Italia

Tortura, disegno di legge approvato in Commissione al Senato, il Coisp: “Criminalizza le Forze dell’Ordine prima che gli sia detto cosa fare e non fare”

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“In Italia si continua, pervicacemente, a voler mettere in campo interventi e provvedimenti che rispondono più ad esigenze mediatiche ed a posizioni della piazza che alle reali necessità di migliorare strutturalmente e concretamente le cose. E si continua a farlo a scapito degli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, sempre più stritolati fra le pretese di uno Stato che non riesce a mettersi d’accordo con se stesso e le recriminazioni legate e singole e specifiche vicende ingigantite e distorte strumentalmente. La prova?
Un giorno si grida allo scandalo perché le Forze dell’Ordine immobilizzano qualcuno pancia a terra, e l’indomani si grida all’eroismo di Forze dell’Ordine che fanno la stessa, precisa, identica cosa! Oggi che è stata ufficialmente riconosciuta più che mai la necessità di mettere in campo protocolli operativi per le Forze dell’Ordine – cui lavoriamo alacremente assieme ai Vertici del Dipartimento – per garantire maggiore certezza, sicurezza e serenità generale, prima di tutto agli stessi Operatori del Comparto, ecco che prontamente la solita schizofrenia istituzionale salta a piè pari ogni ragionevole e concreto bisogno di stabilire procedure ineludibili prima di poter accusare qualcuno di averle violate. L’urgenza era solo quella di mettere la parola ‘tortura’ in qualche testo di legge, per sedare le continue manifestazioni di dissenso e criminalizzazione delle Forze dell’Ordine, se poi in pratica la norma non chiarisce nulla e non migliora nulla, ma aggrava solo ed ulteriormente le condizioni dei Tutori della Sicurezza non importa un granchè”.
E’ questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia dell’approvazione al Senato, presso l’apposita Commissione, del disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura nell’Ordinamento italiano.
“Il testo dello specifico articolo di cui discutiamo (613-bis) – aggiunge Maccari -, fa riferimento a ‘violenze, minacce o trattamenti disumani o degradanti’, o peggio ancora ad ‘omissioni’, da cui possano nascere ‘sofferenze fisiche o psichiche’ in una maniera tale che risulta possibile ricomprendervi tutto e il contrario di tutto, pretendendo inoltre che l’Operatore abbia conoscenze tecniche e sanitarie che in realtà non ha. E’ di un’evidenza lampante che concepire un testo del genere, significa non avere la benché
minima idea di come si svolga il lavoro delle Forze dell’Ordine e di cosa voglia dire effettuare interventi che richiedano l’uso della forza. Altrimenti chi ha stilato quel testo saprebbe che violenze, o minacce o trattamenti disumani o degradanti sono quelli che normalmente subiscono gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine quando lavorano. Se chi scrive le norme non sa e si rifiuta di sapere cosa voglia dire operare nei confronti di chi aggredisce te e gli altri cittadini, di chi usa la violenza, di chi vuole evitare un
rimpatrio, di chi è insano di mente o ubriaco o drogato o malato, di chi vuole spaccare la testa agli avversari allo stadio, di chi usa mezzi inenarrabili e disgustosi e subdoli e altamente pericolosi e lesivi per reagire ai Tutori dell’Ordine, allora è impossibile che dia vita a regole condivise da migliaia di uomini e donne mandati in strada a rischiare la vita per quattro spiccioli”.
“Concepire un testo del genere – conclude il Segretario del Coisp – sapendo bene che non ci sono procedure codificate cui un Poliziotto debba rifarsi quando interviene, ma che la valutazione dei suoi gesti e persino di eventi fortuiti che lui non può neppure prevedere viene lasciata all’esclusivo arbitrio di chi si troverà a giudicarlo, è di un’ingiustizia e di una superficialità avvilenti. L’idea che ne traspare è che si sia voluto fornire solo l’ennesimo strumento che, partendo da una criminalizzazione di fondo dell’operato
delle Forze dell’Ordine, contribuisca a schiacciare ulteriormente gli Appartenenti al Comparto sotto il peso .


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