Italia

Fermato Vincenzo Mango

arrestoRoma, a Fiumicino nel pomeriggio di ieri, venerdì 15 novembre, è stato  notificato a  Mango Vincenzo, nato a Recale (CE) l’11.04.1968, residente  a Modena, un’Ordine di Carcerazione emesso il 15.03.2013 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli.

Mango, si legge, deve espiare la condanna alla pena della reclusione di diciotto (18) anni e otto (8) mesi per concorso in omicidio, aggravato dall’avere agito al fine di agevolare l’organizzazione di stampo mafioso denominata clan Belforte, detti i Mazzacane, attiva nel comprensorio di Marcianise (CE), Caserta e comuni limitrofi al capoluogo.
Mango Vincenzo, accompagnato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, proveniva dall’Albania, dove si era rifugiato per sottrarsi all’esecuzione del provvedimento restrittivo, e dove era stato individuato ed arrestato ai fini estradizionali.

Mango, si apprende, deve scontare la condanna in merito al’omicidio  di Salzano Ciro, nato a Napoli il 10.2.1979, consumato a San Nicola la Strada (CE) il 13.09.2000. Secondo le indagini della Squadra Mobile, il delitto si inseriva nel contesto di contrasti insorti nel clan Belforte, cui la vittima era affiliato, e venne deciso per arrestarne le ambizioni di ascesa nell’organizzazione, a seguito dell’omicidio di un altro affiliato di spicco, il pregiudicato Cangiano Michele, nato a Maddaloni (CE) il 6.6.1961.

Infatti, Cangiano, capo zona nel comprensorio di San Nicola la Strada (CE) e San Marco Evangelista (CE), venne assassinato pochi giorni prima, il 22.08.2000, per volontà degli allora reggenti del clan: Buttone Bruno, nato a Marcianise (CE) il 20.5.1972, Froncillo Michele, nato a Marcianise (CE) il 12.5.1975 – entrambi divenuti collaboratori di giustizia – e Trombetta Luigi, nato a Marcianise (CE) il 19.10.1956, che temevano volesse assumere la leadership dell’organizzazione, stante la detenzione dei capi storici, i fratelli Domenico e Salvatore Belforte.
Nella circostanza, l’incarico di attirare nella trappola il Cangiano venne affidato proprio a Salzano Ciro che, a sua volta, mirava a sostituirlo nel ruolo di capo zona.
In relazione all’omicidio di quest’ultimo, le indagini della Squadra Mobile di Caserta ne avevano ricostruito puntualmente la dinamica, delineando i ruoli di tutti coloro che parteciparono alla decisione ed alla esecuzione materiale dell’omicidio: in particolare Buttone Bruno e Froncillo Michele ne furono i mandanti.
Quindi, la vittima designata fu attirata in un tranello, infatti, con il pretesto di dovere bloccare insieme ad altri affiliati alcuni cantieri a S. Nicola la Strada, nell’area S. Gobain, Anziano Giovanni lo convocò ed insieme a Cuccaro Domenico, Raucci Antonio e Mango Vincenzo si recarono insieme nei pressi del mattatoio comunale di Caserta dove, appena discese dalla macchina, Cuccaro Domenico sparò al Salzano. Poi, Mango ed Anziano si allontanarono con la vettura del Salzano che fu abbandonata ed incendiata poco lontano dal luogo del delitto.
Le minuziose indagini della Squadra Mobile, intervenuto nell’immediatezza dell’omicidio, permettevano una dettagliata ricostruzione dell’episodio, anche grazie all’acquisizione delle riprese del sistema di videosorveglianza di una ditta ubicata a pochi metri dal luogo dell’omicidio, dalle quali si distingueva chiaramente che una delle auto utilizzate dal commando era proprio quella di Mango Vincenzo.
Ulteriori dettagli, in seguito, vennero forniti dai c.d.g. Froncillo Michele e Cuccaro Domenico, l’uno mandante, l’altro esecutore materiale del delitto.
Infatti, oltre a Mango Vincenzo, sono stati condannati tutti i partecipi all’omicidio, appunto, i c.d.g. Frocillo Michele e Cuccaro Domenico, e poi Buttone Bruno, recentemente divenuto anche lui c.d.g., AnzianoGiovanni, e Raucci Antonio.
Mango Vincenzo, di mestiere falegname, affiliato al clan Belforte con il ruolo di esattore di tangenti nel comprensorio di Macerata Campania (CE), all’indomani del grave episodio delittuoso, si era trasferito nel modenese, dove aveva cambiato vita. Poi, nell’imminenza della sentenza definitiva relativa al processo che lo vedeva coinvolto insieme agli altri affiliati al clan Belforte per l’omicidio Salzano, si era rifugiato in Albania dove, grazie anche ai rapporti ed alle conoscenze acquisite attraverso la sua professione, aveva trovato lavoro come falegname.
Però, nonostante l’estremo tentativo di sfuggire alla giustizia italiana, è stato individuato in Albania in pochi mesi per cui, tramite il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, veniva avviata immediatamente la procedura per il suo arresto e la sua estradizione, conclusasi ieri presso lo Scalo Aereo di Roma/Fiumicino, dove è giunto scortato da personale dell’Interpol.
Dopo le formalità di rito, Mango Vincenzo è stato tradotto alla Casa Circondariale di Roma Rebibbia.

(fonte Julies News(

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