Sclerosi Multipla: nel 2013 la CCSVI di Zamboni si è sgonfiata?
Se esistesse un gioco che ci invita a bere ogni volta che il termine insufficienza venosa cronica cerebrospinale, o CCSVI, è apparso nel 2013 in un titolo quale “smascherata” o “campane a morto”, tutti noi saremmo stati ubriachi ben prima di Capodanno. Sono prevalsi gli studi che hanno contestato la teoria secondo la quale esiste un legame tra CCSVI e SM, proposta dallo specialista vascolare italiano Paolo Zamboni. “Lo sblocco delle vene nella SM” è stata nominata dalla CBC come una delle prime 6 notizie del 2013. Uno studio clinico di Albany (New York), programmato per includere 86 residenti nel Saskatchewan, è stato fermato a settembre a causa della mancanza di adesioni. La CCSVI è stata dichiarata un “fiasco”, invocata anche come ammonimento.
Ma uno sguardo retrospettivo alla CCSVI nel 2013 rivela un quadro più complesso – nel quale gli studi positivi sono stati oscurati da quelli negativi, i dati clinici sono stati sfilati per adattarsi al giudizio prevalente, ed alla retorica non supportata dai fatti. C’era allegria che gli studi hanno dimostrato che la CCSVI non è la causa della SM, né il trattamento della CCSVI una sua “cura” (una pretesa che Zamboni non ha mai avuto), e di evidente disprezzo per il fatto che il trattamento potrebbe offrire qualche sollievo per quelli con ostruzioni venose extracraniche che hanno sintomi neurodegenerativi. Persa nella confusione era la ricerca emergente sul ruolo del flusso sanguigno, sulla perfusione, e su come i difetti luminali all’interno delle vene potrebbero ostacolare il flusso e contribuire alle malattie neurodegenerative.
Il primo colpo all’ipotesi della CCSVI è apparso a marzo con i risultati del primo studio randomizzato di trattamento della CCSVI, PREMiSe, presso l’Università di Buffalo. Il principale ricercatore Robert Zivadinov è stato uno dei primi neurologi della SM a collaborare con Zamboni, la sua ricerca precedente ha rivelato un’associazione tra CCSVI e SM, anche se non nella misura in cui è stata trovata da Zamboni. I risultati sono stati trasmessi in un video diffuso alla vigilia del meeting del 2013 dell’American Academy of Neurology, dove i risultati sono stati presentati con un poster; hanno detto che il trattamento della CCSVI era “sicuro”, ma non migliora i risultati dei pazienti e, in alcuni casi, li fa peggiorare. Gran parte della copertura mediatica dello studio su 19 persone, che non è stato pubblicato, non è riuscita a notare che non ha incontrato il suo endpoint dichiarato di migliorare il flusso venoso, dimostrando le sue discutibili conclusioni. La prima parte dello studio PREMiSe, che ha ripristinato il flusso sanguigno nei soggetti, è stata pubblicata, ma non ha ricevuto copertura mediatica, forse perché le sue conclusioni erano più difficili da analizzare: Si è riscontrato che il fluido cerebrospinale si muoveva più velocemente attraverso il cervello, un miglioramento che è continuato un anno dopo il trattamento.
La ricerca che ha ricevuto “inchiostro” è stato uno studio finanziato dalla MS Society nel mese di aprile che ha misurato il flusso sanguigno negli adolescenti con SM rispetto a ragazzi “normali” con l’ecografia e la risonanza magnetica. Un comunicato stampa della MS Society ha parlato di “minimi segni di CCSVI nei bambini con SM”. Joan Beal, un difensore della CCSVI di alto profilo da quando suo marito Jeff ha ottenuto miglioramenti duraturi dopo il trattamento per la CCSVI nel 2009, ha fatto scricchiolare i dati; ha scoperto che gli adolescenti con SM avevano il 27 per cento in meno di flusso sanguigno nelle loro vene giugulari interne di sinistra rispetto ai “normali”. Eppure la constatazione che i bambini con SM hanno il flusso sanguigno venoso notevolmente ridotto non è stata rilevata dai ricercatori stessi.
L’anno del serio “sgonfiarsi” della CCSVI è iniziato nel mese di agosto, quando è uscito uno studio della McMaster University che non ha trovato alcuna prova di CCSVI in 99 adulti con SM rispetto a 100 controlli sani con un comunicato stampa che affermava che la CCSVI è stata “smascherata”. (Nello stesso giorno è stata pubblicata una ricerca italiana sulla sicurezza ed efficacia dell’angioplastica per il trattamento di CCSVI ma non ha ricevuto praticamente alcuna menzione dai media: hanno trovato blocchi nel 98 per cento dei 1.200 soggetti).
