EMBARGO ORE 21-Mons.Nosiglia_Veglia con i lavoratori
EMBARGO ORE 21
OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO CESARE NOSIGLIA PER LA VEGLIA DI PREGHIERA PER IL 1 MAGGIO
FESTA DEI LAVORATORI
(martedì 29 aprile alle ore 21 presso la Parrocchia di Gesù Operaio di
Torino (via Ternengo, angolo via Tollegno)
L’episodio di Emmaus che abbiamo meditato è al centro della nostra
Veglia di preghiera e ci indica almeno tre obiettivi fondamentali che
possono offrire una risposta efficace anche nel campo del lavoro.
1. Gesu’ si avvicina e si fa compagno di cammino di due discepoli
tristi, sfiduciati e senza più speranza perché il loro punto di
riferimento che era Gesù stesso è stato sconfitto, è morto e tutto il
grande sogno che aveva alimentato nel loro cuore è svanito per sempre.
Questo farsi vicino del Signore e interessarsi del loro dramma,
accompagnandoli a ritrovare fiducia e speranza in se stessi e nel
futuro, è un atteggiamento oggi particolarmente necessario di fronte
alle difficoltà e gravissime situazioni in cui si trovano tanti
lavoratori, sia imprenditori che professionisti e operai.
Accanto ai necessari impegni politici, finanziari ed economici che
vanno messi in campo per affrontare e superare la crisi in atto, c’è
e non può non esserci quel dovere solidale di accompagnare chi ne è
succube con l’ascolto, il dialogo e la ricerca insieme di vie di
soluzione che esigono però la necessità di superare chiusure o
scoraggiamenti che ne ostacolano le concrete possibilità di azione e
di riuscita. Diventa allora decisivo che insieme ai Servizi per il
Lavoro, presenti in molte parrocchie della Diocesi e al Centro di
Orientamento al Lavoro diocesano la comunità cristiana si impegni per
la promozione di una nuova cultura del lavoro e compia nuove modalità
per accompagnare le persone nel trovare uno sbocco occupazionale, con
lo stile di Gesù che nel Vangelo si fa “compagno di viaggio” dei due
discepoli. Mi auguro che anche nelle Unità Pastorali di questo
territorio si possa avviare questo servizio accompagnati dall’Ufficio
Pastorale Sociale e del Lavoro.
Perché lo sappiamo bene che la mancanza di lavoro o la sua contrazione
rischia di portare nell’animo di tanti quel senso d’impotenza che
distrugge la dignità della persona avvivando a svalutare ciò che di
buono sta facendo e le forze interiori di cui è in possesso. E’ dunque
necessario che i Servizi per il Lavoro nelle nostre comunità
parrocchiali siano composti da persone qualificate per accompagnare
chi si trova in difficoltà, per far ritrovare in se stesso le
motivazioni e gli stimoli per uscire da un tunnel che molte volte
sembra eterno e senza uscita.
Inoltre, come comunità cristiana è importante che tutti siano messi
in grado o disposti a mettersi in gioco in prima persona se non
vogliamo perpetuare una specie di welfare alla rovescia, cioè un
assistenzialismo che alla fine lascia tutto come era e compie solo
un’operazione estetica estranea alla realtà che le persone vivono e
soffrono ogni giorno.
2. Giunti al villaggio Gesù si ferma a cena insieme ai due
viandanti e compie il gesto che i discepoli riconoscono: lo spezzare
del pane. E’ un gesto e non sono parole che significa “condivisione”.
Gesu’ condivide la sua stessa vita, il suo amore, il suo pane
nell’Eucaristia. Egli si mostra così in tutto simile a noi sue
creature, eccetto il peccato. Credo che su questo verbo-atteggiamento
si fonda gran parte dell’esperienza che ha caratterizzato anche il
mondo del lavoro. Oggi però le cose sono radicalmente cambiate.
Prevale, infatti, l’individualismo rivolto alla propria categoria,
dove le altre categorie di lavoratori o gruppi sono spesso considerati
come antagonisti.
Certamente qui il richiamo all’Eucaristia è forte, anche se per molti
esperiti della Scrittura potrebbe solo essere uno dei gesti usuali che
fa Gesù al di fuori della cena pasquale. Lo spezzare il pane è tipico
del Maestro: egli adopera tale gesto nella moltiplicazione dei pani e
dei pesci e in altre circostanze .
E’ un dato di fatto comunque che quel gesto è come la carta di
identità di Gesù: gli occhi dei discepoli si aprono e lo riconoscono a
partire da quel gesto! Lo spezzare il pane ha molteplici significati:
la mensa della Parola, dell’Eucaristia, della carità, della missione.
Ha la capacità di aprire gli occhi della mente e del cuore a
riconoscere il Signore: l’evento di grazia più efficace anche oggi per
nutrire e rinsaldare la fede. Forse questo ci fa comprendere che sono
i gesti più che le parole ad aprire gli occhi per vedere il Signore.
Il condividere, inoltre, rende vera e credibile anche la fede
professata e annunciata con le parole. L’identità del cristiano che lo
fa riconoscere come tale è appunto questo gesto vissuto come gratuito
dono di sé per gli altri in mille modi e forme (da quello rituale a
quello familiare e sociale).
