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Pavia: tra pizzo ed ‘ndrangheta

'ndranghetaLombardia, terra ‘ndrangheta. Prosegue il processo Infinito e spesso e volentieri si scoprono nuove infiltrazioni. Intanto Pavia sembra sia una piccola capitale del crimine organizzato è a Pavia infatti che veniva arrestato nel 2008  Francesco Pelle.

Mentre a Casorate Primo qualche mese fa viene fermato Giuseppe Perre, Perre è accusato di aver  favorito la latitanza di due uomini dell’ndrine calabre.  A Pavia intanto ormai è chiaro si paga il pizzo, a mettere alla luce il racket a Pavia è una inchiesta della Procura di Milano.

A seguito dell’inchiesta che ha portato al fermo di 10 persone a Milano dove sono state scoperte infiltrazioni d’ndrangheta nella security di alcuni dei più noti locali della movida sarebbero state rilevate nella vicina Pavia delle presunte richiesta di pizzo ad un ristoratore che gestisce un locale all’interno di un centro commerciale.

Secondo quanto riporta il giorno a richiedere il pizzo sarebbero Catanzariti e Grillo.

“Uno vuole rivolgersi alla polizia e l’altro la vuole sistemare… uno vuole di qua e un altro vuole di là… adesso gliel’ho detto io, qui prima che si va avanti a “farina e lievito” gli ho detto io: «mi preparo un automatico…» e gli faccio il discorso… e dopo, come vogliono facciamo”. Sono parole che Agostino Catanzariti, 66 anni, fra gli arrestati di ieri, rivolge a Michele Grillo, 66 anni, anche lui arrestato, riferendosi proprio ai due fratelli proprietari del ristorante.

Una conversazione telefonica fatta il 26 aprile 2012 che è stata intercettata dagli investigatori. E se uno dei due avesse deciso di rivolgersi alle autorità? “Io gli sparo nel letto quando ritorna a casa. Dopo vediamo come… dopo vedi che dice: «meglio che mi do da fare qualche ragionamento...» è la risposta di Catanzariti. Grazie a un’altra intercettazione, captata nel pomeriggio dell’11 maggio 2012, gli investigatori hanno accertato che effettivamente il figlio di Agostino, Saverio Catanzariti, 40 anni, anch’egli indagato, aPavia ci andò per davvero, due volte, il 24 e il 25 aprile 2012.

E lo fece per minacciare i proprietari del ristorante. “Peppe lo ha preso dal collo e gli ha detto: siediti qui che ti devo parlare!”. Così il padre descriveva a Michele Grillo quanto aveva fatto suo figlio con uno dei proprietari del locale pavese. Come si legge nell’ordinanza, “Solo in diversa fase processuale potranno essere utilmente sentiti i fratelli per corroborare o meno l’odierno quadro indiziario, attualmente caratterizzato da elementi di non univoca e sicurissima lettura”. Se il quadro indiziario venisse confermato, però, il timore è che il ristorante citato non sia stata l’unica vittima delle estorsioni.

 
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