Scienze e Tecnologia

Anlac: incontro positivo con manager Hycole

Confronto con Dr Fabien
Confronto con Dr Fabien

Si è tenuto a Matera l’ incontro con Fabien Coisne, general manager dell’ Hycole, centro di selezione da sempre all’ avanguardia in Europa nella genetica cunicola,  gli allevatori e i tecnici del centro sud per fare il punto sullo stato dell’ arte della ricerca nel settore.

Un incontro formativo che si è trasformato anche in specifici accordi commerciali. Saverio De  Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, giudica così l’ incontro con il general manager, Fabien Cosine. Secondo De Bonis il confronto è stato molto utile perché ci si sta muovendo verso una maggiore consapevolezza da parte degli allevatori dell’ importanza della produttività derivante dal fattore genetico.

Il gruppo Hycole, grazie alle performance produttive e sanitarie dei suoi animali – rileva il presidente dell’ Anlac – erode sempre più quote di mercato in Francia rispetto ai suoi concorrenti storici. Infatti – prosegue  – la rusticità di questa genetica si traduce in minori costi sanitari complessivi, l’ indice di conversione è tra i migliori e anche la resa al macello.

Questi aspetti, per l’ allevatore, oggi che i margini sono risicati sono molto importanti “per poter rilanciare gli investimenti nel quarto settore della zootecnia nazionale specie adesso che il Parlamento ha impegnato nuovamente e in maniera più stringente il Governo ad attivarsi per il rilancio del comparto“, ha sottolineato il presidente dell’ Associazione Anlac.

L’ Italia purtroppo – aggiunge – su questo versante sconta un deficit per gli scarsi investimenti in ricerca, che pongono così la genetica italiana a livelli più bassi e meno performanti rispetto ai partner europei. “Del resto al Sud, dove il consumo di carne cunicola è molto elevato e la produzione scarsa, non ci sono altri gruppi di selezione in grado di offrire servizi all’ altezza dei fabbisogni dei nostri allevatori”, fa notare De Bonis.

Occorre dunque incentivare maggiormente la competitività di chi produce, anche se i piani di settore dell’ Italia sono miseramente falliti. Un modo questo di fare all’ Italiana – conclude – che peggiora non solo la competitività del nostro sistema ma anche la fiducia nelle istituzioni.


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