Lavorare in uno studio legale ed in Tribunale per 35 ore a settimana Vivere sotto la soglia di povertà
Cinque milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà, persone che non hanno le risorse per sopravvivere.
La soglia di povertà è un livello di reddito al di sotto del quale una famiglia o un individuo vengono considerati poveri. Per ogni tipologia di famiglia esiste una diversa soglia di povertà. Se ad esempio prendiamo una famiglia composta da due persone, nel 2008, in Italia veniva considerata relativamente povera se aveva un reddito medio inferiore alla soglia di 1.000 euro mensili, mentre per una famiglia con due figli a carico la soglia era di 1.630 euro mensili
Impiegati, insegnanti, commercianti, piccoli imprenditori sono stai travolti dall’onda anomala della crisi, trascinati ai margini della società, costretti a vivere in apnea, sospesi tra il sogno della ripartenza e l’incubo della povertà. È una vita in apnea, quella della classe media italiana, che negli ultimi anni ha patito più di tutti gli effetti di una crisi
Definire drammatica la situazione dell’Italia è un eufemismo: 10 milioni di poveri e un terzo della popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale, più di tre milioni di disoccupati e un giovane su due senza lavoro.
Nell’ambito di questo agghiacciante scenario, emergono migliaia di storie di persone e famiglie che denunciano di non riuscire ad arrivare nemmeno alla terza settimana del mese a causa delle esigue risorse economiche sulle quali possono contare.
Vi sono storie che riguardano famiglie ove il “capofamiglia” è disoccupato , ma anche storie di lavoratori, perfino liberi professionisti, che non riescono a guadagnare quanto è necessario per poter vivere al di sopra della soglia della povertà.
Una testimonianza amara, in questo senso, ci proviene da un avvocato quarantenne di Foggia, Eugenio Gargiulo, laureatosi a soli 22 anni, ed abilitatosi alla professione forense ad appena 25 anni, il quale , nonostante da oltre dieci anni lavori per 35 ore a settimana tra il Tribunale ed uno studio legale , non riesce a percepire più di 500 euro al mese!
“ E’ una situazione paradossale – commenta sfiduciato l’avv. E. Gargiulo – riuscivo a guadagnare di più una decina di anni fa quando , ancora praticante non abilitato, avevo però la possibilità di trattare contenziosi in materia di infortunistica stradale. Oggi , purtroppo, con la riforma in tema di assicurazioni, noi giovani avvocati, siamo stati “scavalcati” , e non abbiamo più la possibilità , come accadeva prima, di poterci inserire nelle trattative tra assicurazione e contraente assicurato per guadagnare qualcosina.”
“ I contenziosi giudiziari più importanti e di un certo peso se li accaparrano gli studi legali già affermati, ed ai giovani avvocati spesso restano le briciole , rappresentate da clienti non danarosi che fanno fatica a pagare l’onorario del legale”
“ E se decidi di non lavorare in proprio, ma alle dipendenze di uno studio, la sorte migliore che ti possa capitare è quella di lavorare pressocchè gratis, in quanto ti viene detto che l’esperienza che acquisisci vale quanto una retribuzione non elargita!”
Ed ecco come anche un libero professionista , quale è l’avvocato, possa trovarsi di colpo a vivere al di sotto della soglia della povertà, nonostante , in pratica,egli lavori al pari di un muratore o un idraulico, e meriti un trattamento retributivo quanto meno di pari dignità!
Foggia, 6 febbraio 2014 Avv. Eugenio Gargiulo