Secondo il prof. Siddiqui al momento non c’è alcuna modalità diagnostica prestabilita di imaging non invasiva o invasiva che possa servire come punto di riferimento per l’individuazione di anomalie venose, indicative di insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI).
E’ stata studiata la sensibilità e la specificità di due tecniche di imaging invasive per l’individuazione di anomalie venose extracraniche nelle vene giugulari interne (IJV) e nella vena azygos dei pazienti con sclerosi multipla (SM).
I dati di questo studio pilota di confronto multimodale di imaging sono stati raccolti nella fase 2 dello studio “Terapia endovascolare prospettica randomizzata nella sclerosi multipla” (PREMiSe) utilizzando tecniche di imaging standardizzate. Trenta soggetti con SM sono stati esaminati inizialmente con l’ecodoppler (ECD), di cui 10 non soddisfacevano i requisiti della procedura di screening non invasiva con ECD che consisteva in ≥ 2 criteri emodinamici venosi extracranici. Quindi, 20 pazienti con SM recidivante sono stati arruolati nello studio di imaging diagnostico multimodale. La venografia con catetere (CV) è stata considerata anormale quando è stata rilevata una riduzione del lume ≥ 50 %, mentre l’ecografia intravascolare (IVUS) è stata considerata anormale quando è stata trovata una riduzione del lume ≥ 50 % oppure difetti intraluminali o ridotta pulsatilità. Sono state effettuate comparazioni della modalità d’imaging tra le vene giugulari (IJVs) di sinistra, destra e in entrambe e tra le vene vertebrali (VVs) e la vena azygos. Tutte le modalità d’immagini sono state analizzate in cieco da più di un esaminatore, su cui è stato raggiunto il consenso. La sensibilità e la specificità sono state calcolate utilizzando tabelle di contingenza che indicano la presenza o l’assenza di risultati di anomalie specifiche della vena tra tutte le modalità di imaging utilizzate singolarmente come punto di riferimento.
La sensibilità dell’ECD, come punto di riferimento, per individuare anomalie venose nella CV + IVUS era del 68,4% per la IJV destra e del 90% per la IJV sinistra e del 85,7% per le VVs/vena azygos. La sensibilità tra le due tecniche invasive di imaging, utilizzate come benchmark, variava dal 72,7% per la IJV destra al 90% per la vena azygos, ma l’IVUS mostrava un più alto tasso di anomalie venose rispetto alla CV.
Al termine dello studio, secondo l’autore, questo studio pilota con una dimensione limitata del campione, dimostra che entrambi gli approcci di diagnostica per immagini invasiva dovrebbero essere raccomandati per descrivere una serie di anomalie venose extracraniche indicative di CCSVI. Inoltre, i risultati delle due tecniche invasive hanno confermato l’esistenza di gravi anomalie venose extracraniche che riducono sensibilmente il normale deflusso di sangue dal cervello.
Fonte: http://www.isnvdconference.org/images/ISNVD_Course_Book_2014.pdf