Ante Pavelic: nascosto in Vaticano. Scoop storico
Ante Pavelic, uomo politico croato, fondatore del movimento nazionalista degli Ustascia e Poglavnik dell’autoproclamato “Stato indipendente di Croazia“ , durante la Seconda Guerra Mondiale si schiera notoriamente con Adolf Hitler e Benito Mussolini.
Con la sconfitta dell’Asse però deve abbandonare la sua Croazia. Secondo quanto riportato da Italintermedia prima di andare in Sud America si sarebbe rifugiato in Vaticano. A scovare le prove storiche sarebbe lo “Jutranij List” di Zagabria sulla scorta di nuove prove.
A tal riguardo è doveroso ricordare che tra la dittatura di Pavelic ed il Vaticano c’è stato sempre un certo rapporto. Si legge su prima parte del libro Ratlines, scritto dai giornalisti Mark Aarons e John Loftus
“Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa 150.000 persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -è un fatto documentato- fu offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per divenire cattolici” (92). “Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti cattolici sotto l’attento controllo di unità di polizia ustascia armate fino ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poiché i contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti da quelle stesse unità nelle zone limitrofe” (106). A dirigere le conversioni forzate era padre Draganovic (106).
Adesso però ci sono prove riportate da Italintermedia che dimostrerebbero l’impegno del Vaticano nel sostegno alla fuga di Pavelic
Esisterebbe un documento della Cia americana il cui contenuto redatto l’8 novembre del 1947 con contenuti poco noti. Il personale delle “operazioni mediterranee” della US Army spiegherebbe che americani e inglesi nell’estate di quell’anno avevano in programma la cattura di Pavelic , ma questo piano non si poté attuarea causa dell’intromissione della santa Sede: il 6 maggio del 1945 Pavelic era ancora a Zagabria ma da là riuscì a fuggire in Austria , che in quel momento era zona di occupazione statunitense e poi con falsi documenti falsi peruviani , sotto il nome di Don Pedro Goner e vestito da sacerdote, si trasferì in Italia e raggiunse Roma, dove come riferisce una spia interna alle gerarchie ecclesiastiche venne accolto in Vaticano , che era allora la sede del Papa Pio XII , ex nunzio nella Germania nazista.
A Roma Pavelic venne aiutato da un sacerdote vero, Krunoslav Draganovic e di un gruppo di sacerdoti e monaci di origine croata dell’Istituto di San Girolamo , dove sarebbe stato nascosto fino al momento in cui venne messo in grado raggiungere una posizione più sicura in sud America.
Il 12 febbraio 1947 l’ agente speciale Robert Clayton Mood del servizio dj controspionaggio del servizio degli Stati Uniti scrive che Pavelic scelse di raggiungere un paese governato dauna giunta militare, ovvero Argentina , Paraguay o Brasile , ed in preprazione di questo incontrò una serie di croati che vivevano a Roma da religiosi oppure da rifugiati. Nell’istituto San Girolamo in quei mesi sarebbero passati personaggi come l’ex comandante dell’aviazione croata Vladimir Kren , il vice Ministro degli Affari esteri Vjekoslav Vrancic ed anche il serbo Djordje Peric , ministro della propaganda del governo fantoccio di Milan Nedic.
L’agente Mood nei suoi rapporti avvertiva che si stavano preparando le operazioni per il trasferimento Pavelic , poco dopo il capo degli “ustasha” sarebbe scomparso dal convento ma intanto i servizi segreti degli Stati Uniti avevano dato il via alle ricerche della sua nuova localizzazione.
Il compito di guidarle venne assunto dal colonnello G.F. Blund , che arrivò Roma l’ 11 agosto nel 1947 e dopo contatti coni agenti americani e britannici scrisse nella sua prima relazione che “tutti i dati ” indicano che Pavelic si fosse rifugiato Vaticano “. Blund propose anche un arresto con un’operazione congiunta ma aggiunse che i diplomatici britannici stavano cercando di ” manipolare le cose” per far eseguire l’azione solo dalle forze statunitensi, vista la delicatezza dell’intervento e le implicazioni di un’incursione i territorio vaticano.Blund discusse a lungo la cosa con il suo omologo britannico Bendal e giunse all’ideazione di un secondo piano che prevedeva la stretta sorveglianza dell’itituto San Girolamo da parte di entrambi i servizi in attesa del momento in cui Pavelic avessse lasciato l’edificio. Anche una squadra della polizia italiana avrebbe preso parte all’azione finale , concepita tutta per evitare un incidente diplomatico.
A quel punto inglesi e americani informarono le autorità italiane che avevano individuato il criminale di guerra Ante Pavelic e che la questione sarebbe stata risolta di lì a breve . Un rapporto di quei giorni sostiene che nel luglio Pavelic sarebbe stato visto camminare in una strada di Roma al di fuori del territorio vaticano, portava i capelli molto corti e indossava un saio da monaco, l’11 di agosto i responsabili inglese e americano dell’operazione di incontrarono nuovamente per fissare i dettagli del’intervento ma poi, stranamente, per tre mesi tutto si bloccò.
L’agente Mood nel suo rapporto adombra il fatto che i britannici di colpo erano tornati riluttanti e fu proprio in qella rfase che Pavelic riuscì a lasciare il Vaticano per raggiungere Genova e imbarcarsi su una nave diretta a Buenos Aires. Nel frattempo anche la famiglia del “poglavnik” aveva trovato riparo in Italia, la spia americana scrive che probabilmente si era rifugiata a Firenze.