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Cun-Conigli: Anlac, la ghigliottina sul regolamento è un vulnus per la democrazia rappresentativa

Cun-Conigli: Anlac, la ghigliottina sul regolamento è un vulnus per la democrazia rappresentativaAppello alla Comagri della Camera dei Deputati

Che l’ ultima variazione al regolamento Cun-Conigli, avvenuta attraverso un blitz, sia stata una decisione scorretta e antidemocratica è fuor di dubbio, che sia diventato uno sport nazionale, un po’ meno. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario nazionale della Cun Conigli, dopo l’ audizione informale presso la Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati.

Al tavolo tecnico della filiera cunicola preposto alla regolamentazione della Cun sono infatti stati invitati i commissari, che non avrebbero titolo per partecipare ad una fase di “regolamentazione della Cun” di competenza dell’ apposito Gruppo di Lavoro Trasparenza del Mercato, al posto delle associazioni di rappresentanza e delle centrali cooperative aventi diritto ad essere informate della convocazione del tavolo tecnico di filiera. Ai commissari, come è noto, spetta invece occuparsi della fase di “trattazione del prezzo”, cosa ben distinta dalla fase di “regolamentazione della Cun”.

Insomma un pasticcio che ha prodotto delle decisioni che, oltre ad essere illegittime sotto il profilo formale, rappresentano un vulnus per la democrazia rappresentativa in quanto esautorano la funzione dei commissari effettivi, riducendoli da sei a quattro. Lo spirito dell’ accordo e del regolamento di base condiviso nel protocollo istitutivo, era ben diverso. In quella sede tutte le parti si erano impegnate a rispettare uno specifico elenco dei componenti, una graduatoria ben definita dei sostituti, una rappresentanza di tutto il territorio nazionale, il superamento delle borse merci locali e l’ effettiva applicazione nei contratti dei prezzi indicati dalla Commissione unica nazionale dei conigli vivi da carne da allevamento nazionale. Il tutto sotto l’ egida del Mipaaf, adesso l’ associazione chiede che il Parlamento intervenga sul Governo per correggere la deriva in atto attraverso un apposita risoluzione.

Sebbene vi sia stato il raggiungimento di un nuovo accordo, con dei commissari decaduti e non ancora rinnovati, alcuni capisaldi non possono essere messi in discussione senza mettere in discussione l’ intero protocollo istitutivo. Il nuovo regolamento a rigor di logica dovrebbe essere annullato, anche perchè non porta risposte concrete alle richieste più volte avanzate dagli allevatori in direzione di una maggiore trasparenza e neutralità, principi suggeriti da autorevoli organismi istituzionali (Antitrust e Parlamento). Il nuovo regolamento, in particolare, esclude nella fissazione del prezzo finale l’ ipotesi di ‘sorteggio’ e ‘non quotati’, ma di fatto inserisce il concetto del range ovvero di un prezzo biforcuto; l’ introduzione, inoltre, di una flessibilità nella tempistica, contrasta con l’ opportunità di chiudere la trattativa nello stesso giorno della seduta, come sarebbe corretto e risulta, pertanto, anticoncorrenziale.

Infine, alcune procedure nella definizione del prezzo, di fatto, rafforzano la funzione mediatrice del segretario che assume delle funzioni che non sono proprie. La segreteria è tenuta a svolgere unicamente una funzione verbalizzante senza violare gli accordi previsti nel protocollo istitutivo e nello stesso regolamento. La definizione previsionale della tendenza e del prezzo – conclude – deve essere la risultante di autonome decisioni imprenditoriali, da assumere durante la seduta cun, e non una copertura legale a comportamenti che, altrimenti, sarebbero proibiti.

UFFICIO STAMPA ANLAC

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