SI’ SOLO A UNA RICONVERSIONE IN IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
DEGLI IMPIANTI DI BIOSTABILIZZAZIONE GIA’ ESISTENTI
Stop Consumo di Suolo e altre emissioni aggiunte ad emissioni!
LEGGETE TUTTO PER CAPIRE E PREVENIRE
SI FA APPELLO ALLA MASSIMA CIVICA MOBILITAZIONE
PER FERMARE QUESTI Impianti, ex novo, impattanti di Compostaggio Industriale nel Salento!
Sotto un paravento di una campagna di opinione con contenuti e miraggi apparentemente virtuosi, in realtà, assistiamo nei fatti al crollo di ogni principio di buona tecnica, ecologia, economia e sostenibilità ambientale: la possibilità per i cittadini di pagare meno tasse sui rifiuti; la possibilità di incrementare la stessa differenziata; una gestione dell’impiantistica volta a ridurre il Consumo di Territorio; l’imperativo categorico di inquinare meno e la riduzione degli sprechi; tutti questi fari per una buona amministrazione del territorio vengono meno con la nuova riprogrammazione territoriale relativa alla gestione dei rifiuti.
La Regione Puglia e innumerevoli comuni hanno, purtroppo, sottoscritto contratti pluriennali con aziende coinvolte in quello che ormai è risaputo essere il “ciclo dei rifiuti invirtuoso”, che prevede discariche, incenerimento e un trattamento intermedio sui rifiuti indifferenziati di pseudo-malo-compostaggio chiamato “biostabilizzazione” il cui prodotto viene definito non a caso “compost grigio” poiché, sebbene da un lato la componente organica in esso evolva nel verso del compost, la presenza a monte di sporchi contaminanti ne fa un prodotto scadente e inutilizzabile in agricoltura. Pertanto, non a causa dell’impianto in sé, ma del rifiuto non differenziato in esso conferito la biostabilizzazione diventa ad oggi una semplice fase intermedia nel verso, sempre e comunque, del riempimento di nocive discariche. I vincoli dei contratti già stipulati di fatto tagliano le gambe ad ogni possibilità concreta di incremento considerevole delle percentuali di differenziazione e compostaggio delle frazioni umide, con rischio, se non con estrema certezza, di ulteriori aggravi delle tasse, già esose, pagate da tutti i cittadini, a seguito del non raggiungimento della soglia minima di differenziata prevista dalla Comunità Europea, il cui non raggiungimento implica il pagamento della multa-ecotassa pro-differenziazione, che si scarica sempre sulle tasse pagate dai cittadini. Inoltre a questo si aggiunga lo stanziamento di finanziamenti pubblici da parte della Regione Puglia per la realizzazione di tutta una nuova impiantistica proprio per la differenziazione e il compostaggio, azione quest’ultima apparentemente positiva, ma che in realtà creerà una doppia filiera parallela e in competizione con quella esistente dell’incenerimento-discariche per l’accaparramento dei rifiuti, (già da contratti con valenza pluriennale assegnati dagli enti pubblici locali di gestione del territorio alle aziende delle discariche-incenerimento), nonché il consumo di nuovo suolo per realizzare i nuovi impianti a danno del paesaggio e dell’ambiente con ulteriore cementificazione del territorio, e con la stipola, persino, di nuovi contratti per gli enti pubblici con le aziende dei nuovi impianti e nuovo conseguente assurdo incremento delle tasse per i cittadini!
La filiera esistente del cattivo ciclo dei rifiuti inceneriti ha già forze lavoro impiegate con contratti, impianti costruiti e già avviati e i contratti sono fortemente vincolanti per le amministrazioni locali obbligate a conferire i loro rifiuti a questi impianti, o al pagamento di more per il mancato raggiungimento della soglia minima di conferimento. Tutto ciò rischierebbe di depauperare a monte i nuovi impianti virtuosi di differenziazione e recupero dei rifiuti con conseguenti sprechi di denaro pubblico, speculazioni, appalti inutili, e ulteriore aggravio delle tasse sui rifiuti per i cittadini, ultimo anello debole di una catena sulla quale pesa di fatto tutto il ciclo dei rifiuti regionale. Pertanto, continueremmo ad avere rifiuti bruciati trasformati in cenere e fumi nocivi respirati dai cittadini a danno della loro salute ed altri rifiuti sotterrati nelle discariche ad inquinamento dei suoli e avvelenamento della acque potabili di falda; la principale fonte strategica d’acqua potabile, quella del sottosuolo in una Puglia carsica a suoli mediamente molto permeabili! Inoltre si aggiunga ad aggravio delle preoccupazioni dei cittadini il sentore della possibilità di incrementare addirittura gli impianti preposti all’incenerimento sul territorio pugliese, ampliando anche gli inceneritori già esistenti e utilizzando persino come inceneritori le centrali termoelettriche a carbon fossile, i cementifici e, forse anche, domani le centrali odierne a biomasse!