Nel mese di ottobre, i ricercatori hanno pubblicato uno studio italiano annunciato nel meeting 2012 del Comitato Europeo per il Trattamento e la Ricerca nella Sclerosi Multipla (ECTRIMS). Lo studio ha trovato la CCSVI solo in circa il tre per cento dei pazienti con SM e solo leggermente meno nei controlli sani o nei pazienti con altre malattie neurologiche. A ruota è arrivata la ricerca dell’Università del British Columbia pubblicata su The Lancet che ha trovato “restringimenti” venosi nel 74 per cento delle persone con SM. Ma ha anche trovato restringimenti simili nel 66 per cento dei fratelli non malati delle persone con SM e nel 70 per cento dei controlli sani. Quindi, in altre parole, le vene definite come “ristrette” sono di fatto la norma. Lo studio ha utilizzato la venografia con catetere, che i ricercatori hanno definito come il “gold standard”. Ma come Zivadinov ha sottolineato in un’intervista del 2012, non c’è ancora un “gold standard” nella diagnosi della CCSVI: ” È un dato di fatto, stiamo stabilendo degli standard, e la venografia con catetere [non è un] gold standard per una serie di motivi”, ha detto riferendosi a questo studio. Come le ricerche stanno sempre più dimostrando, è quello che c’è all’interno della vena intraluminale in termini di blocchi, valvole e flusso sanguigno che conta.
Nel riferire dello studio dell’UBC, i redattori non si sono presi nemmeno la briga di tirare fuori il Thesaurus: “La teoria venosa sulla SM di Zamboni smascherata da uno studio”, scrive uno: “Studio sfata la CCSVI: restringimenti nelle vene del collo trovati in persone con e senza SM” scrive un’altro. Molti titoli hanno scritto, erroneamente, che gli studi ecografici screditano il trattamento della CCSVI: “Trattamento controverso non può aiutare i pazienti con SM” e “Studio canadese getta ulteriori dubbi sul trattamento di liberazione per la SM”. La CBC ha continuato annunciando le sue prime 6 storie sulla salute nel 2013: “Una serie di studi nel 2013 hanno sfatato il credo dell’italiano Paolo Zamboni che riaprendo le vene del collo ostruite o ristrette si potrebbe alleviare i sintomi della sclerosi multipla.”
Ma se i sintomi della SM vengano alleviati o meno dal trattamento della CCSVI non è stato stabilito, al di là di rapporti aneddotici. Questi rapporti suggeriscono che tra uno e due terzi dei pazienti avvertono un certo beneficio, che può essere duraturo o meno. Le ricerche negli Stati Uniti e in Europa condotte nel 2013 hanno concluso che il trattamento della CCSVI era sicuro, e ha portato a miglioramenti fisici e psicologici che vanno da lievi a significativi. Zamboni ha uno studio clinico in corso in Italia. In Canada, è stato avviato uno studio di trattamento di quattro centri con 100 partecipanti, i risultati sono attesi per la fine del 2015. Altre ricerche sono a buon punto.
Eppure, non è sorprendente che prevalga la mentalità “La CCSVI-è- stata-smascherata”, al punto che la CCSVI è ora invocata come esempio di come contrastare i nuovi trattamenti alternativi. A novembre, per esempio, una storia sul Mail and Globe ha aperto il dibattito sul fatto se i bambini con epilessia possano trarre vantaggio dall’utilizzo della marijuana medica. Il bioeticista di Toronto Kerry Bowman ha utilizzato la CCSVI come un ammonimento: “Ma siamo stati su questa strada con altre cose, come [la terapia di liberazione] per la sclerosi multipla “, ha scritto Bowman. “Avevamo la gente che giurava che questa ha cambiato la loro vita e poi non ha retto agli studi clinici randomizzati”.
Ho inviato una email a Bowman per chiedere a quali studi randomizzati di trattamento clinico si riferisse, dal momento che non ne è stato pubblicato nessuno. “Penso che quello che ho detto probabilmente è che essi non hanno confermato benefici”, ha risposto. “Sono stati riferiti studi clinici in esecuzione, ma ora nessuno è disposto a discuterne”. Ho risposto chiedendo se fosse stato citato erroneamente. La sua risposta: “La terapia di liberazione non ha retto agli studi clinici…”
La frase riecheggia in un editoriale di ottobre sul Multiple Sclerosis Journal, “Addio a tutto questo: una breve storia della CCSVI” del neurologo di Montreal Michael Raminksy e del radiologo Karel terBrugge di Toronto. (Raminsky è un ex membro del consiglio medico consultivo della MS Society; terrBrugge al momento invece ne fa parte). Il pezzo è caustico nel liquidare la CCSVI, citando gli studi che rifiutano collegamenti CCSVI-SM (riferisce del fallimentare studio clinico PREMiSe come “un eccezionale, ma piccola, prova”). Suggerisce che l’interesse ad indagare sulla CCSVI è irrazionale (“si potrebbe sostenere che tali studi non sarebbero stati necessari in una società razionale, ma sono stati, purtroppo, assolutamente necessari nella società iper-connessa in cui viviamo”) e ha dichiarato la ricerca sulla CCSVI un “fiasco”, chiedendosi: ” Cosa si può fare per prevenire che tali fallimenti si verifichino in futuro?”.
