Società

Mauro Artibani: La domanda comanda, verso il capitalismo dei consumatori. Ben oltre la crisi

thumbLibro: LA DOMANDA COMANDA, VERSO IL CAPITALISMO DEI CONSUMATORI. BEN OLTRE LA CRISI

Aliberti Editore 2013

http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=la-domanda-comanda-verso-il-capitalismo-dei-consumatori-ben-oltre-la-crisi

 

Recensione

 

Mauro Artibani ce l’ha con i sociologi quando in copertina espone un post it: “il consumatore un imbelle? Pure però un agente economico!”

Poi, con malcelato orgoglio si ricompone e con un pizzico di ironia li ringrazia: “A quei cultori della cultura, elaborata nei ricetti della Sociologia, che dileggiano il consumatore come infingardo e perdigiorno, mancando di esplorare le praterie dell’economia dove proprio quell’insipiente sostiene le virtù di tutti..

Il  libro bruca quelle praterie, rimedia alla disattenzione.

Grazie.”

Dice loro le cose che non t’aspetti.

Individua gli eccessi e i decessi che hanno prodotto la crisi.

Si scaglia contro gli economisti ammiccando alla deflazione,  tessendone le lodi, perché rimette in equilibrio il meccanismo produttivo.

Maledice il debito perché falsa i conti e la reflazione perché trucca il gioco.

Scrive il Manifesto per la Crescita e ne svela pure la formula: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, nella “Libero Mercato S.p.A.”, con la spesa, remunera.”

Essipperchè, dentro quella allegra società si scorgono  squilibri da raddrizzare, ruoli da onorare, risorse da impiegare, azioni da retribuire.

Scopre che hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare.

Poi  d’imperio afferma: La domanda comanda!

Infine propone il new “new deal”: Il Capitalismo dei Consumatori.

Dopo averne dette a tutti, di tutti i colori propone con voce stentorea  un finale col botto:PROFESSIONALCONSUMER CORPORATION

“Facciamo quattro conti: meccanismo produttivo a fine corsa, satura la produzione di valore; non genera ricchezza, depreda risorse, inquina.

Ha subito processi di “finanziarizzazione”, funziona con il debito.

I consumatori afflitti da redditi insufficienti, debiti fuori controllo, crediti inattingibili per agire il quotidiano lavoro di consumo costretti alla pausa caffè. All’ozio.

Mi dolgo di aver svilito così il valore delle merci con la supponenza di potermi sottrarre all’obbligo dell’acquisto, di non aver consumato, di non aver fatto riprodurre, di non aver prestato orecchio ai consigli per gli acquisti e non aver visto il valore visto previsto dal marketing.

Tant’è: questa crisi mi ha messo in crisi.

Ma che crisi d’Egitto!

Tu voi essi, tutti; pur io, araba fenice, da quelle ceneri potremo trovar gran vanto.

Sconsacrati paradigmi sgangherati, sgomberati quei precetti inusitati che hanno falsato i fatti: aria nuova.

Con questo nuovo fare avrà da fare i conti quel libero mercato. Liberato così, da trucchi e coperture ideologiche, potrà tornare efficiente, fare di nuovo prezzo.

Approposito dei produttori, sempre loro, quelli dell’eccesso: altro che forza, dipendono dai nostri umori acquirenti, dalle nostre idiosincrasie; dipendono dalla nostra attenzione nel conoscere i loro prodotti.

Dipendono per venderli dall’impiego del nostro tempo; dipendono dai nostri denari spesi per incassare profitti, per pagare salari e stipendi; dipendono dal nostro consumare l’acquistato per poter nuovamente produrre: dipendenti.

L’ora è giunta, la crisi preme, gagliardi e pimpanti presenteremo il conto a chi ci deve.

Le credenziali ci sono, la forza pure. Non ci resta che strafare, fare impresa e hop: quel braccio di ferro, tra forza e debolezza, dovrà fare prezzo. Giacchecisiamo potremo, anzi dovremo, riacchitare pure la nostra domanda, magari con un occhio all’ambiente.

Noi, tutori altro che tutelati, badanti non più badati.”

Fiuuuuuuu!

Beh, che dire, non ci resta che leggere il resto.

Prosit

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