Pertanto riteniamo fondamentale che la Regione Puglia fermi assolutamente la creazione di due filiere ridondanti in parallelo e in concorrenza tra loro per la gestione e il trattamento dei rifiuti e il loro correlato business. Vi sarebbe, addirittura, il rischio che, al fine di portare a pieno regime le due filiere ridondanti, tutto ciò potrebbe comportare l’apertura delle porte della Puglia a rifiuti extra-regionali, o addirittura extranazionali, trasformando la nostra regione nella “pattumiera dell’Europa e del Mediterraneo”, uno scenario assolutamente da scongiurare. Mentre quella che vogliamo e dobbiamo costruire tutti insieme è la Puglia come “giardino bello sano e pulito del Mediterraneo e d’Europa!”
Proceda, dunque, la Regione Puglia sulla strada virtuosa e obbligata della riconversione degli impianti esistenti intavolando e trovando accordi con le ditte che li gestiscono, riprogrammando i finanziamenti che, invece, attualmente si vorrebbe impegnare per questa assurda creazione di un sistema dicotomico in concorrenza, spegnendo così i nocivi inceneritori e il conferimento in discarica dei rifiuti, e riconvertendo le medesime forze lavorative senza generare problemi occupazionali di alcun tipo, riconvertendo in loco i medesimi impianti già esistenti per orientarli alla differenziazione con recupero di tutti i preziosi materiali di scarto, oggi volgarmente e impropriamente definiti “rifiuti”, e il compostaggio delle frazioni umide da impegnarsi in agricoltura, abbattendo così l’uso dei fertilizzanti chimici prodotti industrialmente a danno dell’ambiente.
L’esistenza degli impianti di biostabilizzazione già preposti ad attuare una sorta di “compostaggio” ma su un rifiuto a monte indifferenziato, nonché le dichiarazioni in più occasioni rilasciate dai tecnici delle stesse imprese che gestiscono tali impianti, evidenziano la possibilità e semplicità tecnica della riconversione, degli stessi, nei nuovi impianti di compostaggio con zero consumo di suolo e zero incremento degli impatti ambientali, tutto il contrario di quanto avverrebbe realizzando altrove ed ex novo impianti di compostaggio, ad ulteriore riprova dell’opportunità e necessità della riconversione dello stesso “ciclo invirtuoso dei rifiuti incenerimento-discariche” nel nuovo ciclo dei “Rifiuti Zero differenziata-compostaggio”. La conversione dei biostabilizzatori in impianti di compostaggio, può sia essere totale, sia parziale, poiché essi hanno di solito più linee parallele per la biostabilizzazione dei rifiuti, cosicché si può trasformare-impiegare, come impianti di compostaggio, solo un numero prestabilito di linee, aumentabili via via che si incrementa la selezione dell’umido di qualità tramite l’incremento della raccolta virtuosa e differenziata dei rifiuti! Così tutti gli impianti di compostaggio/biogas privati già realizzati sul territorio pugliese devono essere obbligati a utilizzare solo frazioni umide dei rifiuti urbani locali, e non scarti agricoli e zoo-tecnici locali per i quali con metodi naturali e assolutamente non energivori gli stessi agricoltori/allevatori dovrebbero provvedere al compostaggio direttamente nei campi da loro coltivati e gestiti. Così la stessa necessità del compostaggio nei grandi impianti dovrebbe essere minimizzata favorendo e incentivando massimante e prioritariamente con efficaci e doverosi sgravi fiscali il compostaggio domestico delle frazioni umide dei rifiuti da realizzare nei giardini e negli spazi verdi privati o appositamente individuati. Così più in generale per gli impianti di compostaggio sarebbe opportuno l’impiego di metodologie il meno energivore possibile e a zero cemento.
Anche, a tal fine e non solo, è importante la richiesta che la Regione Puglia vieti con urgenza l’ingresso sul territorio pugliese per smaltimento d’ogni tipo e/o trattamento d’ogni tipo dei rifiuti prodotti e raccolti in aree extra-regionali, per stroncare così a monte ogni possibilità di nociva speculazione da parte delle eco-mafie e, comunque, spiacevoli situazioni immorali connesse all’arrivo, nelle pseudo-strumentali-emergenze rifiuti, e non solo, di ulteriori rifiuti in Puglia non prodotti in loco, che si addizionano ai già cospicui problematici rifiuti locali!
Il principio virtuoso del “Ciclo dei Rifiuti Zero”, quello dello “Stop al Consumo di Territorio”, quello di “Economicità”, quello di “Buona Tecnica”, quello di “non aggravio delle emissioni nocive”, quello di “miglioramento degli standard ambientali”, se è vero come è vero che operazioni di compostaggio è da ritenersi più ecosostenibile di quella di biostabilizzazione, trovano contemporanea attuazione solo e soltanto nell’operazione di riconversione dei già esistenti di biostabilizzazione in impianti di compostaggio di qualità. Non si dimentichi che chi oggi parla di nuovi impianti di compostaggio altrove sa bene che gli impianti di biostabilizzazione continuerebbero a funzionare sempre e comunque senza nessun neppur lontano progetto di loro ambientalizzazione o di loro completo smantellamento con decementificazione e bonifica dell’area e ritorno a ubertosi campi agricoli di quei territori!
Facciamo dunque attenzione ai canti delle sirene di coloro che oggi stanno tentando di cavalcare, mistificatoriamente, il buon sentimento civico ambientalista per, invece, gettare il seme cattivo di una nuova devastante speculazione assolutamente da fermare e impedire.
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Info:
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c/o Ospedale di Maglie “M.Tamborino”
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