 176 nei paesi limitrofi.
Solo durante la scorsa settimana, ben 12 nuovi casi sono stati rilevati nell’UE.
La Grecia ha segnalato nove nuovi casi nelle aree con precedenti (Attiki 4, Kavala 2, Salonicco 1, Xanthi 2).
Inoltre, il probabile luogo dell’infezione del caso segnalato dall’Austria il 14 agosto è stato identificato in un quartiere di Sankt Pölten, capoluogo del land della Bassa Austria.
Nei paesi limitrofi, sempre nella scorsa settimana sono 57 i nuovi contagi ufficialmente denunciati.
Israele ha riferito sette nuovi casi nei distretti con precedenti (Central 2, Haifa 4, Tel Aviv 1).
Il Montenegro ha segnalato il primo caso quest’anno nella regione di Podgorica, un’area già segnalata come probabile luogo dell’infezione umana nel 2012.
La Federazione Russa ne conta 17 nuovi.
La Serbia è lo stato più colpito con 32 nuovi casi segnalati.
Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ricorda che il rapporto settimanale dell’ECDC, sulla febbre del Nilo occidentale comprende la mappa della attuale distribuzione geografica dei casi umani autoctoni segnalati nell’UE e nei paesi vicini, un aggiornamento della situazione e una tabella che presenta i casi nei paesi e le zone colpite.
Tutte le informazioni sono fornite al fine di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute nelle zone con in corso di trasmissione del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere l’attuazione delle normative vigenti.
In particolare, secondo la legislazione sulla sicurezza sangue dell’UE, gli Stati membri devono avviare tutte le misure di controllo per garantire la sicurezza del sangue nel caso di contagi del virus in questione.
Una sfida importante per l’attuazione del suddetto regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.