Buon compleanno: i novanta anni dell’Unità
“Io propongo come titolo L’Unità, puro e semplice, che avrà un significato per gli operai e avrà un significato generale perché noi dobbiamo dare importanza specialmente alla questione meridionale”.
Nasceva così un quotidiano nuovo L’Unità, correva il 12 febbraio 1924. Gramsci, fondatore, aveva le idee chiare tanto da imporne il titolo in una lettera che da Vienna indirizzava al al Comitato esecutivo del Pci . Per Gramsci serviva un quotidiano per partito, visto che Ordine nuovo, Il comunista e Il lavoratore erano stati sospesi per l’avvento del Fascismo. Sopratutto serviva un quotidiano per la classe operaia. Scriveva Antonio Gramsci
“Credo che sia molto utile e necessario, data la situazione attuale italiana – che il giornale sia compilato in modo da assicurare la sua esistenza legale per il più lungo tempo possibile. Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito”.
La prima uscita è datata proprio mattina del 12 febbraio 1924, L’Unità sottotitolata Quotidiano degli operai e dei contadini: (il sottotitolo cambierà poi in Organo del Partito Comunista di Italia, il 12 agosto dopo la frazione dei terzinternazionalisti).
Il giornale, diretto a da Ottavio Pastore (del Pci) e Francesco Buffoni. Caratteristica era la sua redazione una redazione composta solo da “rivoluzionari professionali”, intercambiabile, con una sostanziale parità di retribuzioni, buone sì, ma senza alcuna fantasia di liquidazioni, orari contrattati, dibattiti interni di rivendicazioni salariali. Insomma, o va bene così o buongiorno e arrivederci e si butta subito nella campagna elettorale.
Tutto il resto è storia, storia del giornalismo italiano.
Di seguito il ricordo alla Camera dei Deputati in un intervento di Gianni Cuperlo, PD
“Grazie Presidente.
Cari colleghi, gli anniversari combinano sempre storia e memoria. Nel calendario privato di ciascuno di noi a prevalere è la seconda. Nel calendario civile – quello che accompagna la vita di una Nazione – prevale quasi sempre la prima.
Poi capitano eventi e date che queste due cose – storia e memoria – mescolano in un modo inestricabile.
Ho chiesto la parola per ricordare in quest’Aula uno di questi momenti.
Era il 12 febbraio del 1924 quando Antonio Gramsci fondò un quotidiano che ancora oggi, tutte le mattine, arriva nelle nostre edicole.
Quel quotidiano era l’Unità.
Secondo Gramsci avrebbe dovuto essere un giornale della sinistra. E quel titolo – che lui definì “puro e semplice” – doveva parlare a operai e contadini, ma avere anche un significato più generale.
Fu un anno terribile quel 1924.
Il 10 giugno il fascismo sequestrò e uccise Giacomo Matteotti. E in quegli stessi mesi – lo ricordo alle colleghi e ai colleghi più giovani – Gramsci varcò le porte di quest’Aula e si sedette su questi banchi come deputato eletto del Partito Comunista.
Da lì, da quelle vicende, ci separano i 90 anni che oggi ricordiamo.
L’Unità questo tempo lunghissimo lo ha vissuto raccontando l’Italia, l’Europa, il mondo.
Lo hanno fatto giornalisti, scrittori, intellettuali, dirigenti politici.
Lo hanno fatto nella clandestinità e poi lungo l’intera parabola della Repubblica.
Pasolini, Quasimodo, Calvino, Pavese, Garcia Lorca o Hemingway: sono solo alcune delle firme che all’Unità hanno consegnato parole e testimonianze del loro tempo.
Impossibile citare i direttori che si sono succeduti: ma alcuni nomi forse si debbono ricordare per il ruolo che a lungo hanno avuto qui dentro.
Uno è Pietro Ingrao che in anni difficili sedette sulla poltrona di presidente della Camera.
L’altro è Alfredo Reichlin che poco più che ragazzo l’Unità la diresse e che oggi, quasi novantenne, continua a scrivere su quelle colonne con l’intelligenza e la passione di una vita.
Un giornale – ogni giornale – è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese.
A quella tessera i democratici e la sinistra italiana sono legati da un affetto e una passione civile profondi.
Era giusto dirlo qui, oggi.
E’ bello poterlo fare.
Grazie.”