Italia

Concorrenza sleale, Fima: lo sconcerto di Confindustria e le lacrime di coccodrillo

lacrime di coccodrillo“Sono gli allevatori italiani ad essere sorpresi dal comportamento omissivo di Confindustria”. Così Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.

Confindustria è sconcertata perché per la prima volta un ministro si è svegliato una mattina ed è diventato doganiere affermando che “non conosce le norme sul commercio Ue”.

E’ vero vi è una distanza incolmabile tra quanto espresso e sottoscritto dal nostro Paese a Bruxelles e quanto il ministro De Girolamo intende far percepire con la sua azione. Sono altri, però, i ministri da incolpare per quel che hanno fatto in passato, a danno dell’ agricoltura italiana svendendo il nostro Paese. Ma è pur vero che la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale è sacrosanta e qualcuno deve pur cominciare a farla, a prescindere dal colore del giubbotto che s’ indossa.

Gli industriali, dal loro canto, non hanno dimostrato con i fatti di voler intraprendere una lotta alla concorrenza sleale per tutelare le produzioni agricole nazionali. E oggi se importiamo il 50% del grano, il 40% del latte, il 40% della carne, la colpa non è da attribuire solo alla politica miope, ma anche ad una classe dirigente fatta di lobby industriali che ha favorito in Europa le maglie larghe ostacolando i processi di informazione a favore dei consumatori, in cambio di appalti, vendite di tecnologie all’ estero, baratti e quant’altro. Tutti, dunque, hanno colpe nella riduzione della sovranità alimentare dell’ Italia!

In alcune filiere, addirittura, sembrerebbe che siano proprio i nostri industriali ad utilizzare strategicamente la leva import-export per condizionare i mercati nazionali.

E’ il caso della filiera cunicola. Nella quale, ad esempio, noi non riusciamo ad esportare conigli macellati in Francia, in compenso la Francia esporta in Italia tutto il suo surplus a prezzi di dumping, condizionando negativamente il mercato del vivo italiano, senza che l’ industria di macellazione italiana sinora abbia contrastato il fenomeno, nelle sedi opportune europee. Perché questa omissione?


I conigli macellati francesi non possono essere immessi in commercio in Italia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’ interno del Paese di origine. Questo fenomeno di dumping – per ammissione degli stessi commissari macellatori Cun, basta leggere i verbali della commissione unica nazionale che chiunque può consultare sul sito Cun-conigli del ministero, dopo essersi registrato nell’ archivio riunioni (http://www.cunconigli.it/public/archivioRiunioni.php) – prefigura una discriminazione internazionale dei prezzi che non tiene conto delle perdite dei produttori italiani, tende a favorire pratiche di monopolio e altera la struttura del commercio tra Stati europei. E’, dunque, vietato dalle norme Ue!

La Confindustria, che conosce le norme che regolano il commercio europeo, sa che dietro queste politiche di prezzi si nasconde qualche forma di aiuto di Stato vietato dalla Unione europea, su cui occorrerebbe indagare perché in Italia e in Europa così viene falsata la concorrenza e si impedisce la formazione del mercato unico. Ma le sue associate, stranamente, non hanno mai inoltrato un ricorso a Bruxelles. Perche?

Ufficio Stampa Fima


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