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Quando i mass media mettono a rischio la giustizia

massmediaI mass media, i mezzi di comunicazione di massa, hanno innegabilmente cambiato la società sotto molti punti di vista.

Questi sono infatti in grado di formare l’opinione pubblica modellandone il sentire, influenzandone le opinioni, regolandone la percezione. Il potenziale dei mass media è massimo, ma spesso questi importanti e potentissimi mezzi di comunicazione non sono diretti ed indirizzati con la responsabilità e la ponderatezza che richiederebbero.

Questo è particolarmente visibile nel rapporto che si istituisce tra mass media e giustizia. Siamo ormai abituati da anni a vedere folle di giornalisti davanti ai tribunali e nei luoghi dei delitti. La televisione a tutti gli orari riporta cronache più o meno parziali di fatti giudiziari. Dai telegiornali ai talkshow nessun programma sembra salvarsi dalla cronaca o dall’opinionismo giudiziario.

I mass media hanno creato un nuovo rapporto tra il cittadino medio e la giustizia, il cittadino è infatti diventato spettatore morboso. Dal canto loro però televisioni e giornali alimentano questa sua morbosità.

Tutti vogliono dire la loro, tutti si sentono degli esperti di criminologia o di diritto.

Questo sicuramente non fa bene al regolare svolgersi dei processi, inoltre spesso i mass media riportano poche informazioni, abbastanza parziali o superficiali e questo può condurre a non pochi fraintendimenti. Dobbiamo però tener conto delle proporzioni di questi fraintendimenti: la cassa di risonanza dei mass media è infatti molto grande, così come la potenza dei suoi messaggi. Spesso una cosa non detta, un particolare privilegiato rispetto ad un altro, una dato tecnico frainteso sono in grado di generare fraintendimenti e radicare negli spettatori convinzioni che possono essere fortemente quanto ingiustamente diffamatorie nei confronti di qualcuno. Vi sono esempi illustri come le ultime notizie su Francesco Corallo o le indiscrezioni sul caso Gattuso se si vuole passare al calcio puntualmente smentite. Le proporzioni del danno possono diventare tali al punto che la Corte Italiana a volte debba pronunciarsi per dissuadere gli organi di stampa dal continuare a pubblicare indiscrezioni senza il supporto dei fatti.

Questo problema assume una portata importante quanto potenzialmente inquietante qualora si parli di processi penali. Ricordiamo che infatti nel nostro paese è garantita dalla Costituzione la presunzione di innocenza, nell’articolo 27, comma 2 della nostra Carta Costituzionale possiamo infatti leggere «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Questo significa che finché non sia stata emessa una sentenza non può esservi una presunzione di colpevolezza di un imputato. Ma come sappiamo questo non avviene quasi mai. In un processo penale appena si trova un indiziato vige la regola “sbatti il mostro in prima pagina“. Gli si da un nome, un cognome, si scava in tutta la sua vita per cercarne elementi piuttosto normali, gonfiarli, farli sembrare inquietanti prove della sua perversa colpevolezza.

In questo paese prima delle aule dei tribunali i processi si fanno in televisione, nelle sale dei talk show pomeridiani. Si alimenta la perversità dello spettatore si costruisce una storia quantomeno plausibile, non importano dettagli o riscontri, e si ripete, a tutte le ore. In televisione si insinua, e nello stesso tempo assieme alla morbosità dello spettatore-cittadino si accresce anche la sua paura e con essa il bisogno di un male individuabile, definito, con il bisogno di un colpevole.

Ricordiamo che il nostro codice penale 533 c.p.p., così come modificato dalla l. n. 46/2006 al comma 1 recita: «il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio». Tuttavia spesso le sentenze di colpevolezza vengono emesse nonostante molti punti non chiari. Crediamo fortemente nell’efficienza della magistratura e nella sua imparzialità, ma ci chiediamo anche se tutto il polverone mediatico, le pressioni dell’opinione pubblica, la paura e l’odio generale non possano in qualche modo, indirettamente influenzarne non tanto il giudizio ma la modalità della sentenza. Trovare il colpevole velocemente è importante, ma non a tutti i costi. A volte forse bisognerebbe prendersi del tempo, continuare le indagini, sciogliere quei ragionevoli dubbi che restano.

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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