Secondo i ricercatori dell’Università di Buffalo (New York) non vi è alcun modalità diagnostica stabilita di imaging non invasivo o invasivo che attualmente possa servire come un “gold standard” o “punto di riferimento” per la rilevazione delle anomalie venose indicative di insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI). E’ stata studiata la sensibilità e la specificità di 2 tecniche di imaging invasivo vs. 2 tecniche di imaging non invasivo per la rilevazione di anomalie venose extracraniche nelle vene giugulari interne (IJVs) e nelle vene azygos/vertebrali (VV) nei pazienti con sclerosi multipla (SM).
I dati di questo studio pilota di confronto per l’imaging multimodale sono stati raccolti nella fase 2 dello “studio prospettico randomizzato sulla terapia endovascolare nella sclerosi multipla” (PREMiSe) utilizzando tecniche di imaging standard. Trenta soggetti con SM sono stati sottoposti a screening inizialmente con ecodoppler (ECD), di cui 10 non soddisfacevano i requisiti della procedura di screening non invasiva su ECD che consisteva di > = 2 criteri venosi emodinamici extracranici. Quindi, 20 pazienti con SM recidivante sono stati arruolati nello studio di imaging diagnostico multimodale. Con la venografia con risonanza magnetica (MRV), venivano considerati risultati anormali delle IJV un flusso assente o puntiforme, mentre un flusso anormale delle VV veniva classificato come assente. Le anomalie delle VV erano determinate solo mediante esami non invasivi . La venografia con catetere (CV) era considerata anormale se veniva rilevata una restrizione del lume > = 50%, mentre l’ecografia intravascolare (IVUS) era considerata anormale quando veniva trovata un restizione del lume > = 50 % o difetti intra-luminali o ridotta pulsatilità. Sono state effettuate comparazioni sulle modalità di imaging non invasive e invasive la tra IJVs sinistra, destra e totale e tra le VVs e la vena azygos. Poiché non esiste un modo affidabile per valutare in modo non invasivo la vena azygos, le anomalie delle VVs rilevate dall’esame non invasivo sono stati confrontate con le anomalie dell’azygos rilevate dagli esami invasivi. Tutte le modalità di imaging sono stati analizzate in un modo accecato da più di un osservatore, sulle quali è stato raggiunto un consenso. La sensibilità e la specificità sono state calcolate utilizzando le tabelle di contingenza che denotano la presenza o l’assenza di risultati sulle anomalie delle vene tra tutte le modalità di imaging utilizzate singolarmente come punto di riferimento.
La sensibilità della CV + IVUS era del 68,4% per la IJV destra e del 90% per la IJV sinistra e dell’85,7% per la vena azygos/ VVs, rispetto alle anomalie venose rilevate all’ECD. Rispetto alle anomalie venose rilevati alla MRV, la sensibilità della CV + IVUS era del 71,4% nella IJV destra e del 100% nella IJVs sinistra e del 100% nella vena azygos/VVs, tuttavia, la specificità era rispettivamente del 38,5 %, 38,9% e 11,8%. La sensibilità tra le due tecniche di imaging invasive, usate come parametri di riferimento, variava dal 72,7 % per la IJV destra al 90% per la vena azygos, ma l’IVUS mostrava un più alto tasso di anomalie venose rispetto alla CV. Vi era un’eccellente corrispondenza tra l’identificazione delle vene collaterali nella MRV e CV.
Al termine dello studio, secondo gli autori, lo screening non invasivo ECD per la rilevazione di anomalie venose indicative di CCSVI può essere un approccio affidabile per identificare i pazienti che possono beneficiare di ulteriori esami di imaging multimodale invasivo delle IJVs. Tuttavia, i metodi di screening non invasivi erano inadeguati per descrivere la quantità totale delle anomalie della vena azygos/VVs rilevate con esami invasivi. Questo studio pilota, con dimensione limitata del campione, dimostra che dovrebbe essere raccomandato per descrivere una serie di anomalie venose extracraniche indicative di CCSVI un approccio diagnostico di imaging multimodale sia non invasivo che invasivo. Tuttavia, la mancanza di esami invasivi sui soggetti dello studio i cui risultati sono stati negativi nello screening ECD e nei controlli sani, limita ulteriormente la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, i risultati delle due tecniche invasive confermavano l’esistenza di gravi anomalie venose extracraniche con significativa compromissione del normale deflusso di sangue dal cervello in questo gruppo di pazienti con SM.
Fonte: http://www.biomedcentral.com/1471-2377/13/151/abstract
COMMENTO:
Nelle conclusioni finali degli autori: “i risultati delle due tecniche invasive confermavano l’esistenza di gravi anomalie venose extracraniche con significativa compromissione del normale deflusso di sangue dal cervello in questo gruppo di pazienti con SM”.
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