Ora la condivisione va ricuperata come cultura e gesto profetico
anche nel mondo del lavoro dove la legge di mercato, la competizione
selvaggia dei mercati esteri e una profonda sfiducia negli altri
rischiano di rendere vano ogni sforzo solidale tra chi è coinvolto in
questo campo. Penso alla solidarietà che va mostrata tra chi lavora e
chi ne è privo, operando insieme per il bene di tutti e non solo
della propria parte o solo a difesa del proprio lavoro a scapito di
altri. Penso alla solidale condivisione che nasce da un welfare
rinnovato nei suoi contenuti e finalità, aperto alla comunità quale
suo soggetto portante e decisivo.
Si tratta di un “welfare comunitario”, un sistema capace di suscitare
la responsabilità di tutti a partire dai corpi intermedi della società
secondo il principio di sussidiarietà, a partire dalle imprese, delle
istituzioni, delle famiglie. Questo sistema permette di uscire dal
puro assistenzialismo che lascia le cose come stanno e non ha la
capacità di sostenere lo sviluppo attraverso una corretta e
partecipata azione sociale.
Anche l’imprenditoria giovanile può essere una via da rilanciare con
impegno da parte di tutte le componenti del mondo del lavoro,
un’imprenditoria aperta a mille lavori diversi e non protesa solo al
profitto. In questo ambito mi preme dire che la svalutazione del
lavoro manuale ha reso molto difficoltosa la crescita di una cultura
del lavoro visto come la via più idonea per l’integrale promozione di
ogni persona secondo i talenti di cui è portatrice.
3. Gesù scompare e i due discepoli tornano a Gerusalemme e lì
ricevono la notizia che egli era apparso a Pietro da risorto.
E’ significativo che la testimonianza degli uni si intrecci con quella
degli altri dentro la comunità, il luogo dove si sperimenta la
comunione della stessa fede e dove si professano e si vivono gli
incontri con il risorto (“Io sono con voi ogni giorno…..”) e dove la
verità della propria testimonianza si arricchisce di quella degli
altri e si confronta con quella fondativa degli apostoli fatti garanti
di essa per tutti e per sempre.
Questo fatto mi fa venire in mente una pluralità di aziende e gruppi
di lavoratori che incontro nella visita pastorale e con cui mi
intrattengo. Ne ricavo la testimonianza di tante buone pratiche che
sono come “luci” che illuminano la realtà buia della crisi.
Narrare e far conoscere tali eccellenze anche nel mondo del lavoro è
molto importante non tanto per offrire possibili ricette di come
affrontare i problemi, ma per dare speranza a tanti sfiduciati e soli
nel combattere quanto appare difficile da superare. Il nostro
territorio è ricco di tali realizzazioni che malgrado la crisi ha
ancora un tessuto di imprese e di lavoratori capaci di mostrare che è
possibile puntare a una ripresa anche sul nostro territorio. Parlando
con i rappresentanti del mondo industriale del nostro territorio ho
espresso l’idea di mettere in rete tali realtà positive in modo che
siano conosciute e stimolino altri a seguirne l’esempio.
Mi auguro che l’Agorà del Sociale, il percorso da me promosso durante
questo anno pastorale per stimolare le realtà ecclesiali e quelle
della società civile a riflettere sul futuro del nostro territorio,
ci aiuti anche a raggiungere questo traguardo favorendo una sinergia
fra educazione, lavoro e welfare in una progettualità comune e
collaborativa che permetta ai giovani in particolare di orientarsi
nella scelta della loro futura professione, attraverso una concreta
esperienza di lavoro come apprendistato nelle imprese industriali,
nel commercio e nei servizi, nell’agricoltura, sperimentando anche il
lavoro manuale da rivalutare nella sua positività .
In conclusione cari amici,
un cammino di andata e ritorno: questa è l’esperienza dei discepoli di
Emmaus che ha come punto di partenza e di arrivo la stessa comunità di
Gerusalemme. Dalla comunità i due si allontano tristi e sfiduciati,
alla comunità ritornano gioiosi e forti nella fede.
Questo circuito di vita e di fede insieme rappresenta l’ideale cammino
di ogni comunità e di ogni cristiano nel mondo. Certo è sorprendente
vedere che i protagonisti sono Cristo Risorto, i due discepoli, la
comunità che si incontrano su un terreno comune di esperienza umana e
spirituale nutrita dalla Parola e dall’amicizia, dai segni pasquali
vissuti insieme e dalla testimonianza reciproca .
La catechesi di Luca riguarda veramente ogni discepolo e ogni comunità
e rende manifesta per tutti la volontà di Gesù di stare con i suoi e
di aiutarli mediante la Parola di Dio e la condivisione del Pane
spezzato ad aprire gli occhi per vederlo, riconoscerlo e raccontarlo
poi con gioia a tutti
In questo 1 Maggio in cui si festeggia il mondo del lavoro pur in
mezzo a una situazione pesante e difficile per molti, questo
messaggio del Vangelo risuoni forte nei nostri cuori, aiuti le nostre
comunità a uscire da se stesse e a mettersi in cammino con chiunque
sta soffrendo la crisi e combatte ogni giorno per ridare speranza al
suo domani. Se crediamo veramente che Gesù cammina con noi, non
siamo soli e sappiamo di poter contare sulla sua tenerezza che ci
fa ardere il cuore e apre i nostri occhi impediti di riconoscerlo
nei fratelli che soffrono per annunciare con la nostra solidarietà il
suo amore di Salvatore provvidente e amico .
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
EMBARGO ORE 21