La resistenza alla CCSVI tra i neurologi ha raggiunto un tale crescendo che ora si svolge nei tribunali, come abbiamo appreso a novembre, quando la Corte Distrettuale dell’Ontario ha dato la luce verde per una querela per diffamazione presentata a Barrie, Ontario. dal chirurgo vascolare Sandy McDonald contro il neurologo di Ottawa Mark Freedman. McDonald è stato il primo chirurgo vascolare canadese ad indagare sulla CCSVI, si recò a Ferrara in Italia per studiare l’ecografia e il trattamento della CCSVI. Ha condotto un piccolo studio di trattamento su sei pazienti prima che fosse fermato; gran parte hanno avuto benefici, come trasmesso su W5 nell’aprile 2010. La sua clinica di Barrie continua a fare ecografie per la CCSVI.
La querela di McDonald sostiene che Freedman ha agito con “totale indifferenza per la verità”, come parte di una “continua campagna per imbarazzare e vessare i sostenitori della CCSVI”. Sostiene che Freedman, ex consulente medico nazionale della MS Society of Canada, ha diffamato McDonald per email con il Ministro della Salute dell’Ontario Deb Matthews, copiata al Collegio dei Medici Chirurghi dell’Ontario. Freedman ha affermato McDonald ha “attirato” i pazienti nella sua clinica radiologica, e ha defraudato il sistema di fatturazione dell’OHIP sotto un’altra diagnosi. Ha anche esortato il Ministero di indagare e fermare la clinica di McDonald perché stava effettuando esami diagnostici per la CCSVI che “beffano” il sistema. Il Collegio ha rilevato che McDonald ha fatturato direttamente ai pazienti, non all’OHIP – e non ha fatto nulla di improprio. In sua difesa, Freedman ha detto che era preoccupato che i pazienti si sottoponessero a “una procedura rischiosa”, che non aveva alcun beneficio medico provato. Non è stata annunciata alcuna data per il processo davanti alla giuria.
La distorsione scientifica è sempre motivo di preoccupazione, come chiarisce Daniel Sarewitz nel suo saggio del 2012 “Fate attenzione alla parzialità strisciante. ” Certamente è stato evidente fin dall’inizio nelle resistenze alla CCSVI – dalla palese esclusione di esperti vascolari dal tavolo di “esperti” sulla CCSVI convocato dal Canadian Institute of Health Research (CIHR), alla più insidiosa derisione di Zamboni mostrando una macchina per il ghiaccio con il suo nome in un presunto video educativo sulla CCSVI finanziato dal CIHR.
Eppure il collegamento vascolare alla SM risale a secoli fa, come confermato da un meta-studio del 2013 che ha esaminato 132 pubblicazioni scritte tra il 1839 e il 2012, che conclude: “Mentre la controversia sulla malattia venosa nella SM è nuova, l’osservazione di placche della SM perivenulari e le teorie venose sulla patogenesi della SM sono vecchie come la storia della ricerca sulla SM”. Quello che sbagliano, però, è che la polemica sulla malattia venosa nella SM non è “nuova”. Un affascinante studio del 1988, “Costruzionismo sociale e sociologia medica: uno studio della teoria vascolare della sclerosi multipla”, da far leggere a chiunque sia interessato alla politica medica, ripercorre le resistenze all’interno della neurologia per l’ipotesi vascolare della SM decenni prima che Zamboni coniasse la CCSVI. Il suo focus è sulla “disuguaglianza dei poteri sulla produzione e valutazione delle conoscenze sulla SM” . Tradotto: i neurologi determinano quale ricerca sia valida, tanto che le ricerche al di fuori della teoria autoimmune della SM, ancora non dimostrata, sono state respinte mentre è stata abbracciata la scienza meno rigorosa per sostenere il paradigma corrente prevalente.
Ma quest’anno ha offerto spiragli di cambiamento visto che i neuroscienziati hanno riconosciuto l’importanza del flusso sanguigno nella SM. La ricerca presentata in una conferenza di dicembre a San Diego , “La coagulazione sanguigna delle proteine può offrire una diagnosi precoce della sclerosi multipla”, ha rivelato che la fibrina e l’ipercoagulazione sono associate con la SM ed altre malattie neurodegenerative, il focus del lavoro di Zamboni. Al 70° Congresso Mondiale dell’Unione Internazionale di Flebologia a Boston in questo autunno, un evento non proprio brulicante di media, Zamboni ha espresso la speranza che questa controversia tra le comunità vascolare e neurologica possa essere risolta da una “valutazione multi-modale” della CCSVI. Dopo l’anno che abbiamo visto, ci sembra ottimista. Ma senza ottimismo non c’è progresso.
Fonte: http://www2.macleans.ca/2014/01/05/ccsvi-2013-debunking-spin-and-legal-drama/
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